Un
incontro carico di assoluta novità. Un episodio rivoluzionario quello che oggi
il vangelo ci racconta.
Per
capire tutta la forza che questo episodio racchiude in sé occorre pensare a
come, nella società di allora, ci si poneva nei confronti di personaggi come il
lebbroso. La prima lettura ci ha detto che queste persone erano considerate
impure: si pensava che la lebbra fosse conseguenza del peccato, si vedeva in
loro il castigo di Dio e quindi queste persone venivano allontanate, segregate;
non potevano avvicinare alcuno, né potevano essere avvicinate, pena il contagio
non solo fisico (così si pensava) ma soprattutto morale: chi li toccava si
contagiava, diventava di fatto lui pure emarginato. Insomma i lebbrosi erano
cadaveri viventi, esclusi dalla vita sociale e religiosa.
E
come Gesù si pone davanti a questa persona? Da rivoluzionario. Lui non si
preoccupa della vicinanza del lebbroso, anzi gli si fa incontro “ne ebbe compassione, tese la mano, lo
toccò”. E così facendo, non solo va contro una legge, ma sopratutto
manifesta il vero volto di Dio. Di fatto non c’era alcun bisogno che lo
toccasse; bastava, come già aveva fatto altrove, una sua parola; e invece vuole
toccare, anche se questo era proibito dalla Legge. Vuole farsi vicino. Vuole
concretamente manifestare che non ci sono barriere per Dio.
“Lo voglio”: sono le parole
chiare che dicono la volontà di Dio. Questo Dio vuole: non emarginare nessuno.
“Sii purificato”: un Dio che vuole
che tutti possano vivere una vita degna, dignitosa e entrare in una relazione
d’amore con Lui.
Ecco
la grande novità che non può essere taciuta. Ecco il manifestarsi
dell’autentico volto di Dio. Gesù ribalta totalmente i modi di pensare, vedere
e agire dell’Antica Legge, ribalta la concezione stessa di Dio.
Da
qui allora derivano alcune fondamentali conseguenze.
Non
è vero, come insegna la religione, che l’uomo deve purificarsi per avvicinarsi
e accogliere il Signore, ma è vero il contrario, accogliere il Signore è ciò
che purifica l’uomo.
Non
è vero allora che Dio castiga il peccatore con la malattia, ma piuttosto Lui è
ancor più vicino a chi è malato e peccatore; per loro si è manifestato, non per
i sani!.
E
ancora: Dio non esclude nessuno; nessuno può e deve essere considerato impuro
davanti a Lui. Ognuno per lui è figlio, anche se segnato dal male, dal peccato.
Un figlio amato, di cui si muove a compassione, a cui si avvicina per tendere
la mano, toccare e reintegrare in una relazione d’amore.
Questa
è la buona notizia, il vangelo, che smuove le genti che “venivano a lui da ogni parte”.
E’
questa la buona notizia che oggi, come singoli e come chiesa dobbiamo
annunciare e più ancora manifestare con i nostri gesti, le nostre azioni: “ne ebbe compassione, tese la mano, lo
toccò”.
Quel
lebbroso innominato e sconosciuto altro non è che il simbolo di tutti coloro
che, ancor oggi, vengono emarginati, giudicati, esclusi nella società e a volte
anche nella stessa chiesa.
Non
dobbiamo chiudere gli occhi. Troppo volte escludiamo, giudichiamo, emarginiamo
uomini e donne che, a causa delle loro idee, delle loro scelte o anche dei loro
sbagli, classifichiamo come “gente da non avvicinare”, dunque come fossero ’lebbrosi’,
intoccabili.
Forse
sarebbe utile un piccolo esame di coscienza per riconoscere tali persone: stranieri,
divorziati o separati, disabili e malati, anziani dimenticati, persone che
hanno idee diverse da noi o ci stanno anche solo antipatici…
Il
mondo è ancora pieno di tanti lebbrosi: non solo quelli segnati dalla malattia
(che pur potendo essere debellata non lo è per mancanza di volontà umana e di
fondi…), ma anche di tanti ‘lebbrosi’ che la nostra società (cioè noi) crea con
modi di pensare, vedere e agire.
Possiamo
dirci cristiani atteggiandoci in questo modo?
Essere
cristiani è diventare “imitatori di
Cristo” come ci ricorda Paolo nella seconda lettura, imparando a fare tutto
“per la gloria di Dio” e non secondo
le nostre misure e regole umane.
Imitare
Cristo è diventare capaci anche noi di pensare, vedere le persone e agire come
ha fatto Lui: “ne ebbe compassione, tese
la mano, lo toccò”.
E’
la sovversione di ogni legge che ha di mira la segregazione; è il rifiuto di ogni
tipo di divisione (di provenienza, di
colore di pelle, di posizione sociale…), che conduce all’allontanamento (se non
all’eliminazione…) del diverso.
Tocca a noi cristiani, oggi soprattutto, diffondere
nel mondo il volto autentico di Dio, che in Gesù è venuto a contagiarci con il
suo gratuito e smisurato amore, facendo sì che nessuno si ritrovi emarginato e
rifiutato per alcun motivo, ma tutti si riconoscano figli dell’unico Padre,
fratelli e sorelle che si accolgono e si sostengono gli uni gli altri.
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