Prima impressione
davanti alla Parola ascoltata oggi: qui siamo su un altro pianeta! O non siamo piuttosto
nel cuore stesso del messaggio cristiano? Messaggio che appunto ha lo scopo di
cambiare i cuori e di cambiare – perché no? – anche il pianeta in cui viviamo.
Dobbiamo tuttavia
cogliere la motivazione profonda di quanto Gesù ci propone. Essa sta nel
riferimento al Padre, al Dio santo, che ci chiama ad essere riflesso di Lui: “Siate santi, perché io il Signore vostro
Dio, sono santo” (così si apre la prima lettura); “Dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”:
così chiude il vangelo.
In cosa consiste
questa ‘santità-perfezione’ cui siamo chiamati? La Parola lo rivela: la santità
di Dio sta nell’essere diverso, perché capace di un amore smisurato. “Il Signore è buono e grande nell’amore”
abbiamo proclamato nel salmo. Possibile questo anche per noi? Paolo nella
seconda lettura ci dice: sì. E non certo per merito nostro, ma perché Lui ha
scelto di essere in noi. Noi “siamo
tempio di Dio … lo Spirito di Dio abita in noi… santo è il tempio di Dio che
siete voi”. Noi casa di Dio, sua dimora. Ogni essere umano è il tempio di
Dio. Da qui dunque una forza e uno sguardo nuovo. Guidati dallo Spirito che ci
abita e da Lui plasmati veniamo resi capaci, in un cammino di pazienza e di
conversione quotidiana, di manifestare quell’amore che già è stato seminato nei
nostri cuori e che attende solo di poter germogliare dentro questa nostra
storia, nelle nostre relazioni sociali e personali.
Innanzitutto occorre
che lo Spirito ci aiuti a fare nostro lo sguardo stesso di Dio che sa vedere
ogni vivente non con l’etichetta del amico-nemico, simpatico-antipatico, bensì in
tutti i suoi figli amati. Ecco perché la strada che Gesù ci propone ha come
scopo essere e vivere da figli di Dio: “amate…
affinché siate figli del Padre vostro celeste”.
Le parole
di Gesù allora sono stimolo a un cammino che deve portarci a saper sprigionare le
migliori energie che ci sono in noi, a svelare la nostra identità di figli. “Non opporti al malvagio… Amate i vostri
nemici”. Non replicare al male col male; spezza la catena perversa con il
coraggio del bene: questo sta a dire il “porgi
l’altra guancia”. Non significa passare per stupidi. Gesù non ci chiede di
essere stupidi, tonti, ma buoni fino in fondo, miti, non violenti.
Ci invita
dunque a non opporre alla violenza che viene addosso altra violenza, altrimenti
questa cresce. Osa essere diverso: ecco cosa ci chiede Gesù; non chiudere i
ponti con gli altri, impara a vedere il positivo che c’è in tutti, a vedere
l’altro con lo sguardo stesso di Dio: più che prossimo, figlio suo.
Gesù intende eliminare il concetto
stesso di nemico. «Amatevi, altrimenti vi
distruggerete. È tutto qui il Vangelo» (D.M. Turoldo). Violenza produce
violenza, in una catena infinita. Io scelgo di spezzarla. Di non replicare su
altri ciò che ho subito, di non far proliferare il male.
E’ la strada per
tendere a una ricchezza di umanità che possiamo e dobbiamo recuperare. In un
pianeta dove le relazioni quotidiane, sia sociali che personali, sono segnate
sempre più da forme di violenza assurda; una violenza che penetra come virus
dentro le famiglie, nelle relazioni più intime e profonde e genera divisione,
morte, apre catene infinite di ricatti, di vendette, di ritorsioni. Questa la
storia che stiamo vivendo; qui dunque siamo chiamati a un sussulto di umanità,
e come cristiani al coraggio di essere differenti, alternativi, di essere
veramente (e non solo per modo di dire) figli di Dio. E si è figli solo se si
assomiglia al Padre nel comportamento, se siamo anche noi come Lui è “buono e grande nell’amore”.
L’Eucaristia a
cui partecipiamo non fa altro che da una parte alimentare e rafforzare la presenza
di Dio in noi: qui si manifesta che “noi
siamo di Cristo e Cristo è di Dio”, che noi, che ci nutriamo di Cristo,
parola e pane, siamo resi “tempio di Dio”,
dimora del suo Amore. Dall’altra ci impegna e ci chiama a generare e
testimoniare questo amore con la nostra vita costruendo, qui e poi fuori, la
novità del Vangelo.
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