C’è un dono, un regalo, che tutti noi, ogni
giorno, riceviamo.
E’ questo il primo annuncio che ci è stato
fatto. Un dono che viene dall’Alto. Lo proclama Giacomo nella seconda letture: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto
vengono dall’alto e discendono dal Padre creatore della luce”.
Questo dono è la Sua Parola, nella quale veniamo
generati, resi suoi figli. Quella Parola che in principio era luce e che si è
fatta carne nel Figlio e continua oggi a farsi carne in tutti i suoi figli che
da questa stessa parola vengono generati.
Questo dono strabiliante siamo invitati ad
accogliere: “accogliete con docilità la
Parola”. Era già l’invito di Mosè al popolo di Israele, nel brano della
prima lettura: “Ascolta”. Quante
volte risuona questo invito “Ascolta, mettete
in pratica”, accompagnato dal ricordo dei motivi: perché siate saggi, “perché viviate”.
Il dono della Parola, ascoltata, accolta e
praticata produce, genera vita, personale e sociale, comunitaria.
Questo dono di vita tuttavia chiede uno
spazio, un luogo dove riposare, prendere dimora, mettere la tenda potremmo
dire. Sì perché “la Parola è stata
piantata in voi” dice ancora Giacomo. Questo luogo si chiama “cuore”. Nella Bibbia esso indica il
centro della persona, la sua coscienza, il suo intimo, il luogo delle
decisioni, delle scelte. Lo ricorda anche Gesù nella discussione accesa con scribi
e farisei: “Dal di dentro, cioè dal cuore
degli uomini” tutto prende forma, concretezza. Da lì viene bene e male,
puro e impuro, bello e brutto, menzogna e verità.
Il rischio allora è che questo centro della
persona, il cuore di ciascuno di noi, si allontani dalla Parola, non si lasci
più plasmare e illuminare da lei, non la accolga. Quando questo avviene il
cuore si indurisce, si raffredda e anche la relazione con Dio si intiepidisce,
si riduce a esteriorità, formalità al punto che “invano mi rendono culto”. Si ripetono formule, si compiono
devozioni e riti, ma più per soddisfare una tradizione umana e non per vivere
una relazione d’amore secondo la Parola che viene dall’alto.
E quando ci si abitua a vivere così, di
esteriorità, formalità, ipocrisia – così la chiama Gesù - dal cuore dell’uomo non può più venire nulla
di buono, ma solo ipocrisia appunto, falsità, malvagità, chiusura verso Dio e
verso il fratello, fino all’odio; e questo anche se si compiono riti e culti,
se si adempiono tradizioni e devozioni.
Non è forse caduta dentro questa trappola
anche la nostra vita cristiana? “Questo popolo
mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”.
Siamo oggi chiamati a gustare di nuovo quel
dono che viene dall’Alto, e fare spazio, di nuovo, nei nostri cuori a quella
Parola che “può portarvi alla salvezza”.
La fede cristiana si fonda sulla Parola di
Dio e non su tradizioni umane, pur positive e belle. Queste sono decorazione,
esteriorità; la Parola invece è vita, sostanza, interiorità, presenza stessa di
Dio nel cuore del credente. Solo da qui può venire ogni scelta e comportamento
buono. Solo da un cuore riscaldato dalla Parola possono nascere gesti e scelte
di amore, di servizio, di generosità. Sì perché questa è la vera religione: “Religione pura e senza macchia davanti a
Dio è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi
contaminare da questo mondo”. Orfani
e vedove erano allora le categorie più deboli, insieme agli stranieri. Un cuore
abitato dalla Parola di vita, un cuore di carne, non si chiuderà mai davanti a
chi è debole e sofferente. Riprendiamo con calma le parole del salmo che
abbiamo pregato: “Colui che cammina senza
colpa pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge
calunnie…, non fa danno al suo prossimo, non lancia insulti al suo vicino, non
presta denaro a usura, non accetta doni contro l’innocente..” Un cuore
illuminato dalla Parola di Dio non si lascerà mai ingannare e sedurre dalla
mentalità di un mondo che si oppone a Dio o che di Lui pensa di poterne fare a
meno.
Rinvigoriamo allora la nostra vita
cristiana ascoltando, accogliendo e praticando ogni giorno quella Parola di Dio
che, come dono che viene dall’alto, ha la capacità di ridare forza e bellezza
alla nostra vita, di farci produrre frutti di giustizia e di verità, di renderci
costruttori, insieme, di un’umanità più fraterna e pacifica.
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