La terza domenica di avvento è detta domenica della gioia, “gaudete”. Parlare di gioia oggi sembra quasi assurdo. La situazione complessa che stiamo vivendo e l’ancor più complessa situazione internazionale rendono la gioia esperienza rara (la Caritas in un suo rapporto attesta che ci sono al mondo ben 22 conflitti in corso che provocano 82 milioni di sfollati invisibili…).
Ne abbiamo così bisogno tuttavia che siamo disposti a cercarla anche dove non ci può essere data e dove la si vende a poco prezzo, nell’inganno di proposte di consumo, di piacere, di divertimento.
Dove cerchiamo la gioia? Dove riteniamo la si possa trovare? Non illudiamoci e non facciamoci ingannare: non sono le cose né i soldi che possono offrircela. Essa, come l’oro, va ricercata con pazienza, scoperta con discernimento e custodita nell’amore.
La Parola di Dio oggi ci aiuta in questa ricerca. “Rallegrati… non temere… non lasciarti cadere le braccia!” annuncia il profeta. “Siate sempre lieti…non angustiatevi per nulla” invita l’apostolo Paolo.
In questo nostro contesto storico, non facile e carico di paure, questo invito oggi si rinnova. Ma perché gioire quando tutto sembra chiamare in gioco solo angoscia e sfiducia?
La Parola di Dio ci offre le motivazioni. Esse si fondano su una certezza: Dio è fedele nell’amore. Da qui la consapevolezza che, qualunque cosa possa succedere, “il Signore è vicino”, “il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente… ti rinnoverà con il suo amore”.
Bello, ma come sperimentare questa vicinanza? Come sentire la sua Presenza che ci accompagna e ci apre alla speranza?
Ancora la Parola ci viene in aiuto: vivi una vita giusta, una vita secondo Dio e non secondo il tuo io, guidato dalla sua Parola. Quando vivi secondo la sua Parola, Lui è vicino, presente in te: ce lo insegna Maria… E la Sua Parola ci apre la strada alla gioia.
Come? Questa domanda fa da eco alla domanda che risuona nel vangelo e che tanti rivolgevano a quell’uomo giusto che era Giovanni Battista: “Che cosa dobbiamo fare?”.
Anche noi ci chiediamo che cosa dobbiamo fare perché possiamo vivere secondo la Sua Parola, perché possiamo aprirci al futuro con speranza, perché possiamo uscire dalle tenebre di un presente denso di ingiustizie e di cattiveria.
Il Battista offre a tutti un programma di vita estremamente semplice. Alcune regole per cambiare le cose, oserei dire: per cambiare il mondo. E si tratta di indicazioni alla portata di tutti, fattibili.
Le potremmo così sintetizzare: non accumulare; se hai, condividi; non rubare e non usare violenza. “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto. Non esigete…non maltrattate, non estorcete, accontentatevi delle vostre paghe…”.
Un profeta moderno quale è stato Gandhi diceva: ciò che hai e non usi è rubato ad un altro. “E’ vero – scrive E.Ronchi - che se metto a disposizione la mia tunica e il mio pane, io non cambio il mondo e le sue strutture ingiuste, però ho inoculato l’idea che la fame non è invincibile, che il dolore degli altri ha dei diritti su di me, che io non abbandono chi ha fatto naufragio, che la condivisione è la forma più propria dell’umano”.
Vivi dunque la tua vita con giustizia, onestà, nella condivisione e con solidarietà. Piccoli passi, gesti semplici, opere di misericordia, verso relazioni autentiche e solidali, vissute nella fraternità e nella condivisione. E’ quello che dice anche Paolo: “La vostra amabilità sia nota a tutti”.
Uno stile di vita nuovo è l’autentico regalo di Natale che possiamo scambiarci! Non costa nulla se non la nostra personale conversione del cuore. Per questo ci è necessario Lui: Gesù. Lo ricorda Giovanni: accogli Colui che viene: “Viene colui che è più forte di me… Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”; Colui che può dare a ciascuno la forza di rinnovare la propria vita, di renderla capace di gesti di novità e di condivisione.
Apriamo il cuore e la vita a Gesù che ci dona la misericordia del Padre e iniziamo a diffonderla lì dove viviamo ogni giorno, verso tutti, senza distinzioni, attraverso le concrete opere dell’amore. Il frutto sarà l’esperienza di una gioia profonda e indelebile.
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