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venerdì 1 novembre 2024

"Il cuore del Vangelo" - Festa di tutti i Santi

Una riflessione di don Bruno Maggioni.

Non si capisce nulla di Gesù, se non ci si confronta con le beatitudini. Sono infatti la descrizione della sua persona­lità e del suo stile di vita. Affascinanti e sconcertanti, pro­clamano la gioia trovata nel dono di sé.

Non c'è pagina evangelica più affascinante (ma anche più sconcertante!) delle beatitudini. Non capiremmo nulla di Gesù, né della sua vita né del suo messaggio, se non ci confrontassimo con questa pagina.

Le beatitudini sono il cuore dell'intero Vangelo. La loro formulazione è paradossale. Il paradosso è l'espressione di un'opinione che è al di fuori, o contro, il modo comune di pensare. Generalmente il paradosso è anche accompagnato da una venatura di esagerazione e dal gusto di sorprende­re. Ha infatti lo scopo di far rizzare la testa, di stupire, per scuotere e risvegliare le coscienze. Ma dietro l'espressione paradossale c'è la persuasione che la verità è spesso al di là di ciò che comunemente si ritiene ovvio e scontato. Le bea­titudini non sono fatte per uomini che si appiattiscono nel comune modo di pensare.

Le beatitudini di Matteo sono otto ma descrivono un'u­nica personalità, e questa personalità è Gesù Cristo. Gesù non ha soltanto pronunciato le beatitudini, ma le ha vissu­te. Prima di descrivere l'ideale cristiano, esse descrivono la figura del Cristo. C'è una strettissima relazione tra le beati­tudini e Gesù Cristo. Lo descrivono nei suoi comportamen­ti e nelle sue scelte. E ovvio perciò che se vogliamo inten­dere nel modo giusto le beatitudini del Vangelo, le dobbia­mo leggere alla luce della prassi di Gesù Cristo. Qui si illu­minano veramente.

C'è una sfida nelle beatitudini. Se mancasse, parlerem­mo di ideali, di capovolgimento di mentalità, ma non di beatitudini. È la nota della gioia: beati! Ma quale gioia? Non quella fondata sul possesso dei beni, o sul successo, o su al­tre cose simili. Le beatitudini, invece, proclamano la gioia della fiducia in Dio, e insieme la gioia del servizio, del do­no di sé, non della conservazione di sé. Le beatitudini sono convinte che l'uomo è fatto per donarsi.
E’ facile leggere le beatitudini in una prospettiva sbaglia­ta. C'è chi pensa che le beatitudini abbiano un valore reale, concreto, non per il cristiano comune (costretto a vivere nel mondo in situazioni che le rendono impraticabili), ma per vocazioni speciali, per persone particolari, eccezionali, chia­mate a esemplificare la paradossalità evangelica. E invece no. Le beatitudini sono un ideale proposto a ogni cristiano, qualsiasi vocazione abbia e in qualsiasi situazione si trovi.



Da “Il volto nuovo di Dio. Detti e gesti di Gesù”, di B.Maggioni, Ed.Lindau


 

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