“Siamo carovana di Dio che torna alla casa del Padre”
dice un canto scout. Un’immagine bella di una umanità in cammino verso una
casa, verso un Padre. Un’immagine che esprime bene la festa di oggi.
E’ la moltitudine
immensa di cui parla la prima lettura.
Da questa
immagine lo spunto per alcune riflessioni.
Innazitutto la
santità di cui parliamo oggi è una santità allargata: di tutti e per tutti.
Nessuno escluso. Se uno solo è Dio ed è Padre, se Lui ci ha voluti suoi figli
(come ci ha detto la seconda lettura) perché abitati dal Suo stesso Spirito,
non possiamo che essere tutti attesi da Lui il Santo, non possiamo che
riconoscere nella santità l’orizzonte della nostra vita. Dunque non solo i
cristiani… Ma uomini e donne che la vita non l’hanno tenuta gelosamente per sé,
ma sono stati generativi di una storia nuova, secondo Dio, uomini e donne che
hanno vissuto da figli e fratelli, che hanno generato relazioni profende di
amore, di pace: questi i santi.
Si tratta di uomini
e donne silenziosi, cioè non appariscenti… (oggi c’è questa mania di apparire…).
I santi invece non fanno rumore, non sono super eroiche cercano successo…
Sono piuttosto “i
santi della porta accanto”: uomini e donne, nonni, genitori, amici… sconosciuti,
che in modo silenzioso e nascosto hanno lasciato segni di vita.
Impariamo a
riconoscerli, a ringraziarli, a seguirne l’esempio.
La quotidianità
come spazio per una vita bella, realizzata, cioè santa. Quella quotidianità
fatta di piccole cose, a volte ripetitive, ma vissute con amore rinnovato. Non
dimentichiamo l’importanza di queste piccole cose attraverso le quali Dio si
rivela e santifica la nostra vita:
Ricordiamo
come Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari. Il
piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa. Il piccolo
particolare che mancava una pecora… Il piccolo particolare della vedova che
offrì le sue due monetine…. La comunità che custodisce i piccoli particolari
dell’amore, dove i membri si prendono cura gli uni degli altri e costituiscono
uno spazio aperto ed evangelizzatore, è luogo della presenza del Risorto che la
va santificando secondo il progetto del Padre.
Piccoli segni
tuttavia intessuti di Vangelo (sia che queste persone l’abbiano conosciuto o
meno…), intessuti di quelle Beatitudini che del vangelo sono il cuore. Sono la
mappa, la strada della santità.
P.Francesco nella
Gaudete ed exultate le commenta e le
concretizza, traducendole in scelte, atteggiamenti quotidiani, da attuarsi con
il coraggio di una vita alternativa, controcorrente (e per questo faticosa a
volte…la fatica della santità che porta a “lavare
le vesti nel sangue dell’Agnello”).
Questo è il
cammino della carovana di Dio…
E per noi
cristiani questo cammino dovrebbe essere più agevole: abbiamo la grazia di
conoscere, di sapere, di aver incontrato il Santo. A volte invece tentenniamo….
Scopriamo invece persone
che pur non conoscendo Cristo vivono come lui e realizzano la Sua Parola che
pure non conoscono. Questo da una parte conferma che la santità è per tutti,
nessuno escluso. Nel contempo tuttavia ci sprona a dare un colpo d’ala alla
nostra vita, a dare respiro al nostro vivere per saper tendere a quella santità
che rende la vita feconda, generativa, capace di portare dentro le relazioni
quotidiane e dentro la storia del nostro tempo tutta la freschezza e bellezza
del vangelo.
La festa di oggi
non si riduca allora a un momento di velata rassegnazione (loro sì, ma io cosa
vuoi che faccia…) o a un momento di isolata nostalgia nel ricordo di chi è già
oltre, di chi ci sta davanti (i nostri defunti), ma riaccenda in noi la
consapevolezza che ciascuno, io per primo posso vivvere la santità, perché Dio
mi abita, mi da forza, mi ha reso figlio suo e la mia vita ha un orizzonte di
infinito: Dio stesso il Santo. Dunque non crescere nella santità è fallire la
vita, è sciuparla fino a restituirla infeconda.
Noi siamo figli
di Dio: mossi da questa certezza viviamo da figli che ascoltano la voce del
Padre, la sua Parola, come ha fatto la tutta santa, Maria, così da rendere la
nostra vita capace di generare, di dare carne a quella stessa Parola attraverso
le nostre scelte quotidiane.
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