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sabato 1 marzo 2025

"E' tempo di interiorità" - VIII domenica del tempo ordinario

 

Si avvicina la primavera e gli alberi iniziano a mettere gemme e fiori in vista di portare frutti nella prossima estate.

E’ questa l’immagine che oggi la Parola di Dio ripropone più volte. Gesù ci ricorda appunto che come gli alberi anche noi siamo chiamati, con la nostra vita, a portare frutti buoni.

E i frutti buoni nascono dal tesoro del cuore, dall’interno: “l’uomo buono dal tesoro del suo cuore trae fuori il bene”. Tuttavia Gesù ci avverte che permane la possibilità che il cuore sia malato così da portarci a produrre sì frutti ma cattivi. Un avvertimento da non lasciar cadere a vuoto.

Quale può essere questa malattia che incattivisce il cuore?

Ad esempio un linguaggio smodato e superficiale, come ci ricorda la prima lettura tutta incentrata sul tema del come parlare, può fare del male e nel contempo rivelare quello che siamo e abbiamo dentro perché la parola rivela i pensieri del cuore”. “la bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.

I detti di Gesù nel vangelo lasciano intuire ancor più chiaramente ciò che rende l’animo umano cattivo: presunzione e giudizio.

La presunzione di “vederci bene”, di sapere già tutto, di essere già bravi abbastanza…; ma “può forse un cieco guidare un altro cieco? Un discepolo non è più del maestro”. Questa malattia porta a “cadere in un fosso” e non da soli ma anche con chi abbiamo la presunzione appunto di voler aiutare e guidare.

Il giudizio poi è la seconda malattia che rende cattivo il cuore facendoci portare frutti cattivi. “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”. Giudicare gli altri è un maledetto vizio che è difficile vincere. Non c’è come il giudicare le persone che genera cattiveria, discriminazioni, lotte, astio, odio.

Tutti frutti cattivi che poi spuntano sull’albero della nostra vita se il nostro cuore si ammala di presunzione e del vizio di giudicare o se da esso esce un linguaggio velenoso. Questo maledetto pungiglione del male ci segna e ci rende incapaci di fecondità positiva.

Che fare allora? Rassegnarci? Accontentarci? Scoraggiarci? No. C’è una via. Paolo nella seconda lettura la annuncia. “Dov’è o morte il tuo pungiglione? Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. E poi continua: “Perciò rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”.

Gesù è colui che solo può vincere quel male che si nasconde nel cuore dell’uomo e donarci quella linfa vitale che ci rigenera e ci rende capaci di diventare alberi buoni portatori fecondi di ogni bene.

Attingiamo da Lui questa linfa: essa ci è data attraverso la sua Parola che è sempre linguaggio creatrice e fecondo perché abitata dal Suo Spirito di vita.

Il cammino quaresimale, che a giorni inizieremo, sia occasione favorevole per attingere da Gesù e per portare con Lui e grazie a Lui frutti di vita nuova, per trasformare il nostro cuore e renderlo sempre più simile al suo. Ci aiuterà ogni giorno la Parola di Dio che siamo chiamati ad ascoltare con maggior attenzione e anche gli incontri domenicali sull’enciclica di papa Francesco “Dilexit nos” – “Ci ha amati”.

Camminiamo con Gesù, cuore a cuore, sapendo che Lui solo può guarire il nostro linguaggio, i nostri gesti, i nostri pensieri e il nostro cuore e renderci così fecondi di bene.

 


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