Splendida e sconcertante nelle stesso tempo
la Parola ascoltata oggi. Si muove su un paradosso più volte richiamato nelle
letture.
Per paradosso si intende un’opinione
contraria al modo comune di pensare. Proviamo a chiederci: qual è il modo
comune di pensare? E’ credere che noi contiamo se siamo grandi, forti,
intelligenti, superiori agli altri…, mentre chi è piccolo, umile e mite,
semplice, lo consideriamo poco importante, se non uno stupido…
Ebbene oggi la Parola di Dio ci presenta un
messaggio totalmente contrario a questo. Ci dice che la vera sapienza e
grandezza, il vero valore e la forza autentica stanno proprio nella mitezza,
nella semplicità, nell’umiltà.
Per dare verità a questa affermazione, che
ci appare appunto un paradosso assurdo, la Parola ci ricorda che Dio ha scelto
di stare da questa parte, di essere Lui stesso il Dio della mitezza e della
piccolezza. Ecco la sorpresa. Noi uomini che siamo polvere al vento ci facciamo
arroganti e viviamo di continuo delirio di onnipotenza, Dio invece che è tutto
e tutto sa, Lui è mite e umile di cuore. Semplicemente splendido. Semplicemente
sconcertante perché viene a capovolgere i nostri parametri di giudizio e i
nostri stili di vita.
In Gesù si manifesta un Dio dal volto mite
e umile, già annunciato dai profeti: il grande re atteso, il Messia liberatore,
viene, dice il profeta nella prima lettura, ma in modo ben diverso dalle
aspettative: “Egli è giusto e vittorioso,
umile cavalca un asino… annuncerà la pace alle nazioni”.
Come non vedere in questa immagine Gesù
stesso che su un asino entra a Gerusalemme per opporsi a ogni violenza con la
mitezza e portare quella pace che non è frutto di conquista ma offerta di
perdono e di riconciliazione?
In Gesù ci è manifestato dove abita la vera
sapienza e la vera grandezza: in ogni uomo e donna che sanno vivere con
mitezza, semplicità e umiltà.
“Ti
rendo lodo Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le
hai rivelate ai piccoli”: è la logica delle beatitudini che proclamano felici e
realizzati quanti si aprono con fiducia a Dio e non confidano in sé stessi. E’
la conferma che ci offre Maria esclamando: “Ha
guardato all’umiltà della sua serva… grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.
Gesù ci svela dove si trova la vera
sapienza e grandezza: nel confidare umilmente in Dio e non in sé stessi.
Infatti una sapienza e una grandezza senza
umiltà e semplicità, senza abbandono fiducioso a Dio, sfocia in arroganza,
prepotenza, presunzione, orgoglio che generano, attorno e nella vita stessa della
persona coinvolta, solo lotta, tensione, divisione, cattiveria.
Lo vediamo anche troppe volte
nell’esperienza quotidiana: chi si lascia prendere dalla smania di voler essere
grande e intelligente senza avere un cuore umile e semplice finisce per fare
grandi danni e generare frutti di odio e di cattiveria; questo sia a livello di
chi governa gli altri, sia nelle nostre comunità cristiane, come pure nella
vita quotidiana delle nostre famiglie e nelle relazioni con le persone.
Il discepolo di Gesù invece, come ci ricorda
Paolo, “non è sotto il dominio della
carne, ma dello Spirito”. Il dominio della carne è proprio il vivere con
arroganza e presunzione, credendosi superiori e migliori degli altri, è il
vivere per sé e vedendo solo se stessi.
Chi invece è sotto la guida dello Spirito,
quello “Spirito di Dio che abita in voi”
ricorda ancora Paolo, allora diventa capace di una sapienza e grandezza
diversa, frutto di mitezza, semplicità e umiltà che produci frutti di amore, di
serenità, di pace.
E’ verso questo orizzonte che dobbiamo
muovere i nostri passi, orientare il nostro cammino. Un cammino che ci porti a
un cambio di mentalità e di atteggiamenti. Un cammino non facile, perché forte
è in noi la pressione della “carne”,
dell’egoismo, dell’orgoglio e della mentalità corrente... Ma Dio non solo ci ha
mostrato che Lui sta da questa parte, non solo ci ha rivelato in Gesù come
questo stile alla fine premia ed è vincente. Più ancora: in Gesù si è fatto per
noi sostegno e guida. “Venite a me voi
tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo
sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete
ristoro per la vostra vita.”
Ecco Gesù che ci invita: venite, imparate, prendete, troverete.
Sono i verbi del cammino cristiano. Venire
a Gesù per imparare il suo stile di vita. Prendere anche noi il suo giogo;
parola strana che per gli ebrei simboleggiava la Legge alla quale sottomettersi.
Ebbene Gesù invita a prendere certo il giogo ma il suo, cioè la sua legge che è
il comando dell’amore, legge dolce e leggera che genera ristoro e pace: “troverete ristoro”.
In Gesù ci è offerta l’unica cosa che
conta; non ci impone comandi e leggi; non ci chiede obblighi da rispettare; ci
offre solo ristoro, pace, conforto. Questo è il frutto di una vita che si
lascia guidare dal Suo Spirito e si apre con fiducia e semplicità al suo amore.
Tutto ciò è quanto andiamo cercando ogni
giorno e di cui abbiamo assoluto bisogno.
Solo con Lui possiamo trovare pace,
consolazione e forza per il cammino.
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