Immagini
semplici e chiare per un messaggio forte e bello.
Dio
opera in mezzo a noi, in questa nostra storia. Questo è il Regno di Dio di cui
parla Gesù. E proprio con Gesù, il vivente, che Dio è sempre all’opera accanto
a noi. E già questo è un messaggio bello che ci colma di fiducia e speranza.
Qualcuno
potrebbe obiettare che si tratta solo di parole consolatorie, ma di fatto ben
poco si vede di questo operare di Dio…
Questa
obiezione potrebbe nascere se la nostra fede in Lui vacilla e se vogliamo misurare
il suo modo di agire secondo i nostri schemi, le nostre idee.
Le
due parabole vogliono aiutarci a comprendere meglio proprio il modo di agire di
Dio nella storia. In esse Gesù rappresenta e descrive il “regno di Dio” con l’immagine del seme.
Proviamo
a cogliere le proprietà di questo seme.
Iniziamo
dalla seconda parabola: essa vuole evidenziare come questa presenza-seme è una
realtà piccola, nascosta, minima. “E’ il
più piccolo di tutti i semi”. Dio, per realizzare la sua presenza e per
agire tra noi, sceglie da sempre la strada del nascondimento, della piccolezza.
Non dobbiamo cercarlo altrove…
Gesù
è il piccolo, l’umile, il nascosto, il servo… Tuttavia “quando viene seminato cresce e diventa più grande di tutte le piante”.
“Un ramoscello io
prenderò
– ricorda il profeta nella prima lettura – metterà
rami e farà frutti”. E’ la strada scelta da Dio: la debolezza per
manifestare la forza; la piccolezza per generare grandezza; l’abbassamento e il
servizio per innalzare ed esaltare: “Io
sono il Signore che umilio e innalzo”. “Ha rovesciato i potenti dai troni ha
innalzato gli umili”: da sempre questa è la via del regno. Non la potenza,
la forza, l’appariscenza, il clamore, bensì il silenzio, il nascondimento,
l’abbassamento, la piccolezza del seme. Solo così si afferma il suo regno e
cresce in noi e attorno a noi.
Solo
su questa via anche noi, chiesa, potremo essere presenza e segno dell’agire di
Dio; non su altre strade, che oggi facilmente ci seducono e ingannano. Questo è
invito allora al saper perseverare in un servizio umile, a volte nascosto, al
vangelo, ai fratelli, alla comunità, consapevoli che attraverso questo stile,
che altro non è che lo stile stesso di Gesù, passa la presenza di Dio in mezzo
a noi oggi.
La
prima parabola invece vuole mettere in evidenza che questo seme, piccolo e
nascosto, ha una sua forza interna che lo spinge in ogni caso a portare frutto.
Infatti il portare frutto non è tanto dovuto all’impegno esterno, all’affanno
del contadino, ma dipende da un’energia interna, presente nel seme stesso.
“Di notte o di
giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa”. Sembra voler dire
Gesù: c’è una forza di Dio dentro questo seme, c’è un’energia nascosta che
opera, “di notte o di giorno”, sia
quando tutto va bene, sia quando le tenebre sembrano prevalere.
Ne
derivano allora due importanti indicazioni.
Il
Regno di Dio è energia diffusa dentro la storia, in ogni creatura. Non pensarti
dunque vuoto e non pensare nessuno vuoto. In tutti, in ogni creatura pulsa
l’energia di Dio; e grazie ad essa “produce
spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco di grano piene nella
spiga”. E’ una visione carica di speranza, di fiducia, che apre a un
respiro positivo nel guardare alla storia, alla vita di ciascuno. Grazie a
questa energia nascosta (che noi chiamiamo Spirito) tutto è possibile; ogni
frutto buono può maturare ovunque e quando meno te lo aspetti!
Inoltre
è invito a pensare che non siamo noi i “salvatori del mondo”… a credere che
tutto dipende da noi, dal nostro agire, fare, agitarci… Spesso abbiamo questa
tentazione di sentirci un po’ il centro di tutto, tutto ruota attorno a me, a
noi, alla nostra comunità… ”se non ci fossimo noi andrebbe tutto a
catafascio…”. Gesù dice: tranquillo; è Dio che opera, è in Lui la forza che
genera frutti nuovi… Fidati, stai sereno, fai la tua parte ma senza presunzione
e arroganza; renditi piuttosto umile e semplice canale dove la sua Presenza, il
seme del suo amore, possa passare e arrivare ovunque… Sereni e responsabili;
sereni perché è Dio che opera con forza; responsabili perché consapevoli che
possiamo essere di aiuto o di ostacolo al suo agire.
Questi
richiami allora devono far maturare in noi, nelle comunità, una consapevolezza
nuova. Quella che Paolo esprime nella seconda lettura: “sempre pieni di fiducia camminiamo nella fede e sforziamoci di essere
a Lui graditi”.
Questo camminare nella fede ed essere a Lui graditi
significa fidarci della sua presenza e azione in noi e nella storia e fare
nostro lo stile, la via scelta per operare in mezzo a noi: la piccolezza, il
servizio, il nascondimento. E fidandoci lasciare che Lui possa operare
attraverso di noi; consapevoli che siamo solo strumenti e viviamo di una
energia ricevuta e non nostra. Ad essa debbiamo umilmente sempre attingere se
vogliamo portare frutti di bene. Nostro
compito è diffondere il seme. Sapendo che se il seme è quello di Dio e non il
nostro, esso è pieno di potenzialità e produce frutto, così come lui vuole.
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