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sabato 6 agosto 2022

"Svegli nella notte"- XIX° domenica del tempo ordinario

 

“I nostri sono tempi bui” si sente dire; e di fatto siamo nella notte da tanti punti di vista. Oggi non è difficile riconoscere che siamo in un momento di buio, di confusione, di rischio e di pericolo. E’ proprio in questi momenti che diventa importante capire come stare nella notte e come uscire dalla notte.

L’immagine della notte torna anche nella Parola ascoltata: sia nella breve parabola del vangelo che nella prima lettura ed è presente anche nella seconda che rievoca il faticoso e oscuro cammino di Abramo. Dalla Parola per noi preziose indicazioni.

Una prima indicazione sta nel ricordarci che, anche nella notte più oscura la storia è e rimane guidata da Dio che libera e salva. Quanto è avvenuto al popolo d’Israele con la prima Pasqua si ripete oggi per noi. Dio è fedele alla sua alleanza e non abbandona coloro che si affidano a Lui e la notte diventa “la notte della liberazione” (1 lettura).

Questo ci dice che occorre saper stare nella notte con fede perché solo così ogni notte può aprirsi all’aurora e ogni tenebra fare spazio a squarci di luce. Per fede Abramo e Sara, che si riconobbero di “essere stranieri e pellegrini sulla terra”,  affrontarono il cammino della loro storia personale e grazie a questa fede in Dio portarono a realizzazione le sue promesse e i suoi doni. “La fede è un modo di possedere già le cose che si sperano, di conoscere già le cose che non si vedono”. Così ci ha detto la seconda lettura.

L’invito dunque è chiaro anche per noi: essere uomini e donne che affrontano con fede il cammino della vita, che sanno vivere di fede. Ma cosa significa vivere di fede per noi oggi?

Non si tratta certo di riempire la vita di una serie di pratiche religiose più o meno sentite, di tener buono Dio con qualche preghiera, gesto di culto, opera buona… Non è questo il vivere di fede. Nella sua prima enciclica (Lumen fidei n.18) papa Francesco scrive: “La fede non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vivere”. Aver fede è allora guardare il mondo, Dio, noi, gli altri dal punto di vista di Gesù, con gli occhi di Gesù. E proprio nel Vangelo Gesù ci illumina invitandoci a riconoscere che siamo amati e custoditi da un Dio-Padre; a riconoscere che da Lui abbiamo ricevuto un tesoro per il quale deve battere il nostro cuore: questo tesoro consiste nell’essere figli amati, partecipi del suo Regno che siamo chiamati a costruire fin d’ora. “Non temere piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”.

Occorre allora saper stare nella notte con cuore e mente vigilante: “Siate pronti, siate svegli”. Che significa vivere rimanendo lucidi, non lasciandoci suggestionare dalle cose, dai fatti, dalle tentazioni. E’ saper vedere (con gli occhi di Gesù) in ogni attimo, in ogni persona, in ogni circostanza anche la più oscura e faticosa, la Presenza di Dio e del suo Regno che è il tesoro della nostra vita e così agire di conseguenza.

Così allora sapremo stare nella notte anche con responsabilità. Essa consiste nel saper essere amministratori fidati e prudenti, servi buoni e fedeli. Capaci cioè di vivere amministrando bene la nostra vita e le nostre relazioni con gli altri; questo nell’ottica non del dominio e dello sfruttamento, bensì del servizio (che è lo stile di Dio che si fa nostra servo), impiegando le proprie capacità per il bene di tutti (come ci dice la parabola), per realizzare così la volontà di Colui che ci ha affidato ogni bene; senza dimenticare che “a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”.

Così camminando nella fede, vigilanti e responsabili, alla luce della sua Parola, ecco che potremo, nell’arduo viaggio della nostra storia quotidiana, uscire da ogni notte, imparando a scorgere segni di speranza, a operare insieme per costruire, dentro questa nostra storia, quel Regno di giustizia, di fraternità e di pace, che Dio ha posto nei nostri cuori e nelle nostre mani. E questo oggi, in questi tempi oscuri, dove come cristiani siamo chiamati a fare fino in fondo la nostra parte.

 


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