“Gesù vedendo le folle…” Con questo sguardo si apre il vangelo di oggi. Uno sguardo che dobbiamo imparare a fare nostro. Vedendo le folle: cosa Lui ha visto e continuamente vede e prova? cosa noi vediamo?
“Ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite”. Vede la fatica, la sofferenza del vivere e la condivide: ne senti compassione. Ma non solo; vede anche messe abbondante, frutti maturi e buoni che attendono solo di essere riconosciuti e raccolti. E’ bello questo sguardo profondo e aperto che sa cogliere dentro il faticoso vivere quotidiano i segni presenti di messe abbondante.
Siamo invitati anche noi a questo sguardo attento: vedere le fatiche e le sofferenza; vedere il bene, il positivo, i frutti buoni. Già questo è un passo importante vivendo oggi in una società che guarda solo al proprio piccolo perimetro di vita, ai propri interessi, non un centimetro in là del proprio io.
Da questo vedere occorre poi passare ad assumere atteggiamenti di compassione e di compartecipazione, riscoprendo chi siamo e cosa vogliamo fare dentro questa realtà in cui siamo stati posti a vivere.
Tre verbi ce lo ricordano. Scelti, mandati, gratuitamente.
Siamo stati scelti per essere mandati, gratuitamente.
Scelti innanzitutto. Tutti, senza distinzioni. Non solo i Dodici. Tutti noi battezzati siamo scelti per essere una “proprietà particolare, un regno di sacerdoti, una nazione santa” come dice Dio a Mosè. Scelti per essere suo popolo, la sua chiesa. Diversi, con i nostri limiti e le nostre fragilità, come quei dodici, scelti non certo per i nostri meriti ma solo per un atto di amore e formare così una comunità, un popolo nuovo. Ecco chi siamo.
Mandati. E’ il secondo verbo che ci dice cosa siamo chiamati a fare. C’è un compito, una missione. Siamo chiamati a collaborare ad essa come “operai” mandati dal “signore della messe nella sua messe”. E la messe è il mondo: carico di stanchezza, fatica, sofferenza, ma anche di messe abbondante, frutti buoni da scorgere e raccogliere. Dentro questo mondo mandati per essere operai di compassione, come Gesù che “vedendo le folle ne senti compassione”. Che non è compatimento bensì condivisione, desiderio di com-patire insieme. Un mondo quindi da amare più che da giudicare, da accogliere più che da escludere, da servire più che da servirsene. E interessante è l’invito: “non andate dai pagani, rivolgetevi piuttosto alla pecore perdute della casa di Israele”, cioè inizia dai tuoi vicini, dalla tua gente, da chi è parte della tua comunità; si incomincia da lì per arrivare ai lontani, a tutti. Siamo noi dunque suo popolo chiamati e mandati a portare consolazione, compassione, condivisione.
E’ la missione della chiesa tutta, di tutti noi. Possiamo dire che la risposta di Gesù alle sofferenze del mondo siamo noi, sono io. E così la nostra vita acquista senso nel momento in cui riconosciamo questo compito che Dio ci affida oggi. Una vita senza compito è una vita che ci appare inutile e senza senso. Ma non c’è nessuno a cui Dio non affidi ogni giorno un impegno. Predicare, guarire, risuscitare i morti, purificare i lebbrosi, scacciare i demoni…a ben guardare sono le cose che farà Gesù! La missione allora è quella di continuare a portare Gesù tra la gente, ripetere la sua parola e i suoi gesti. Ciascuno è chiamato a incarnare nella realtà di oggi ciò che Gesù avrebbe fatto. Possiamo dire una parola buona che dia consolazione, possiamo guarire le persone dai pensieri negativi di tristezza e di rabbia, possiamo aiutare gli sconfortati a ritrovare vita, possiamo aiutare le persone a rimettere insieme i pezzi cadenti della loro vita, possiamo allontanare il male con la preghiera e il perdono. Possiamo incoraggiare il bene ovunque sia praticato, sostenere quanti si adoperano per una società più giusta, onesta, pacifica.
Gratuitamente. E’ il terzo verbo. E’ lo stile di Dio, che ti ama anche se non lo meriti, che ti ama senza aspettarne il contraccambio. “Quando eravamo ancora deboli, mentre eravamo ancora peccatori – ricorda Paolo – Dio dimostra il suo amore verso di noi” donandoci il Figlio suo. Gratuitamente. Così il Figlio ci ha amati rispecchiando il volto del Padre e così ci invita ad amare e servire: ”Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
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