Andare e venire:
sono lo sfondo che caratterizza le letture di oggi.
Un duplice
movimento: un andare incontro e un venire incontro. E’ il venire del Signore, è
lui la sapienza che viene incontro a noi: “va
in cerca di quelli che son degni di lei… si lascia trovare da quelli che la
cercano… va loro incontro”. “Il Signore discenderà dal cielo” ricorda Paolo
nella seconda lettura. Nel vangelo poi tutta la parabola è una tensione,
un’attesa dell’incontro e della venuta dello sposo (“non sapete né il giorno né l’ora”).
Insieme a questo
venire troviamo un richiamo costante in tutte le letture ad “andare incontro”: un “andare incontro al Signore in alto, e così
saremo sempre con il Signore”, ricorda ancora Paolo. Come la vergini del vangelo che “uscirono incontro allo sposo” e alla
voce che risuona nella notte “Ecco lo
sposo! Andategli incontro!” rispondono, risvegliandosi dal loro torpore, e
muovendosi verso di lui, come chi è alla ricerca, “chi si alza di buon mattino per cercarla… chi veglia a causa sua sarà presto
senza affanni”.
Andare incontro,
venire incontro; la vita cristiana è movimento: è uscire, cercare, andare
incontro a quel Dio che come sposo viene verso di noi, nei modi e nei momenti
più diversi.
La vita cristiana
è continua ricerca di quella sapienza che, non è teoria o dottrina, bensì una
persona che affascina, che sazia la nostra sete: “Ha sete di te Signore l’anima mia”.
Essere cristiani
è essere ricercatori, mai arrivati; è essere persone aperte, pronte a uscire da
sé per andare incontro alla vita, agli altri, alle situazioni, consapevoli che
ovunque e in tutto Dio viene e si manifesta.
C’è purtroppo il
rischio di chiuderci nel nostro guscio, nella nostra sicurezza di sapere già
tutto, di addormentarci avvolti dalla notte.
E’ il pericolo
nel quale si può cadere. E’ la nostra debolezza, saggi o stolti che siamo,
facilmente cediamo al sonno, ci assopiamo vuoi per le delusioni, vuoi per la
stanchezza, vuoi per un vuoto di attesa…
Ma la cosa grave
non è tanto l’addormentarsi; ciò è parte della nostra fragilità. Tutte le ragazze,
nel racconto del vangelo, si addormentano. Ma le sagge hanno con sé l’olio,
sono cariche dentro, piene di luce. Le stolte invece sono spente, vuote. Non
hanno dentro di sé quella carica interiore che, al risveglio, alla voce che
chiama, permette di rispondere con prontezza e in modo adeguato.
Uscendo
dall’immagine: occorre rimanere, pur nella notte e nella fragilità del sonno,
cristiani “carichi” di luce, con il cuore colmo di passione, di desiderio di
amore; abitati dalla Parola che illumina e dallo Spirito che ci rende
ricercatori assetati dello Sposo, di Dio. Questa è la saggezza che ci è
chiesta.
Al contrario,
stoltezza è vivere da cristiani ma spenti, vuoti, senza carica interiore, senza
passione e desiderio, senza accogliere e ascoltare la Parola di luce, più
rassegnati che innamorati! E quando manca l’olio dell’amore, può anche arrivare
lo sposo, ma noi non siamo pronti né a riconoscerlo, né ad accoglierlo.
Le parole del
vangelo sono cariche di tristezza e di serietà: “In verità vi dico: non vi conosco”. Riecheggiano le stesse parole
che Gesù pronuncia la capitolo 7 di Matteo: “Signore
signore, abbiamo fatto di tutto in tuo nome… Non vi ho mai conosciuti.
Allontanatevi da me voi che operate l’iniquità”.
Parole che
risuonano come giudizio, ma che hanno anche lo scopo di risvegliarci da un
torpore spirituale che rischia di chiuderci in noi stessi, nelle nostre false
sicurezze e di impedirci di vivere con sapienza e vigilanza.
Il rischio sta
qui: fallire l’incontro a causa del nostro torpore spirituale, del nostro vuoto
interiore.
“Vegliate”. Vegliare è
tenere acceso in noi una fede vigile, perseverante.
E’ avere con noi
quell’olio, quella ricchezza di una Parola vissuta e praticata nelle opere buone, che ci rende
luminosi pur nella notte; capaci di cercare, desiderare, riconoscere lo sposo
che viene in mezzo a noi.
Lui viene, non
sappiamo né il giorno né l’ora, ma viene.
Non sappiamo né
il giorno né l’ora perché ogni giorno e ogni ora sono il tempo della sua
venuta.
La sapienza è
l’arte di vivere il tempo imparando a riconoscere che l’oggi, il presente, è il
momento opportuno, il momento della visita, dell’incontro.
Nell’oggi, carico
di fatiche e di incertezze, avvolto spesso nelle tenebre che assopiscono, in
questo oggi viene, si fa presente il Dio Sposo che ci invita a riconoscerlo, a
incontrarlo.
A noi l’essere
uomini e donne saggi, che sanno vivere l’oggi carichi di desiderio, di
passione, di amore, che si lasciano guidare e illuminare dalla Sua Parola, così
da rimanere luminosi e pronti per riconoscerlo in ogni uomo e donna che
incontriamo nel cammino, in ogni fatto e situazione della vita. Per saperlo
accogliere e per far diventare anche la notte e la tenebra, luogo di luce e di
festa.
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