Dio
non è morto. Vive. Avrebbe potuto imprigionare la sua morte nella
tragedia, nella lamentazione, nella maledizione. Invece no. Con la
resurrezione ha cambiato la morte nella più bella notizia della storia
dell'umanità. Dio mi ha regalato il suo volto. Lo ha regalato agli
scartati, ai senza speranza. E ha dato a ognuno di noi la possibilità di
suscitare negli altri infinite resurrezioni. Noi possiamo trasformare
l'affamato in un uomo pieno di dignità, consolare chi è stanco,
accogliere un carcerato, visitare un ammalato, liberare un prigioniero.
In fondo, Gesù è risorto perché viviamo nel mondo già da risorti. E la
nostra resurrezione non è altro che l'amore. Perché se non amiamo,
diventiamo noi gli affamati, i prigionieri, gli ammalati. Se non amiamo,
saremo noi stranieri per tutta la vita. Se entriamo nella sua
resurrezione, nel suo patto d'amore, porteremo a nostra volta l'amore
nel mondo, quell'amore che commuove, quell'amore che commuove anche il
cuore di Dio. Perché Dio non è morto. Vive. È per Lui il nostro sì, il
nostro tempo, la nostra preghiera, il nostro respiro. È per Lui la
nostra speranza, una speranza che non si arrende e continua a bussare
alla porta della disperazione per convertirla e cambiarla.
di Ernesto Olivero (Da Avvenire)
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