Commentando questa splendida parabola papa Francesco sottolinea come in essa “si può intravedere anche un terzo figlio”, oltre al prodigo e al fratello maggiore. Dice: “Un terzo figlio? E dove? E’ nascosto! E’ quello che ‘non ritenne un privilegio l’essere come il Padre ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo’ (Fil.2,6-7) Questo figlio-servo è Gesù. E’ l’estensione delle braccia e del cuore del Padre: Lui ha accolto il prodigo, ha lavato i suoi piedi sporchi; Lui ha preparato il banchetto per la festa del perdono Lui, Gesù ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre”.
Gesù raccontando la parabola presenta se stesso a coloro che mormoravano per il suo modo di fare con i peccatori.
Ecco perché allora risuonano con tutta la loro forza le parole di Paolo nella seconda lettura: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove”. Attraverso Gesù possiamo tutti noi diventare “nuova creatura”. Già lo siamo grazie al Battesimo, ancora possiamo diventarlo, nonostante i nostri sbagli e le nostre fragilità, attraverso la misericordia gratuita del Padre che Gesù non solo ha annunciato ma ci dona continuamente.
Essere nuova creatura è innanzitutto un dono immeritato. “Tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo” ricorda ancora Paolo. Non è frutto di un nostro sforzo, risultato dell’impegno, della nostra volontà, ma dono gratuito di Dio. E essere nuova creatura non significa diventare superiori agli altri, supereroi e quant’altro. La parabola ce lo racconta proprio nel figlio minore che viene accolto, baciato, rivestito dal Padre, ovvero riconosciuto a tutti gli effetti figlio amato! E’ bello essere riconosciuti così da Dio; sentirci figli da Lui amati nonostante tutte le nostre fughe e infedeltà. Ecco la nuova creatura che, messe alle spalle le cose vecchie, si apre alla novità dell’amore di Dio.
C’è solo una cosa che può impedire tutto questo. La nostra libertà. Che Dio rispetta anche se può portarci lontano da Lui. Come ha rispettato la libertà del figlio che ha voluto andarsene da casa. E a malincuore ha rispettato anche la libera decisione del fratello maggiore che non ha voluto partecipare alla gioia del fratello ritrovato e si chiude nella sua gelosia e arroganza, incapace di riconoscere la fortuna immensa di poter stare sempre vicino al Padre. Siamo noi che possiamo chiudere il cuore all’amore di Dio e restare chiusi nelle nostra superbia e presunzione che ci porta a ritenere di poter fare a meno di Lui, anzi a credere che Lui deve ricompensarci per quello che facciamo di bene; è questo che il fratello maggiore rivendica!
Ecco perché Paolo insiste: “Vi supplichiamo il nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”. Sta solo a noi lasciarci amare da Lui e così diventare nuove creature, figli amati.
La Quaresima diventa allora invito, supplica, perché ci apriamo con gioia a questo amore folle del Padre e ci lasciamo rinnovare da Lui diventando così fermento di novità dentro la vita quotidiana.
Quanti esempi possiamo mettere davanti ai nostri occhi di donne e uomini che in Cristo sono diventati nuove creature. Oggi in particolare vogliamo ricordare padre Giuseppe Ambrosoli, missionario comboniano e medico a 35 anni dalla sua morte in Uganda. Il 20 novembre la chiesa lo proclamerà beato: cioè cristiano diventato per sempre nuova creatura in Cristo. Una vita la sua tutta da conoscere, spesa con umiltà, servizio, disponibilità verso quanti provati da ogni genere di sofferenza. Una vita riassunta in queste sue parole: ”Dio è amore e io sono il suo servo per coloro che soffrono”. L’esperienza dell’amore misericordioso di Dio ha plasmato la sua vita, lo ha reso nuova creatura capace di generare novità attorno a sé, senza clamore, senza arroganza, ma con un cuore capace di far trasparire quell’amore che sa fare nuove tutte le cose: l’amore di Dio.
Ancor oggi c’è tanto bisogno di uomini e donne che rigenerati dall’amore del Padre sappiano far fiorire una storia nuova di riconciliazione, di solidarietà, di pace. Abbiamo bisogno di tornare creature nuove: figli e fratelli che imparano di nuovo a rispettarsi, accogliersi, amarsi nella loro diversità. C’è bisogno di me, di te, di tutti noi, perché l’abbraccio del Padre e il suo bacio arrivino alla vita di tanti nostri fratelli e sorelle che incontriamo nel cammino di ogni giorno.
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