Una
tentazione che tutti, pur in modi diversi, ci caratterizza è quella di voler
“normalizzare” gli altri: cioè fare di tutto per farli stare dentro i nostri
schemi, le nostre abitudini, i nostri modi di vedere e di pensare. Se così non
avviene l’altro diventa il ‘diverso’ se non il nemico da cui difendermi o su
cui puntare il dito del giudizio e della critica spietata, proprio perché ‘non
è come io desidero’.
E’ un
meccanismo così radicato e perverso che a volte nemmeno ci accorgiamo di
metterlo in atto; è radicato in noi da sempre perché è generato da quel peccato
delle origini che tutti ci segna e di cui ci ha parlato la prima lettura:già lì
si tenta di rendere Dio a propria immagine invece che diventare immagine di Dio…
Questo
meccanismo perverso, da quanto abbiamo letto nel vangelo, viene applicato anche
a Gesù. Si trova in mezzo a fuochi diversi: i suoi che lo definiscono “fuori di sé” proprio perché fa cose che
non rientrano nel “abbiamo sempre fatto così”, nel cosiddetto buonsenso; gli
scribi poi che lo definiscono subito ‘nemico’, addirittura satana, proprio
perché non sanno riconoscere la novità della sua presenza e della sua azione e
tutto leggono con i loro ristretti parametri di giudizio.
Ma Gesù non
si scompone. Non si oppone nemmeno; pazientemente li chiama e cerca di aiutarli
a riflettere.
Gesù non
può essere ’normalizzato’ secondo i nostri schemi e criteri; Lui è oltre, o se
vogliamo ‘è fuori di sé’, è pazzo di quella pazzia che viene da Dio e che lo
pone fuori da ogni schema e sopra ogni tentativo di strumentalizzazione.
Lui è
venuto, come il più forte, a vincere il male e questo male è proprio quello
dell’opporsi all’altro perché diverso senza riconoscere l’agire nascosto di Dio
che opera in Lui. E’ questo il ‘peccato contro lo Spirito santo’, la bestemmia:
il rifiuto di riconoscere Dio che opera in mezzo a noi e attraverso gli altri
lì dove il bene vince sul male, l’amore sull’odio, il perdono sulla vendetta.
Da questo
lui vuole liberarci aiutandoci ad aprire invece il nostro cuore e la nostra
mente, così chiusa su noi stessi e sui nostri ristretti schemi, a ciò che
invece deve guidare la nostra vita: la volontà di Dio. “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”, “Chi fa la volontà di
Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.
Nascono
nuove relazioni, nasce un modo nuovo di guardare agli altri e ai fatti, nascono
uomini e donne che sanno guardare con occhi diversi ogni cosa alla ricerca
costante di quella volontà di Dio che altro non è ciò che a Dio piace e che ci
ha rivelato nella sua Parola: pace, giustizia, misericordia, amore,
solidarietà, vita.
Gesù è
ritenuto pazzo perché privilegia tutto ciò, anteponendolo alla ristretta logica
dei propri interessi e del ristretto clan famigliare.
E’ la
pazzia chiesta anche noi suoi discepoli; troppo ci chiudiamo sui nostri
interessi privati rischiando così di assecondare non il bene ma il male, non la
pace e l’amore ma l’odio e la vendetta, non la vita ma la morte. Questo avviene
quando non è la volontà di Dio a guidarci, divenendo così chiusi alla Sua
azione e non riconoscendo, se non opponendoci, all’azione del suo Spirito: “rei di colpa eterna” dice Gesù a chi si
oppone allo Spirito.
Ecco allora
l’invito che oggi la Parola ci rivolge: lasciamoci liberare da Gesù, Lui che è
venuto sconfiggere il male, quel male che si insinua in noi e ci porta alla
chiusura degli occhi e del cuore, e ci impedisce di riconoscere e compiere ogni
giorno la volontà del Padre, pur invocandola nella preghiera quotidiana.
“Diventiamo
sovversivi. Un cristiano autentico è sempre sovversivo, uno che va contro
corrente” (d.L.Ciotti citando d.T.Bello)
E lasciamo
pure che gli altri dicano che siamo fuori di noi se questo sta a indicare che
viviamo da figli di Dio secondo la volontà sua, secondo il vangelo della vita.
Certo fuori di noi, dai nostri schemi, per essere con tutti coloro che seguono
Gesù, Maria in primis, la sua famiglia, per vivere oggi e sempre legati a lui
da vincoli così profondi di amore perché portiamo nel cuore e ci lasciamo
guidare ogni giorno dalla Sua volontà.
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