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sabato 1 settembre 2018

XXII° domenica del tempo ordinario


C’è un dono, un regalo, che tutti noi, ogni giorno, riceviamo.
E’ questo il primo annuncio che ci è stato fatto. Un dono che viene dall’Alto. Lo proclama Giacomo nella seconda letture: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre creatore della luce”.
Questo dono è la Sua Parola, nella quale veniamo generati, resi suoi figli. Quella Parola che in principio era luce e che si è fatta carne nel Figlio e continua oggi a farsi carne in tutti i suoi figli che da questa stessa parola vengono generati.
Questo dono strabiliante siamo invitati ad accogliere: “accogliete con docilità la Parola”. Era già l’invito di Mosè al popolo di Israele, nel brano della prima lettura: “Ascolta”. Quante volte risuona questo invito “Ascolta, mettete in pratica”, accompagnato dal ricordo dei motivi: perché siate saggi, “perché viviate”.
Il dono della Parola, ascoltata, accolta e praticata produce, genera vita, personale e sociale, comunitaria.
Questo dono di vita tuttavia chiede uno spazio, un luogo dove riposare, prendere dimora, mettere la tenda potremmo dire. Sì perché “la Parola è stata piantata in voi” dice ancora Giacomo. Questo luogo si chiama “cuore”. Nella Bibbia esso indica il centro della persona, la sua coscienza, il suo intimo, il luogo delle decisioni, delle scelte. Lo ricorda anche Gesù nella discussione accesa con scribi e farisei: “Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini” tutto prende forma, concretezza. Da lì viene bene e male, puro e impuro, bello e brutto, menzogna e verità.
Il rischio allora è che questo centro della persona, il cuore di ciascuno di noi, si allontani dalla Parola, non si lasci più plasmare e illuminare da lei, non la accolga. Quando questo avviene il cuore si indurisce, si raffredda e anche la relazione con Dio si intiepidisce, si riduce a esteriorità, formalità al punto che “invano mi rendono culto”. Si ripetono formule, si compiono devozioni e riti, ma più per soddisfare una tradizione umana e non per vivere una relazione d’amore secondo la Parola che viene dall’alto.
E quando ci si abitua a vivere così, di esteriorità, formalità, ipocrisia – così la chiama Gesù -  dal cuore dell’uomo non può più venire nulla di buono, ma solo ipocrisia appunto, falsità, malvagità, chiusura verso Dio e verso il fratello, fino all’odio; e questo anche se si compiono riti e culti, se si adempiono tradizioni e devozioni.
Non è forse caduta dentro questa trappola anche la nostra vita cristiana? “Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”.
Siamo oggi chiamati a gustare di nuovo quel dono che viene dall’Alto, e fare spazio, di nuovo, nei nostri cuori a quella Parola che “può portarvi alla salvezza”.
La fede cristiana si fonda sulla Parola di Dio e non su tradizioni umane, pur positive e belle. Queste sono decorazione, esteriorità; la Parola invece è vita, sostanza, interiorità, presenza stessa di Dio nel cuore del credente. Solo da qui può venire ogni scelta e comportamento buono. Solo da un cuore riscaldato dalla Parola possono nascere gesti e scelte di amore, di servizio, di generosità. Sì perché questa è la vera religione: “Religione pura e senza macchia davanti a Dio è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo  mondo”. Orfani e vedove erano allora le categorie più deboli, insieme agli stranieri. Un cuore abitato dalla Parola di vita, un cuore di carne, non si chiuderà mai davanti a chi è debole e sofferente. Riprendiamo con calma le parole del salmo che abbiamo pregato: “Colui che cammina senza colpa pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie…, non fa danno al suo prossimo, non lancia insulti al suo vicino, non presta denaro a usura, non accetta doni contro l’innocente..” Un cuore illuminato dalla Parola di Dio non si lascerà mai ingannare e sedurre dalla mentalità di un mondo che si oppone a Dio o che di Lui pensa di poterne fare a meno.
Rinvigoriamo allora la nostra vita cristiana ascoltando, accogliendo e praticando ogni giorno quella Parola di Dio che, come dono che viene dall’alto, ha la capacità di ridare forza e bellezza alla nostra vita, di farci produrre frutti di giustizia e di verità, di renderci costruttori, insieme, di un’umanità più fraterna e pacifica.

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