Siamo
alla chiusura del lungo capitolo 6 di Giovanni, che ci ha accompagnati in
queste domeniche.
L’evangelista
sembra fare un bilancio di quello che Gesù ha detto e di come è stato accolto.
Bilancio
che risulta essere chiaramente fallimentare. Dopo le mormorazioni della folla e
quelle dei Giudei, ecco ora anche la
reazione negativa dei discepoli: “Questa
parola è dura! Chi può ascoltarla?” E continua Giovanni: “i
suoi discepoli mormoravano… e molti tornarono indietro e non andavano più con
Gesù”. Un bel risultato!
Appare
sorprendente la reazione di Gesù: non fa nulla per fermarli, per spiegarsi, per
chiarire: li lascia liberi di andare o restare, di scegliere….
Più
interessante è fermarci per cercare di capire il motivo di questo rifiuto. “Questa parola è dura!”: è la
motivazione che viene espressa.
Ma
cosa significa?
Forse
qualcuno, davanti alle parole ascoltate -“se
non mangiate la mia carne non avrete in voi la vita” - ha giudicato Gesù
pazzo, folle; come è possibile dire certe cose…
Credo
più probabile tuttavia che essi abbiano capito il linguaggio simbolico usato da
parte di Gesù. Abbiano compreso che con quelle espressioni Lui intendeva dire
che la sua vita era dono per tutti, come il pane. Quindi hanno anche intuito che
così doveva essere la vita di chi lo seguiva, del discepolo. Hanno capito
insomma che se volevano seguire Gesù, come lui dovevano farsi dono, dovevano
farsi pane per gli altri. E’ questo che giudicano “duro”, inaccettabile.
Ma
c’è anche una motivazione più profonda: le parole di Gesù risultano loro dure
perché sono parole che rompono. Gesù rompe. Rompe i sicuri equilibri della loro
vita, costringendoli a scegliere, a decidersi per o contro.
Questa
gente si era costruita i suoi equilibri, le sue sicurezze, le sue abitudini, le
sue usanze religiose, le sue tradizioni. Ora è inaccettabile che uno qualsiasi
arrivi, anche se dice di essere Dio, e sposti così improvvisamente tutti quegli
equilibri.
Infatti
è chiaro che se accetti e credi a quello che Gesù dice, cioè: “Io sono il pane della vita, disceso dal
cielo”, tutto il resto, l’altro pane, non è pane vivente. Se è Gesù che dà
la vita, tutto il resto non dà la vita.
I
nostri equilibri umani e mentali saltano completamente davanti a Gesù. Noi
cerchiamo sempre ti tenere buono Dio e l’opposto di Dio in un gioco di
equilibri. Davanti a Gesù questo non è più possibile. Lui fa saltare questi
giochi di equilibrio. “O con me o contro
di me”. Non ci sono alternative. Noi invece vorremmo stare con Lui, ma
conservare anche tutte le nostre sicurezze, certezze umane. “La carne non giova a nulla” ricorda Gesù
ai suoi. “E’ lo Spirito che dà la vita,
“Le parole che vi ho detto sono spirito e vita”. Parole che hanno la forza
di far saltare i nostri equilibri puramente umani, fondati sulla carne e non
sullo Spirito.
Un
esempio lo troviamo nella seconda lettura: Paolo parla del matrimonio e fa
saltare equilibri, evidenziando come la relazione marito-moglie per i cristiani
non si gioca su misure e logiche umane, ma nel vivere una relazione “come Cristo”. Cristo si è fatto
sottomesso e servo; così tra noi. Sottomissione reciproca per dire un amore
vero pronto a farsi dono. Noi parliamo
tanto di uguaglianza, ma poi di fatto le realtà di coppia spesso sono di
nascosta sottomissione-dominio di uno dei due. Paolo invece parla di
sottomissione-reciproca per creare uguaglianza vera nell’amore, “come Cristo”.
E’
un discorso duro, impegnativo. “Questa
parola è dura. Chi può ascoltarla?”. Anche a noi succede a volte di trovare
incomprensibile la parola di Gesù, ma non tanto perché non la si capisce,
quanto perché spiazza i nostri calcoli umani, rompe i nostri equilibri e le
nostre sicurezze.
Da
qui allora la tentazione di andarsene, di allontanarsi da Lui. “Non andavano più con Lui”.
Ancora
oggi Gesù fa appello alla nostra libertà. “Volete
andarvene anche voi?”. Gesù non è a caccia di consensi umani, di successo.
Siete liberi –ci dice-, andate o restate, ma scegliete quello che sentite
dentro.
Tutti
noi cristiani siamo chiamati a scegliere di nuovo, andare o restare.
E’
una scelta che dobbiamo fare con libertà e coraggio. Non serve a nulla restare
senza accogliere e condividere. Non serve a nulla un cristianesimo vissuto su
comodi equilibri, vissuto nel compromesso.
La
sfida di oggi è deciderci di nuovo, da capo, per Gesù, per il vangelo, per la
sua Parola. Cristo o è tutto o è niente. Non ci sono vie di mezzo.
“Oggi sceglietevi
chi servire”
è l’appello di Giosuè nell’assemblea di Sichem. E’ l’appello che risuona oggi
con forza anche per tutti noi.
Ci
viene in aiuto la stupenda risposta di Pietro: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. “Tu solo”,
nessun altro, solo tu puoi darci vita. Che possa essere anche la nostra
consapevole risposta.
Certo
la tua Parola Signore è dura, non facile, chiede coraggio, rompe schemi e
sicurezze, ma è solo questa tua Parola che può donare vita piena. Ogni volta
che apriamo il vangelo è come una boccata di aria fresca dentro l’afa pesante
dei soliti discorsi scontati e ovvi che riempiono le nostre giornate. Nel
Vangelo c’è un vento creatore che ci rigenera, che suscita nuove energie, che
apre cammini, un vento che dà entusiasmo e passione.
Ogni
Parola che viene da Lui resta sempre parola che dà vita.
Dove andare allora? Tornare a Lui e alla Sua Parola
alla fine è l’unica scelta che può aprirci a una vita diversa e bella.
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