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venerdì 1 marzo 2019

VIII del Tempo ordinario - C


Si avvicina la primavera e gli alberi iniziano a mettere fiori in vista di portare frutti nella prossima estate.
E’ questa l’immagine che oggi la Parola di Dio ripropone più volte. Gesù ci ricorda appunto che come gli alberi anche noi siamo chiamati, con la nostra vita, a portare frutti buoni.
E i frutti buoni nascono dal tesoro del cuore, dall’interno: “l’uomo buono dal tesoro del suo cuore trae fuori il bene”. Tuttavia Gesù ci avverte che permane la possibilità che il cuore sia malato così da portarci a produrre sì frutti ma cattivi. Un avvertimento da non lasciar cadere a vuoto.
Quale può essere questa malattia che incattivisce il cuore?
Le parole di Gesù lasciano intuire ciò che rende l’animo umano cattivo. Potremmo diagnosticare questa malattia con due parole: presunzione e giudizio.
La presunzione di “vederci bene”, di sapere già tutto, di essere già bravi abbastanza…; ma “può forse un cieco guidare un altro cieco? Un discepolo non è più del maestro”.
Questa malattia porta a “cadere in un fosso” e non da soli ma anche con chi abbiamo la presunzione appunto di voler aiutare e guidare…
Il giudizio poi è la seconda malattia che rende cattivo il cuore facendoci portare frutti cattivi.
“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”.
Giudicare gli altri è un maledetto vizio che è difficile vincere. Non c’è tuttavia come il giudicare le persone che genera cattiveria, discriminazioni, lotte, astio, odio.
Tutti frutti cattivi che spuntano sull’albero della nostra vita se il nostro cuore si ammala di presunzione e del vizio di giudicare.
Questo maledetto pungiglione del male segna la nostra vita e ci rende incapaci di fecondità positiva.
Rassegnarci? Accontentarci? Scoraggiarci? No. C’è una via. Paolo nella seconda lettura la annuncia. “Dov’è o morte il tuo pungiglione?...Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. E poi continua: “Perciò rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”.
Gesù è colui che solo può vincere quel male che si nasconde nel cuore dell’uomo e donarci quella linfa vitale che ci rigenera e ci rende capaci di diventare alberi buoni portatori fecondi di ogni bene.
Attingiamo da Lui questa linfa: essa ci è data attraverso la sua Parola che è sempre parola creatrice e feconda, abitata dal Suo Spirito di vita.
Il cammino quaresimale che a giorni iniziamo sia occasione favorevole per attingere da Lui e per portare con Lui e grazie a Lui frutti di vita nuova.
Pur facendo fatica, camminiamo con Lui, sapendo che Lui solo può guarirci e renderci fecondi di bene, “sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”.
Allora potremo unirci al salmista riconoscendo che “Il giusto fiorirà come palma… nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi per annunciare quanto è retto il Signore, mia roccia”.

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