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sabato 9 dicembre 2017

Seconda domenica di Avvento



Siamo all’inizio del vangelo di Marco, che ci accompagnerà in questo nuovo anno liturgico; ma questa parola “inizio” ha una risonanza più forte e sta ad indicare, non tanto l’inizio di un libro, ma l’incominciare di una realtà nuova.
Siamo dinanzi a un “principio”, a un ricominciamento, a un fiorire di novità dentro questa nostra storia.
E’ l’inizio di una “Buona notizia” che come seme e lievito si espande dentro la vita dell’uomo di ieri e di oggi, perché questa buona notizia altro non è che Gesù, uomo e figlio di Dio, Messia atteso, Dio con noi. “Inizio del vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio”.
Questa la buona, bella e vera notizia; non si tratta di ‘fake news’, che come virus di menzogna attraversano il mondo delle comunicazioni contemporanee. E’ notizia vera, reale che ha un volto: Dio ci ha messo la faccia in Gesù il figlio amato.
Dio dunque ha un volto e questo volto è quello di Gesù; con Lui Dio è con noi, vive dentro la nostra storia e la nostra umanità è la sua casa.
La sua presenza ha un solo scopo: salvezza. “Non vuole che alcuno si perda” scrive Pietro nella seconda lettura.
Con Lui ogni cosa è chiamata a rifiorire, per tutti sono possibili nuovi inizi, insieme a Lui tutti possiamo riconoscerci in verità figli di Dio.
“Consolate, consolate il mio popolo… il Signore Dio viene”, annuncia il profeta: è qui dentro questa nostra umanità.
E’ pieno il mondo della novità di Dio. Occorre saperla riconoscere. Sono pieni i cuori delle persone; di tutte le persone, di ogni religione e cultura: occorre imparare a prestare attenzione. Novità che si nasconde come seme, novità che non ha bisogno di tanto clamore.
Giovanni il Battista, profeta essenziale e lucido, sa vedere e riconoscere questa presenza nascosta. Per questo con urgenza e forza grida, annuncia: “preparate la strada”, preparate la vita ad accogliere Colui che porta novità, a Colui che dona lo Spirito stesso di Dio, sì perché Lui ci “immergerà in Spirito Santo”, nella vita d’amore che è la vita di Dio stesso.
Come si può tacere tutto ciò?
Come non far risuonare questa bella notizia?
Già il profeta Isaia non stava più nella pelle: “parlate, gridate, alza la tua voce con forza tu che annunci liete notizie, alza la voce, non temere, annuncia…” Quanta insistenza, quanta urgenza in questi appelli che hanno attraversato la storia.
Invito che oggi giunge alle nostre orecchie, al nostro cuore così da sentirci tutti coinvolti: e non solo a preparare la via alla presenza del Signore ma anche a diventare via per lui.
Messaggeri di buone notizie in un mondo invaso da notizie fasulle, messaggeri di speranza in una realtà cupa e avvolta da crescente pessimismo, annunciatori di una Parola che ha la forza di trasformare la vita e la storia.
Capaci di parole e gesti che abbassano montagne e colmano vuoti, di parole e gesti che aprono nuovi cammini, generano nuove relazioni.
“Viene dopo di me Colui che è più forte di me”: Lui annunciamo, il più forte nell’amore e non certo nella violenza; Lui che con la sua vita, le sue parole e i suoi gesti, ci ha manifestato la forza rinnovatrice della mitezza, del perdono, della tenerezza, dell’amore che arriva a dare la vita per i propri amici e anche per i nemici. Questo ‘più forte’ è la buona notizia che oggi la chiesa, tutti noi cristiani, siamo chiamati a far risuonare con forza e coraggio.
Non è compito solo di gente selezionata e scelta (oggi ricordiamo i giovani che in Seminario si preparano ad essere profeti della Buona notizia: li sosteniamo e li incoraggiamo con la preghiera). Ma non solo loro. Tutti noi, in ogni ambito della nostra vita, in ogni giorno che passa, siamo chiamati ad annunciare, con parole e opere, la Buona notizia che è Gesù, il Dio con noi.
“Alza la tua voce”: è l’appello che la Parola ci rivolge.
Oggi il mondo ha bisogno di profeti che sanno vedere, annunciare e collaborare nel costruire “i nuovi cieli e una terra nuova” dove abiti ‘il più forte’, il giusto che tutti ama e salva.
Il Natale sia occasione per questo ricominciamento; sia spazio propizio per scambiarci, non vuoti e abituali freddi auguri, ma la Notizia bella, buona e vera che è Gesù e la sua Parola. Diventiamo questa ‘voce che grida’, che incita alla speranza, al coraggio di saper ricominciare sempre di nuovo nonostante tutto e tutti, alla gioia che nasce da gesti di amore distribuito senza calcoli e a piene mani.
Profeti di un Dio che non si stanca mai di nessuno di noi, non si stanca mai di questo mondo, anzi: con noi, qui in questa umanità sta di casa, perché noi siamo i suoi figli amati, sempre e nonostante tutto. Che bella notizia! Che storia diversa può finalmente ricominciare!

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