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sabato 4 agosto 2018

XVIII° domenica del tempo ordinario


Raccogliamo subito l’invito che Paolo rivolge nella seconda lettura: ad “abbandonare l’uomo vecchio…, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo”. “Uomo vecchio, uomo nuovo”: chi sono? di che si tratta?
La Parola ascoltata ci aiuta a delineare meglio chi sia l’uno e chi l’altro, il vecchio e il nuovo. Nella prima lettura, che ci riporta al cammino del popolo nel deserto verso la terra promessa dopo la schiavitù in Egitto, possiamo identificare l’uomo vecchio con un verbo: mormorare. “Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò…”. L’uomo vecchio è innanzitutto il mormoratore, colui che si lamenta con Dio e con tutti, non si fida; arriva persino a preferire la schiavitù cui era sottoposto alla fatica di tendere alla libertà.
Nel brano di vangelo la figura dell’uomo vecchio emerge nell’atteggiamento della folla che si accontenta dei desideri più elementari: pane da mangiare e pancia piena. Non che si tratti di desideri sbagliati, anzi! Ma se il vivere si riduce a questo, ci si ritrova vecchi, senza sogni e progetti, e soprattutto terribilmente chiusi su se stessi e sempre a caccia di chi può darci ciò che desideriamo, di chi può soddisfare i nostri bisogni più bassi.
Ecco perché Gesù stimola la folla, che lo cerca certo ma sembra solo perché ha mangiato gratis i pani. Gesù li spinge a una ricerca di novità, di altro: “Voi mi cercate perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati…” Gesù provoca, invita a passare dai desideri, pur legittimi, di cui la nostra vita è colma, a qualcosa di più grande: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”.
Quanto vale anche per noi questo richiamo, questa provocazione.
A volte cadiamo in una vita che ha più del pagano che del cristiano, dove la tensione è rivolta solo ed esclusivamente a cose buone, ma esclusivamente terrene. Rischiamo di cadere anche in una idea errata di Dio: un mago che deve risolverci tutti i problemi, che deve portarci fortuna, magari farci vincere al lotto o quanto meno proteggere i nostri beni, la nostra salute e non farci mancare nulla di quello che vogliamo… E’ il dio dei pagani, non certo il Dio rivelato da Gesù che invece come Padre si prende cura di noi, così come ha fatto anche con il popolo nel deserto, non facendo mancare loro la manna lungo il cammino. Questo Dio Gesù ci rivela. “Dio non domanda, Dio dà. Dio non pretende, Dio offre. Dio non esige nulla, dona tutto.Ma Dio non dà cose, Egli non può dare nulla di meno di se stesso. Ma dandoci se stesso ci dà tutto” (E.Ronchi)
Nasce allora una domanda sulla bocca di quella gente che si sente interpellata e provocata da Gesù. “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”.
La potremmo esprimere con queste altre parole: “Che cosa dobbiamo fare per vivere da uomini nuovi? per fare esperienza di questo amore di Dio per noi?”.
Gesù ci apre la via: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Questo occorre ed è urgente.
Questo solo può saziare la nostra fame, dare giusto ordine e orientamento ai nostri desideri. Credere. Che vuol dire: lasciarsi fare. Lasciarsi amare da Dio, quel Dio che oggi continua a nutrire anche noi con quel “pane vivo” che è il suo stesso Figlio dato a noi per amore.
Credere è l’opera che ci è chiesta. Questo credere non è altro che accogliere Gesù, pane vivo che sazia la nostra fame. E l’immagine è significativa: Gesù deve diventare noi; come il cibo che si assimila, come il pane che ci nutre. Occorre fare spazio alla sua presenza, alla sua Parola.
Ecco allora delinearsi l’uomo nuovo che siamo chiamati ad essere, secondo Paolo. E’ l’uomo che sa vivere nella fede, nella totale fiducia, lasciandosi fare da Gesù, rivestendosi di Lui per divenire creato a sua immagine.
Questo ci porterà allora a mettere da parte l’uomo vecchio che si lascia guidare dai desideri più meschini e dalle sue passioni, che primeggia nella mormorazione e cerca Dio solo come colui che gli risolve i problemi immediati; che si agita nel fare pensando che ciò gli può garantire l’acquisizione di meriti e di premi salva condotta…
Rivestiamoci dunque della novità di Cristo, vivendo da figli che si lasciano fare da un Dio che è Padre. Comprendendo che vera fede è lasciarci con fiducia rivestire a immagine di Gesù, pane vivo, nutrirci di Lui e  della sua Parola, per essere e agire ogni giorno quali uomini e donne nuovi a sua immagine: perché Lui è l’uomo nuovo.

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