La festa di
Pentecoste è la festa della Pasqua che si compie in noi, nella chiesa tutta.
Se la prima lettura
ci parla dell’avvenimento della Pentecoste, avvenuto cinquanta giorni dopo la
Pasqua, il Vangelo ci riporta invece alla sera della Pasqua stessa, il primo
giorno della settimana.
In questo incontro
con i discepoli, Gesù risorto lascia loro come dono lo Spirito: “soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito
Santo.”
Dono già dato
dunque. Tuttavia è stato necessario quel tempo dei cinquanta giorni perché questi
discepoli capissero e soprattutto si lasciassero invadere dal quel soffio.
Ecco la Pentecoste:
pienezza della Pasqua, suo compimento e attuazione nella vita dei discepoli.
Anche per noi – a
pensarci bene – è un po’ così: lo Spirito ci è stato già dato fin dal Battesimo
e dal giorno della Confermazione, ma quanto siamo consapevoli di questo dono e
della sua presenza nella nostra vita?. Ecco che la chiesa ci invita ogni anno a
rivivere nella Pentecoste una rinnovata effusione del dono dello Spirito perché
abbiamo ad esserne più consapevoli e più capaci di accoglierlo e lasciarlo
agire in noi.
Lo Spirito porta
così a compimento la Pasqua, perché attua anche in noi la presenza del Cristo
crocifisso e risorto, la presenza di quell’amore del Padre da Gesù annunciato,
vissuto, testimoniato e ora donato. Così lo Spirito produce anche in noi i
frutti della Pasqua, genera la vita nuova di figli amati e risorti in Gesù.
Quella vita nuova che si compie a manifesta nella pace del cuore e nel perdono
condiviso: “Pace a voi… perdonate…”;
è tutta la novità dell’amore di Dio, della sua presenza in noi.
Lo Spirito è
infatti la vita del Padre e del Figlio donata a noi.
Infatti “nessuno può dire ‘Gesù è il Signore’ se non
sotto l’azione dello Spirito”, ricorda Paolo ai Corinzi. E questa presenza
d’amore che genera la fede ci arricchisce anche di capacità diverse: “A ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito”. E questo
ha come fine “il bene comune” che si
attua nel diventare “un solo corpo”,
in una comunione armonica che tutti unisce.
E’ lo Spirito
quindi la sorgente della vita cristiana e della comunità: la chiesa nasce
proprio dalla Pentecoste che porta a compimento la Pasqua, mistero di
riconciliazione e di pace, di cui la chiesa è resa testimone con la sua stessa
vita, col suo realizzare l’unico corpo di Cristo nell’armonia, nella pace,
nell’unità.
Ma c’è di più: lo
Spirito è anche la vita stessa del creato.
Lo hanno proclamato
chiaramente il salmo che abbiamo pregato e la sequenza di questa festa: “Mandi il tuo Spirito sono creati e rinnovi
la faccia della terra”; “Senza la tua
forza nulla è nell’uomo, nulla senza colpa”. Lo Spirito santo è la forza
vitale che spinge l’uomo e la storia tutta verso la piena realizzazione. E’ il
vento che spinge verso un oltre. E’ il fuoco che accende nei cuori di ogni
essere vivente, la ricerca dell’amore, della pace, del bene. Tutto il bene, il
positivo, che c’è nel mondo, ovunque si manifesta (dentro le più disparate
culture, religioni, realtà..) è frutto del soffio dello Spirito.
Ecco perché lo
dobbiamo invocare senza stancarci, e non solo per noi, cristiani, ma per tutti,
per l’umanità intera.
Invocarlo perché
tutti possiamo da Lui lasciarci guidare e plasmare per essere sempre più
costruttori di una storia secondo il disegno di Dio.
Come può avvenire
questo? Come può questo dono entrare dentro la nostra vita e trasformarla?
Per noi, discepoli
di Gesù, la strada è duplice: la preghiera al Padre che dona lo Spirito a
quanti glielo chiedono e l’ascolto di Gesù, della Sua Parola che è animata dal
suo soffio: Parola che è Spirito e vita e che opera efficacemente cin chi la
accoglie, ascolta e pratica.
Lo ricorda a noi
proprio l’evento della Pentecoste: nel cenacolo i discepoli con Maria pregano e
ascoltano, pregano e ricevono, ricevano a annunciano una Parola che ora abita
nel loro cuore, nella loro vita.
L’unico linguaggio
che nasce nel giorno di Pentecoste sotto il soffio dello Spirito non è altro
che il linguaggio della Parola di Dio, del Vangelo, chiamato a diffondersi nel
mondo e raggiungere la mente e il cuore di tutte le genti: lingue diverse ma
che tutti comprendono come loro lingua nativa; quella Parola che tutto ha
creato, lingua nativa dell’umanità intera, sotto il soffio dello Spirito
diventa Parola che unisce i diversi, li riconcilia in un solo corpo, genera una
nuova umanità.
Anche noi, pervasi da quello stesso Spirito,
lasciamoci guidare dalla sua Parola e diventiamo annunciatori e testimoni del
suo Vangelo, collaborando con tutti gli uomini e le donne di buona volontà,
guidati anch’essi dallo stesso Spirito, nel costruire un’umanità migliore, più
pacifica e riconciliata.
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