"Che cosa devo fare?”.
La domanda che un dottore della Legge pone a Gesù risuona anche per noi ogni
giorno. Quante volte, nelle situazioni più diverse, ci ritroviamo a interrogare
noi stessi o altri: che cosa devo fare? come devo agire? E’ una domanda non
solo personale ma anche sociale, politica direi: cosa fare davanti a questo e a
quest’altro problema?
Più ancora
importante diventa l’interrogativo se si tratta di capire cosa fare per vivere
bene, per realizzare una vita piena, eterna, come chiede il dottore della Legge
a Gesù.
Per capire
ciò che è giusto o meno fare, noi cristiani troviamo indicazioni, nella Parola
di Dio che come bussola indica il cammino. Già Mosè (1 lettura) diceva al
popolo: “Obbedirai alla voce del Signore”.
Questa ‘voce’ o ‘parola’ – che inizialmente era la Legge - prende poi carne in
Gesù stesso, il ‘Verbo fatto carne’, Lui che – come ricorda Paolo nella 2 lettura
– “è immagine del Dio invisibile, è prima
di tutte le cose e tutte in lui sussistono”.
Questo
Gesù, risorto e vivente sappiamo che abita con noi e in noi grazie al Suo
Spirito che diventa guida, luce, suggerimento per affrontare il cammino della vita con tutte le sue scelte. E’
vero quanto Mosè diceva: “Questa Parola è
molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore perché tu la metta in
pratica”.
Ecco
allora che dobbiamo imparare ad ascoltare, ad ascoltarci. Cosa ci dice questa
Parola che è dentro il nostro cuore come seme di vita? Ci dice semplicemente: “Amerai”.
“Cosa devo fare? Amerai”.
In ogni cosa, in ogni situazione, in ogni scelta: amerai. Amerai Dio, amerai
gli altri, amerai il creato, amerai te stesso. “Fa’ questo e vivrai!”
Sarebbe
così semplice, no? E invece, anche noi come il dottore della Legge volendo giustificarsi, vogliamo chiarire,
specificare, precisare… si ma… ”e chi è
il mio prossimo?”, quasi ci fossero distinzioni tra le persone, quasi a trovare scusanti o sconti
circa il fatto di essere chiamati ad amare!
Oggi, come
cristiani in primo luogo e come esseri umani, è necessario che torniamo a
riscoprire veramente chi è il prossimo. Anche tra noi troppi pensano che
prossimo indichi chi hai vicino, i tuoi, quelli di casa, i familiari, insomma
prima il vicino, prima questo poi magari anche gli altri…
Fosse
almeno così! Purtroppo vediamo come coi vicini spesso si arriva se non ai
coltelli, ai litigi, all’odio, alle liti…
Gesù oggi
vuole aiutarci a comprendere il senso profondo di questo imperativo “Amerai”. Lo fa con una parabola semplice
e splendida, che in fondo altro non fa che descrivere Lui, la sua vita, quello
che lui è venuto a fare (perché alla fine è Gesù il vero buon Samaritano).
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…”
Così inizia il racconto; ed è subito novità: “un uomo” dice Gesù. Non specifica se ebreo, pagano, bianco o nero,
straniero o amico, buono o cattivo… semplicemente un uomo. E questa è già
indicazione preziosa: imparare a vedere l’uomo al di là di tutti gli aggettivi
e attributi che lo possono qualificare. “E’
l’uomo, un oceano di uomini, di poveri derubati, umiliati, bombardati,
naufraghi in mare, sacche di umanità insanguinata per ogni continente”.
(E.Ronchi)
Ma poi
viene un’altra sorpresa: ci fa capire, attraverso l’atteggiamento dei diversi
personaggi, che il prossimo non è tanto qualcuno piuttosto che un altro, ma
sono io; io sono chiamato a farmi prossimo di questo uomo concreto. Di chiunque
incontro sul mio cammino.
“Chi ti sembra sia stato il prossimo di colui che è
caduto nelle mani dei briganti?” “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli
disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.
Questa la
vera religione; non basta quella rituale del sacerdote e del levita che però
schivano l’uomo ferito.
Questo significa
tornare umani, più ancora essere cristiani ovvero come Cristo che “lo vide, ne ebbe compassione, gli si fece
vicino”. E’ la declinazione del verbo “amerai”: “lo vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino”.
Amerai
facendoti prossimo ad ogni uomo e donna che incontri sul cammino della vita.
Questo è il vangelo. Questo è quanto dobbiamo fare se vogliamo rendere bella e
riuscita la nostra e l’altrui vita.
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