«Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). Da questa frase, tema della giornata missionaria mondiale vogliamo oggi lasciarci guidare.
Che cosa abbiamo visto, ascoltato e che non possiamo tacere?
Innanzitutto il grido e la sofferenza del fratello.
Non dobbiamo essere come la folla che mette a tacere questo grido. Dà fastidio chi grida; quella folla che sente il cieco gridare il suo dolore vuole ignorarlo. Immagine attuale di una società che mette spesso a tacere i tanti che nella loro povertà e miseria stanno ai bordi della vita e gridano il loro dolore; immagine anche della comunità cristiana che può diventare ostacolo verso coloro che sono alla ricerca di Gesù pur con le loro miserie e i loro limiti. Queste persone a volte ci danno fastidio perché il loro grido ci interpella, ci scomoda…
Come Gesù piuttosto impariamo a saper vedere e ascoltare il grido che sale dalle strade del mondo. E’ grido di uomini e donne che cercano luce, senso, fiducia, speranza. E’ grido di una umanità sofferente e scartata, umiliata e sfruttata. Non chiudiamo gli occhi per non vedere e le orecchie per non sentire. Chiediamo a Gesù che ci metta in grado di “sentire giusta compassione” verso quanti sono in ogni tipo di prova.
“Gesù si fermò e disse: Chiamatelo”. Una voce che chiama: chiama i piccoli, i miseri, gli ultimi; chiama tutti e tutti accoglie così come siamo. Gesù vede, ascolta, chiama, accoglie, si prende cura.
Ecco allora che non possiamo tacere quello che in Lui abbiamo visto e ascoltato: l’amore di Dio che tutti vuole raggiungere.
“Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Parole che descrivono un andare incontro all’altro, un mettersi a sua disposizione; Gesù chiede, come fa un servo davanti al suo padrone: cosa devo farti? Una domanda che rivela l’atteggiamento di disponibilità e di servizio tipico di Gesù. Nessuno è estraneo, nessuno può sentirsi estraneo o lontano rispetto a questo amore di compassione (P.Francesco).
Allora, quello che abbiamo visto e ascoltato, ovvero il grido e la cecità dell’umanità e l’amore gratuito e smisurato di Dio rivelato in Gesù, non possiamo tacerlo. Testimoni e profeti. La giornata missionaria chiama tutti noi cristiani: «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Scrive Papa Francesco nel messaggio per questa giornata: “In questo tempo di pandemia, davanti alla tentazione di mascherare e giustificare l’indifferenza e l’apatia in nome del sano distanziamento sociale, è urgente la missione della compassione capace di fare della necessaria distanza un luogo di incontro, di cura e di promozione”.
Non possiamo tacere davanti alle ingiustizie, alle violenza, al disprezzo verso la vita, davanti al dolore di tanti.
Non possiamo tacere l’amore di Dio che ci vuole tutti fratelli. E questo amore annunciare e testimoniare. Testimoni e profeti attraverso la “missione della compassione”.
E’ la missione della chiesa, di ogni cristiano. Essa si traduce in parole e gesti quotidiani che troviamo riassunti nelle parole che la folla alla fine sa rivolgere al cieco: Coraggio! Alzati, ti chiama”. Noi, che siamo al tempo stesso mendicanti e folla, lungo le nostre strade, ad ogni persona a terra, portiamo in dono, senza stancarci mai, queste tre parole generanti: «Coraggio, alzati, ti chiama».
Non possiamo tacere questo amore di Dio chiamato a prendere carne attraverso i nostri gesti e le nostre parole perché ogni uomo possa rialzarsi e rimettersi in cammino: “balzò in piedi e venne da Gesù.. subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”.
L’incontro con Gesù apre nuovi cammini, nuove possibilità. E noi, questo incontro dobbiamo favorire.
Davanti al grido di tanti – vicini e lontani – che invocano luce, solidarietà, giustizia, aiuto, non restiamo sordi e ciechi, ma come Gesù e con Gesù diventiamo missionari di compassione, portando incoraggiamento, attenzione, speranza a chi incontriamo sulla strada della vita.
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