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venerdì 2 marzo 2018

Terza domenica di Quaresima



Gesto clamoroso quello che Gesù compie nel Tempio; gesto che ben conosciamo e forse per questo motivo portati a ridurre nel suo vero significato. Riduciamo tutto a una sfuriata, a uno sfogo verso scribi, farisei, autorità religiose. In realtà molto più profondo e forte è il significato di quanto Gesù ha fatto.
Innanzitutto non dimentichiamo che per gli Israeliti la Legge (di cui parla la prima lettura) e il Tempio erano i pilastri della loro vita religiosa. La Legge data attraverso Mosè (le dieci parole) era la “costituzione” di Israele come popolo libero e il Tempio unico a Gerusalemme era il luogo della Presenza unica di Dio in mezzo al suo popolo.
Quindi Gesù si scontra proprio con ciò che per la fede di Israele era l’essenziale. Indubbiamente sappiamo che la Legge non sempre era osservata e vissuta e che anche il Tempio era stato ridotto a luogo di scambi e di commercio più che a casa di preghiera. Questo ci porta a comprendere come una certa “pulizia” poteva anche starci bene: “purificazione del Tempio”, così viene normalmente denominato questo episodio.
Ma anche queste osservazioni, pur vere, limitano la portata del gesto di Gesù. Infatti non si tratta tanto di una voglia di purificazione, di pulizia da ciò che l’uomo, con i suoi interessi meschini, ha lordato. Gesù qui intende – ed è questo il senso profondo dell’episodio – “rovesciare”, non tanto i banchi dei cambiavalute, ma la stessa idea di Tempio e di Legge. Più ancora: intende rovesciare la stessa idea di Dio che il popolo, venendo meno alla fedeltà all’Alleanza, aveva maturato.
Lo scopo dunque è aiutare questo suo popolo a compiere un passo in avanti, ad aprire il cuore per riscoprire quella relazione con Dio quale relazione di amore. Per aprire gli occhi su un Dio che non abita dietro una Legge e dentro un Tempio, bensì dimora in quella casa di carne che è il Figlio dell’Uomo, Gesù stesso.
Lui è il compimento della Legge, Lui è il nuovo Tempio. Nella sua divina umanità ci manifesta il vero volto di un Dio che non aspetta i nostri sacrifici, i nostri doni, le nostre prestazioni religiose, bensì viene verso di noi, facendosi dono per tutti, donandoci se stesso nella carne viva di Gesù, abitando in mezzo a noi dentro questa nostra umanità.
“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere… egli parlava del tempio del suo corpo”. Nella sua Pasqua questo corpo muore e risuscita e diventa il corpo con molte dimore, la casa dove tutti noi veniamo incorporati. In Cristo allora la nostra realtà umana diventa dimora di Dio.
C’è dunque un capovolgimento totale di prospettiva: Dio abita nell’uomo, in quell’uomo chiamato Gesù. In Lui viene a noi per offrirci misericordia e perdono, tenerezza e amore, luce e verità. Lui che “conosce quello che c’è nell’uomo”.
Quanti lo riconoscono e lo accolgono vengono a Lui incorporati: con Lui formano un solo corpo, diventano grazie al dono del Suo Spirito, tempio vivente.
In Lui fiorisce allora una umanità nuova, un popolo nuovo che diventa luogo della presenza definitiva di un Dio che abita l’umanità. In Gesù ogni uomo può riconoscersi tempio di Dio, dimora dello Spirito la nuova Legge che guida a relazioni profonde di amore col Padre e con ogni essere vivente.
E’ veramente un “rovesciamento” di pensieri, di mentalità, di atteggiamenti, di vita.
Svelamento del volto divino umano di Dio in Gesù e svelamento del valore divino di ogni persona umana, spazio reale della Sua Presenza.
Invito per tutti noi oggi a vivere una fede profonda che si radica in una relazione autentica di fiducia e di amore nel Dio di Gesù e nel contempo che si fa capace di riconoscerlo, di rispettarlo e accoglierlo, di servirlo e amarlo in ogni uomo e donna, tempio della Sua permanente presenza tra noi. 
E così radicati in questa fede adulta veniamo resi capaci di ridare nuova linfa alla vita delle nostre comunità, corpo vivente di Cristo, per operare con maggior consapevolezza e decisione dentro questo nostro tessuto sociale, dentro questa nostra umanità per renderla sempre più lo spazio, il tempio dove divino e umano si incontrano per far germinare in tutta la sua bellezza il Regno di Dio.

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