Buon anno! Così
oggi possiamo salutarci noi cristiani, all’inizio di un nuovo anno liturgico.
Buon anno
significa l’augurio di una nuova opportunità, di una nuova occasione. Ci è dato
ancora del tempo: un anno.
E per noi cristiani
questo tempo non è semplicemente monotona ripetizione di abitudini, tradizioni,
ordinarietà…
Ma è piuttosto un
dono prezioso, un’occasione di novità.
Per noi il tempo
non è semplicemente ‘cronos’ (un susseguirsi di giorni), ma è soprattutto ‘kairos’
(dono di grazia).
Ecco perché
l’apostolo Paolo nella 2a lettura ci invita a essere “consapevoli del momento”, del tempo, dell’oggi. E il motivo di
tutto ciò è chiaro: “la nostra salvezza
(Gesù) è più vicina di quando diventammo credenti”. Ecco perché il tempo è dono di grazia: perché
Lui, il Signore del tempo, è venuto a viverlo con noi. E’ venuto, nato, morto e
risorto. Verrà alla fine dei tempi. Vivo per sempre, viene oggi in ogni giorno
e in ogni ora.
L’Avvento che
oggi iniziamo dunque non è solo preparazione al Natale (al ricordo della sua
prima venuta) bensì invito a prepararci alla venuta definitiva imparando a
riconoscerlo e accoglierlo giorno dopo giorno.
Ecco perché il
vangelo richiama a tutti noi la necessità di vegliare, cioè di stare svegli.
Già Paolo ci ha detto: “è ormai tempo di svegliarci
dal sonno”.
Per molti versi,
il tempo attuale potrebbe essere definito come quello della Bella
addormentata: si aspetta un principe … che forse non verrà mai. Invece del
principe, potrebbe anche arrivare un despota.
Vegliare è
innanzitutto non cadere in una vita superficiale (come al tempi di Noè… dove non si accorsero di nulla…): è il
rischio di una normalità di vita che diventa ‘anestesia totale’ fino ad
annullare e spegnere ogni slancio dello
Spirito.
Rischio che
degenera poi in tiepidezza: l’amore si raffredda proprio a causa
dell’appiattimento della vita al solo aspetto materiale e a causa dell’impatto
con le prove, le fatiche, la lotta contro il male che dilaga. Si cade così nella
superficialità e nell’indifferenza. E’ la grande tentazione. E’ il pericolo
serio: che si passi il tempo a nostra disposizione, quello dell’esistenza,
senza accorgerci degli altri, di chi soffre, di chi è solo, di chi ha fame, di
chi è esule, di chi piange… e senza deciderci davvero per qualcosa di grande,
senza deciderci a dare spazio a Gesù, alla sua Parola di verità, al suo amore. Vegliate dunque. Uno stare svegli che ci
deve portare a ‘rivestire’ la nostra vita di atteggiamenti nuovi. Paolo ci
invita a “indossare le armi della luce”;
poi specifica: “Rivestitevi di Cristo”:
lui è la luce e di lui (del suo pensiero, del suo modo di giudicare e di agire)
dobbiamo rivestirci. E’ quell’abito battesimale che occorre tirar fuori
dall’armadio del nostro ripostiglio interiore, per vivere in pienezza il nostro
Battesimo.
Così “andiamo con gioia incontro al Signore”.
Lui il venuto, viene e verrà. Viviamo allora questo tempo, come ci suggerisce
Isaia, “camminando alla luce del
Signore”. E la luce del Signore è la sua Parola, che ci invita a
trasformare le lance in falci, i cuori di pietra in cuori di carne. Ci invita a
costruire una umanità fraterna, unita, solidale, perché questo è il desiderio
di Dio rivelato in Gesù. Rivestiamoci quindi dei pensieri e della vita stessa
di Cristo.
Il popolo di Dio,
la Chiesa, è sempre chiamato a essere profetico e predicare un tempo di
trasformazione delle armi da guerra in strumenti per coltivare; talvolta
invece, anche tra i credenti, sussiste una tendenza, magari velata, a
incrementare un clima di conflitto e di contrapposizione, a seminare odio e
menzogna, disprezzo e rifiuto verso l’altro.
Sia questa sua
Parola ad accompagnare i passi del nuovo anno perché possiamo tendere a un
sempre maggior radicamento in Cristo e con Lui lavorare per una storia più
umana e cristiana.
Buon Avvento
dunque.