“Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Questo il motivo che porta Gesù a raccontare questa parabola: i farisei e gli
scribi lo criticano e lo rimproverano perché accetta di stare a tavola con
pubblicani e peccatori. E così il racconto non fa che ritrarre nel figlio più
giovane l’atteggiamento dei pubblicani e dei peccatori e nel figlio maggiore
quello degli scribi e dei farisei, mettendo in luce il vero volto di Dio.
Nei due figli
della parabola siamo descritti tutti noi nel nostro modo – spesso sbagliato -
di metterci in relazione al Padre che rappresenta Dio. Come il primo figlio,
alcuni vedono Dio come un concorrente, uno che ci impedisce di vivere con
libertà e dunque uno da cui fuggire, allontanarsi per essere veramente liberi. Altri
invece, come il secondo figlio, il maggiore, rimangono nella casa, riconoscono
Dio, ma lo reputano unicamente uno da servire, più padrone che padre, uno a cui
si deve rendere conto; vivono così questa relazione con Lui come un dovere da
compiere, anche con qualche lamentela…
Comprendiamo
come, in questo modo di relazionarsi con il padre-Dio, anche la relazione tra i
due figli, che di fatto sono fratelli, viene guastata e diventa
contrapposizione, rifiuto dell’altro, invidia, presunzione di essere migliori…
L’unico che
invece rimane sempre identico è Dio, che nella parabola è rappresentato dal
padre. Un padre il cui atteggiamento verso questi suoi figli è splendido,
commovente, umanamente impensabile. Basta riprendere ciò che fa al ritorno del
primo figlio: “lo vide, ebbe compassione,
gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò…disse portate il vestito,
l’anello, i sandali (gli abiti non dello schiavo, ma del figlio), mangiamo e facciamo festa”. E poi con il
figlio maggiore che si chiude nella sua arroganza e indignazione: “uscì a supplicarlo… tu sei sempre con me e
tutto ciò che è mio è tuo”. Commovente questo amore smisurato del Padre che
ha a cuore unicamente il bene, la felicità dei suoi figli e fa di tutto perché,
da lui amati, accolti, perdonati, essi possano stare insieme in quella casa che
tutti può e vuole accogliere.
Dio è
così, ci dice Gesù con questa parabola.
Non è come
noi lo pensiamo: concorrente alla nostra libertà o padrone da servire quasi per
forza. No. E’ padre che ama, di un amore di misericordia che non ha misura. Un
amore che ha un solo scopo: la nostra felicità e realizzazione; la nostra
capacità di vivere insieme come fratelli.
Ecco allora
ciò che oggi è essenziale per il cammino di tutti noi: che riscopriamo il vero
volto di Dio per ricostruire con lui e tra noi una relazione nuova, fondata
sulla misericordia che è amore che accoglie e perdona.
Per andare
avanti occorre tornare…non indietro, ma tra le braccia del Padre. Tornare a
Dio. “Lasciatevi riconciliare con Dio. Lui ci ha riconciliati con sé mediante
Cristo”. Solo così “le cose vecchie
sono passate; ne nascono di nuove” perché “se uno è in Cristo è una creatura nuova”. Ecco la novità, il
cambiamento atteso: matura solo nel tornare al Padre, a quel Padre che Cristo
ci annuncia e ci rivela.
Occorre
che torniamo tutti – vicini o lontani, figli prodighi o fratelli maggiori – a
metterci sotto lo sguardo del Padre, lo sguardo della sua misericordia, per
tornare così ad essere e a vivere da figli e da veri fratelli tra noi. E’ “l’uomo nuovo” di cui abbiamo bisogno per
vivere relazioni nuove.
Occorre
ripartire dalla misericordia. Occorre questo nuovo sguardo che ci aiuta a
vedere gli altri con occhi nuovi. Occorre imparare dal Padre a vedere da
lontano, a correre incontro, ad abbracciare e baciare, a rivestire di dignità,
a gioire e fare festa per ogni fratello e sorella che sono parte della grande
casa del mondo.
Occorre
una chiesa, una comunità cristiana, che diventi capace di generare misericordia.
“A noi Dio ha affidato il ministero della
riconciliazione”. Questo è il servizio che la chiesa deve offrire. Rivelare
il vero volto di Dio misericordioso, padre che tutti ama e accoglie; attraverso
una vita che sia trasparenza di Lui, sia attuazione di gesti e di scelte di misericordia,
che aiutino tutti a sentirsi accolti, partecipi dello stesso amore, chiamati a
stare nell’unica casa che è il mondo, come fratelli che si riconoscono amati e
perdonati da Colui che desidera solo il nostro vero bene.
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