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sabato 19 settembre 2020

"Andate anche voi nella vigna" - Venticinquesima domenica del tempo ordinario

Vigna e lavoratori: sono le immagini che la parabola ci propone e che rappresentano tutti noi.

Noi siamo questi lavoratori: tutti infatti ci riconosciamo chiamati, in modi e ore diversi. E’ la chiamata alla vita innanzitutto; è la chiamata a un compito, a una missione, che ci è affidata con il dono stesso della vita.

Il motivo che muove Dio (adombrato nella figura del padrone) a rivolgerci questa chiamata non è altro che la gioia di farci collaborare con Lui e di condividere con Lui la crescita della vigna stessa. Non un calcolo, non una logica di imprenditore, di padrone, ma la gratuità, l’atteggiamento di un Padre che guarda non ai suoi interessi, ma ai bisogni di ciascuno di noi, alla nostra realizzazione e vuole che nessuno sia escluso dalla sua vigna.

Un Padre che spiazza ogni logica umana, che supera i nostri criteri, pensieri, misure, che va oltre alla resa e punta a dare a tutti, nessuno escluso, vita e dignità. Già il profeta Isaia lo ricorda nella prima lettura: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”.   La giustizia umana è dare a ciascuno il suo, quella di Dio è dare a ciascuno il meglio. Nessun imprenditore farebbe così. Ma Dio non lo è; non un imprenditore, non il contabile dei meriti, lui è il Donatore, che non sa far di conto, ma che sa saziarci di sorprese. (E.Ronchi)

Dobbiamo allora mettere da parte i nostri schemi, le nostre idee, i nostri modi molto umani di pensare, per fare spazio alla novità sorprendente che il vangelo annuncia, che è innanzitutto la novità del volto di Dio che Gesù ci rivela e che vuole che nessuno sia escluso dalla condivisione del suo amore, della sua stessa vita.

L’immagine della vigna poi non raffigura solo la chiesa ma l’umanità intera, il grande campo del mondo.

C’è bisogno di operari che – liberi da una mentalità di guadagno e di interesse, oltre che da atteggiamenti di invidia reciproca (vedi Vangelo) – sappiano collaborare insieme, ognuno con le proprie capacità, ognuno a suo tempo, per rendere feconda, generativa la vigna.

Ha detto giorni fa il card. Bassetti commentando la tragica notizia dell’uccisione di d.Roberto: Oggi domandiamoci: che cosa posso fare per gli altri, per la Chiesa, per la società? Non è tempo di aspettare. C’è bisogno di essere in uscita, come dice il Papa e come ha testimoniato don Roberto”. 

C’è bisogno di operari per questa umanità, vigna di Dio. Questo nostro prete e tanti altri testimoni (d.Puglisi, P.Ambrosoli, Sr. Maria Laura), ma anche tanti sconosciuti, dell’ultima ora, piccoli, poveri, umili, che tuttavia hanno fatto e fanno la loro parte per rendere più vivibile questa nostra umanità ci interpellano.

Questi lavoratori della vigna sono per noi, cristiani che a volte ci riteniamo essere quelli della prima ora, invito a sentirci parte attiva della vigna del mondo, a “comportarci in modo degno del vangelo di Cristo”, a riscoprire la chiamata battesimale ricevuta quale chiamata di amore gratuito alla vita nuova, vita non di servi che eseguono ordini e doveri verso un padrone, bensì di figli che si riconoscono amati e chiamati da un Padre che vuole fare della sua vigna, del mondo intero, una sola famiglia di fratelli.

I fatti che abbiamo vissuto in questi giorni che reazioni hanno provocato in noi? Rabbia, forse anche critica e disprezzo verso lo/gli stranieri, paura, chiusura…?

Mi auguro invece che possano risvegliare in noi la bellezza di una vita spesa per il vangelo, spesa per amore, nell’impegno gioioso di ogni giorno a collaborare con tutti coloro che, pur in ore e tempi diversi, incontriamo al nostro fianco e superando ogni invidia e mormorazione. Impariamo finalmente a collaborare con tutti – credenti o meno, vicini o lontani - per far maturare in mezzo a noi frutti abbondanti di giustizia, di solidarietà e fratellanza, di pace.

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