“Che cosa devo fare?”. Una domanda che risuona anche per noi ogni giorno. Quante volte, nelle situazioni più diverse, ci ritroviamo a interrogare noi stessi o altri: che cosa devo fare? come devo agire? cosa fare davanti a questo e a quest’altro problema?
Ma c’è una seconda parte della domanda che non ci deve sfuggire: “Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”
Aggiungo allora una terza domanda: “a noi interessa la vita eterna?”. Ci diamo da fare e ci interroghiamo per come riuscire a migliorare la nostra vita, per stare in salute, per non farci mancare nulla…”cosa posso fare per una vita più agiata, più tranquilla, più sicura”. Forse sono queste le domande che ci toccano e molto meno il sapere cosa fare per avere la vita eterna. Eppure non è forse questa la domanda decisiva? Non abbiamo ancora capito, nonostante covid, guerre, disastri naturali, quanto siamo provvisori, limitati, quanto incerto è il fluire dei nostri giorni? Siamo come l’erba del campo…oggi c’è domani secca e viene gettata, ricorda il salmo 90.
Avere consapevolezza della nostra provvisorietà non significa angosciarci bensì puntare in alto, cercare oltre, chiedersi appunto come arrivare a quella meta di eternità dove la vita troverà tutta la sua pienezza e bellezza.
“Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”
Questa domanda oggi la Parola di Dio fa risuonare per noi offrendoci indicazioni luminose per orientare i nostri passi.
Innanzitutto ascoltati: c’è in te, molto vicina a te, una Parola di vita “è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”.
Questa Parola trova la sua verità in Colui che l’ha annunciata e vissuta, in quel Gesù che è la Parola fatta carne Lui che – come ricorda Paolo nella 2 lettura – “è immagine del Dio invisibile, è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono”.
E’ Lui a rispondere alla domanda del dottore della Legge nel vangelo: “Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” “Amerai”. “Cosa devo fare? Amerai”. In ogni cosa, in ogni situazione, in ogni scelta: amerai. Amerai Dio, amerai gli altri, amerai il creato, amerai te stesso. “Fa’ questo e vivrai!”
La strada per una vita piena, eterna è nell’uscire dal proprio io che cerca di accomodarsi e sistemarsi su questa terra come se fosse padrone di tutto, per imparare l’arte di amare.
E come ogni arte chiede apprendimento, fatica, esercizio.
E il primo passo è aprire gli occhi per scoprire “chi è il prossimo”, per vedere gli altri con cui cammino lungo i sentieri della vita. Questo ci indica la parabola raccontata da Gesù, che in fondo altro non fa che descrivere Lui, la sua vita, quello che lui è venuto a fare, buon Samaritano verso tutti noi.
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…” Così inizia il racconto; ed è subito novità: “un uomo” dice Gesù. Non specifica se ebreo, pagano, bianco o nero, straniero o amico, buono o cattivo… semplicemente un uomo. E questa è già indicazione preziosa.
Primo esercizio: imparare a vedere l’uomo al di là di tutti gli aggettivi e attributi che lo possono qualificare.
Ma poi viene un’altra sorpresa: ci fa capire, attraverso l’atteggiamento dei diversi personaggi, che il prossimo non è tanto qualcuno piuttosto che un altro, ma sono io.
Secondo esercizio: allenarmi a farmi prossimo di questo uomo concreto. Di chiunque incontro sul mio cammino.
“Chi ti sembra sia stato il prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?” “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.
Questo significa tornare umani, più ancora essere cristiani ovvero come Cristo che “lo vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino”. E’ la declinazione del verbo “amerai”: “lo vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino”: esercizi pratici per imparare l’arte di amare.
Amerai facendoti prossimo ad ogni uomo e donna che incontri sul cammino della vita. Questo è il vangelo. Questo è quanto dobbiamo fare se vogliamo rendere bella e riuscita la nostra e l’altrui vita. Se vogliamo dare a questa nostra vita un orizzonte di eternità.
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