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sabato 25 maggio 2019

VI domenica di Pasqua - C


Che cosa è essenziale per la nostra vita cristiana?
Questa è la domanda che la Parola vuole risvegliare in noi. 
Il rischio è, nella nostra vita di cristiani e nelle nostre comunità, di mettere al primo posto aspetti, anche pur giusti a volte, ma di fatto secondari; ad esempio: la scrupolosa osservanza di regole e norme, il ripetersi abituale e annoiato di tradizioni e usanze, oppure la ricerca esasperata di novità, di strategie per conquistare la gente…
E’ di questo che oggi c’è bisogno? La Parola sempre dire: no. 
Sia nella 1° che nella 2° lettura ritorna un “non c’è più bisogno di…”. Negli Atti, gli apostoli arrivano a comprendere che  per essere cristiani non c’è più bisogno di rimanere legati ad alcune tradizioni giudaiche costringendo anche i pagani a sottoporsi ad esse e decidono, guidati dallo Spirito, di rompere con quelle tradizioni. Nell’Apocalisse invece, Giovanni, descrivendo la nuova comunità del popolo di Dio afferma addirittura che essa non ha bisogno né del tempio né della luce del sole: “non ha bisogno della luce del sole… non vidi alcun tempio…”
La Parola dunque è invito, a cercare l’essenziale.
In questo 'discorso di addio' che il vangelo ci propone, Gesù dice chiaramente in cosa consiste questo essenziale. “Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e noi prenderemo dimora presso di lui”.  Tre passi: amare, ascoltare, dimorare.
Tre passi rivolti verso una sola persona: Gesù che è Parola e Spirito. Lui è l’essenziale. Su di Lui siamo chiamati a rifondare la nostra vita.
Tutto inizia e nasce dall’amore: “Se uno mi ama…”. E’ questo il primo passo che ci è chiesto. Amare Gesù e lasciarci amare da Lui. Dall’amore segue tutto.
Se lo amiamo allora ascolteremo la Sua Parola: ecco il secondo passo. Un po’ tutto il contrario di ciò che a volte pensiamo quando affermiamo che solo osservando le leggi di Gesù un po’ alla volta si può riuscire ad amarlo….
Gesù dice il contrario “Se uno mi ama osserverà la mia Parola”. L’ascolto, l’osservanza della Parola deve nascere dall’amore. Infatti aggiunge: “Chi non mi ama non osserva le mie parole”: non riesce, non ce la fa. Solo chi ama ascolta; e non per dovere. Ascolta per amore. Seguire la Parola di Gesù per dovere, in nome della legge o di una tradizione, senza gioia e amore, va contro Dio stesso: Lui non vuole questo. Dio non vuole dei perfetti o scrupolosi osservanti, vuole degli innamorati. Perché chi ama ascolta e così accoglie, si fida.
Ecco allora il terzo passo: il dimorare. La Presenza in noi dell’Amore del Dio Trinità. “Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e noi prenderemo dimora presso di lui”
L’amore per Gesù chiede l’ascolto della Parola che accolta pone in noi la sua dimora. E questo dimorare in noi è opera del suo stesso Spirito, promessa e dono. “Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
“Vado e tornerò a voi”: Spirito e Parola non sono altro che Gesù stesso che ‘torna a noi’ e ci abita, ci ricorda ogni cosa facendo rivivere oggi in noi la Sua Presenza. 
Da questo essere inabitati da Lui, come conseguenza immediata, scaturisce la pace. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Una pace che è presenza vera e duratura di Dio in noi. E’ la pace che ci rende così capaci di vivere con amore tutte le cose che facciamo, di vivere senza paura: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”
Non è forse questo l’essenziale di cui abbiamo assoluto bisogno? Gesù, amato, ascoltato diventa Presenza in noi del Padre che con il fuoco del suo Spirito ci guida, e guida ancora oggi, come allora, la chiesa tutta, affinché possiamo essere i testimoni del Suo Amore: i diffusori di quella pace vera che tanti invano cercano; i costruttori di una fraternità senza confini, di una chiesa dalla porte aperte (2 lett.) che splenda di una bellezza frutto non di oro e di argento bensì di una Presenza che la avvolge, di un Dio che in Gesù, Parola e Spirito, vuole essere tutto in tutti.

sabato 18 maggio 2019

V domenica del Tempo pasquale - C


"Ecco, Io faccio nuove tutte le cose!". Questa bella notizia, annunciata dal libro dell’Apocalisse,  non è una delle tante promesse elettorali, politiche... E' ciò che già si è attuato e continua ancora oggi a compiersi. E' la Pasqua di Gesù: perenne sorgente di novità offerta oggi a noi. Una novità che si compie attraverso una Presenza: "abiterà con loro". Si tratta di una Presenza d'Amore: "asciugherà ogni loro lacrima, non vi sarà più la morte, né lutto né lamento né affanno…".
Parole vere che si compiono per noi nella misura in cui accogliamo la Presenza di Gesù, l'uomo nuovo, il risorto, nella nostra vita. Accogliere Gesù apre per ciascuno di noi alla possibilità di una novità radicale di vita. La nostra esistenza potrà diventare capace di produrre frutti nuovi. Primo tra tutti il frutto dell'amore che Gesù ci chiede, ci comanda, di portare. Un invito ad amare vecchio quanto la storia dell’umanità, ma che si presenta come proposta totalmente nuova nelle sue modalità. "Come io vi ho amati". Qui sta la novità: non tanto nell’amore, ma nel ‘come’ attuarlo. “Come io”… E Lui ci ha amati così: il brano di vangelo letto segue al gesto della lavanda dei piedi ("quello che vi ho fatto, fatelo anche voi gli uni agli altri"); precede di poco la morte in croce, dove si manifesta l'ora dell'amore totale fino al dono della vita. Non a caso la pagina di oggi si apre con il riferimento a Giuda e con l'osservazione che "ora il Figlio è glorificato"; cioè solo ora (nell'ora dell'amore supremo dato anche a Giuda e attuato sulla croce)  si manifesta la gloria, cioè la grandezza e la totalità dell'amore del Padre rivelato nel Figlio. La gloria di Dio, la sua manifestazione tra noi non si attua su un palcoscenico, tra applausi e ovazioni, ma nell’amore che si abbassa, accoglie e abbraccia anche il nemico. Questo amore deve diventare sempre più il segno (l'unico segno) di riconoscimento per coloro che si dicono suoi discepoli "da questo vi riconosceranno se vi amate gli uni gli altri". Anche noi dunque troveremo la nostra “gloria”, la nostra piena manifestazione non nel successo, nella prepotenza, nel potere, ma nella capacità di amare anche noi come Lui, anche nei momenti difficili, anche chi non è amabile.
E questo amore di Gesù non sta solo come modello da imitare, ma anche quale causa, fondamento, che rende capaci di amarci. E’ il Suo Amore che rende possibile il nostro. Perché amare? Perché così fa Dio. E lo fa innanzitutto con te. Riconosciti dunque per quello che sei: frutto dell’amore di Dio.
Siamo dunque chiamati ad accogliere in noi l'Amore di Gesù: accoglierlo dentro la nostra vita fatta di peccato, debolezze, infedeltà. Solo se il Suo Amore è accolto, saremo trasformati e resi capaci di amare come Lui.
E' quanto vediamo nei primi discepoli (1 lettura): l'amore di Gesù li spingeva alla missione, all'amare come lui pur in mezzo alle tribolazioni. ("L'amore di Cristo mi spinge" dirà Paolo). E in questo loro darsi da fare per diffondere e far crescere comunità cristiane c’è alla fine il riconoscere che chi effettivamente opera non sono tanto loro, ma Dio stesso: “riferirono quello che Dio aveva fatto per mezzo loro”. Quanto è importante questa consapevolezza anche per noi oggi e per le nostre comunità. Non dobbiamo mai dimenticare che non siamo noi a fare nuove le cose, ma solo Lui. Lui che continua ad agire attraverso noi nella misura che ci lasciamo amare e impariamo ad amare “come Lui”.
Questo è ciò di cui oggi c'è particolarmente bisogno. Questa è la vera novità che serve al mondo, la riforma delle riforme... nelle famiglie, nella società, nelle nostre comunità.
Solo l'amore di Cristo, accolto in noi, può fare nuove tutte le cose, il mondo, la storia, ma innanzitutto, prima di tutto, la nostra vita personale. E solo da questo amore vissuto concretamente, ogni giorno, “tutti sapranno che siamo sui discepoli”. Non da altro. Non tanto dalle cose che facciamo, ma da come ci amiamo: “se avete amore gli uni per gli altri… tutti sapranno”. Tutti potranno allora toccare con mano che la Parola del Signore è efficace e fa veramente nuove tutte le cose; che la Sua Presenza d’amore continua oggi in mezzo a noi.

sabato 4 maggio 2019

III domenica di Pasqua - C


Gesù è vivo. Questo annuncio è il cuore della Pasqua che ogni domenica ci ritroviamo a celebrare. Tuttavia permane la possibilità che rimanga un bel annuncio ma lontano, estraneo alla nostra vita quotidiana.
E’ quanto hanno provato anche i primi discepoli: ce ne parla proprio questo episodio, così a noi familiare nel suo svolgersi sul lago, tra reti e pesci… Sul lago loro ci erano tornati dopo la Pasqua ma con il cuore appesantito e la speranza debole. Avevano sentito l’annuncio dalle donne che Gesù è vivo, tuttavia è rimasto un annuncio staccato dalla loro vita, anzi li ha portati a ritornare a casa, al privato, al quello che avevano sempre fatto… “Io vado a pescare… Veniamo anche noi con te…”. Come se tutto fosse finito.
Ma quel Qualcuno che un giorno li aveva chiamati, non si stanca di cercarli e di chiamarli di nuovo a sè. E il racconto evidenzia questo ritorno: dal “non sapevano che fosse Lui” al “E’ il Signore”, fino alla certezza “sapevano bene che era il Signore”. Passo dopo passo arrivano di nuovo a fare esperienza viva di Lui nella loro vita. Avviene un cammino di riscoperta, di passaggio dalla notte all’alba, un continuo ricominciamento…
E’ così anche la nostra fede: crediamo nell’annuncio che Lui è vivo certo, ma abbiamo continuamente bisogno di ricominciare da capo a scoprirlo presente nella nostra vita, accanto noi. Fatiche, scoraggiamenti, possono portarci alla chiusura, al rimpiangere il passato, a vivere come se Lui non ci fosse…
Ma lui è sempre sulle nostre tracce.  E quello che avviene in questo episodio può avvenire anche nella nostra vita.
Fermiamoci in particolare sulle parole che Gesù pronuncia e che hanno aiutato i discepoli a fare esperienza della Sua Presenza. Sei frasi che abbinate in tre coppie ci offrono tre indicazioni importanti.
La prima: “Non avete nulla da mangiare?”… “gettate dalla parte destra e troverete”. Parole che da una parte ci riportano alla nostra pochezza, quasi a dirci: “ma come, con tutto il vostro affannarvi e la vostra pretesa di essere abili pescatori siete a mani vuote?”. Non è una forma di ironia ma il desiderio di aprire loro il cuore a un rinnovata fiducia in Lui e nella sua Parola. Gesù riporta i suoi a recuperare questa fiducia nella Parola che era andata smarrita portandoli a perdere la speranza, l’entusiasmo. Come quella prima volta sul lago: “Sulla tua Parola getterò le reti”.
Poi un secondo intervento: “Portare un po’ del pesce che avete preso”… “Venite e mangiate”. E’ un invito a condividere, a fare comunione. Porta la tua vita a Gesù, ricevi la sua nel pane che ti offre, condividi, entra in comunione con Lui e con tutti. E’ nella comunione che possiamo fare esperienza della sua presenza oggi. Quella comunione che si costruisce attorno alla mensa e che da qui si allarga ad ogni uomo e donna, ad ogni creatura.
Infine l’ultimo intervento, rivolto certo a Pietro, ma che tocca anche oggi tutti noi. “Mi ami tu?” per tre volte accompagnato da un “pasci” e infine “Seguimi”. Una richiesta di amore: questa Gesù rivolge a Pietro, a colui che per tre volte lo aveva rinnegato. Mi ami? Questo mi interessa; non i tuoi sbagli, le tue paure, i tuoi rinnegamenti, ma il tuo amore. E questo amore diffondilo, donalo: pasci, custodisci, ama gli altri.
Oggi Gesù interroga me, tutti noi. E l’argomento dell’interrogazione è ancora una volta quello dell’amore. Non ci chiede se siamo bravi, se abbiamo capito tutto, se facciamo tante belle iniziative, se conosciamo bene la dottrina, no, ci chiede “Mi ami tu?”. E’ questo amore personale e profondo che deve caratterizzare il nostro essere cristiani e da questo amore deve ripartire un cammino: “Seguimi”. Solo chi ama segue; e si segue solo chi si ama veramente.
I discepoli da questo incontro sul lago sono arrivati a riconoscere che Gesù è vivo, a riprendere il cammino con Lui, a seguirlo fino a testimoniarlo e trovando il coraggio di rimanere a lui fedeli nonostante incomprensione e percosse: la prima lettura ci presenta questo cambiamento di rotta.
E noi? L’esperienza viva di Gesù, nell’ascolto della sua Parola, nella comunione fraterna e nell’amore per Lui e per i fratelli, doni anche a noi la forza di vivere con Lui e di essere oggi suoi testimoni. Ci renda comunità cristiane capaci di fecondare questa nostra storia e di far crescere in essa il suo Regno, la Sua Presenza.