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sabato 6 febbraio 2016

Quinta domenica del tempo ordinario



Nel vangelo c’è come sempre la nostra vita. Oggi.
C’è un gruppo di uomini, prima ancora che di discepoli, che dopo aver pescato tutta la notte non portano a casa nulla.
Come siamo loro simili. La nostra vita rischia di essere un continuo affannarci senza portare a casa nulla; stiamo faticando per nulla in tutto il nostro agitarci.
“Abbiamo faticato tutta la notte ma non abbiamo preso nulla”.
Tornando alla pagina del vangelo ci viene ricordato il perché di una vita che sa di fallimento. Stiamo lavorando senza Gesù e la sua Parola.
“La folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la Parola…salì su una barca e insegnava alle folle… Quando ebbe finito di parlare disse a Simone: ‘Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca’...” Un momento di esitazione pensando al fallimento della notte, ma poi un atto stupendo di fiducia: “ma sulla tua Parola getterò le reti”.
Sulla tua Parola. Ecco cosa abbiamo dimenticato. Non facciamo più ressa per ascoltare Gesù, non abbiamo più posto per lui sulla barca della nostra vita così strapiena di cose inutili, non abbiamo più il coraggio di rischiare ascoltando la sua Parola.
Tutto facciamo, in continua agitazione, tanto facciamo, ma senza la luce della fede, senza l’umiltà di ascoltare la Sua Voce. Abbiamo separato la nostra vita dalla Sua. Un Dio escluso, separato. Pensiamo di poter fare da soli per amministrare bene la società, per fare politica, per educare i figli. Dobbiamo smettere di pensare che possiamo farcela senza Dio e la sua sapienza; che possiamo difenderci da soli contro il male, e che possiamo costruire e organizzare da soli le nostre città, le nostre famiglie, le nostre comunità. Questa è pazzia. “Abbiamo faticato tutta la notte ma non abbiamo preso nulla”.
“Ma sulla tua Parola getterò le reti. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci”. Non si tratta di non fare più quello che facciamo, di trascurare i nostri impegni quotidiani, il lavoro, la politica, l’educazione; no affatto. Sono le stessi reti di prima, lo stesso lavoro di prima che i discepoli fanno; ma non più da soli. Con Lui. Ascoltando Lui.
Quella sua Parola che apparentemente va contro ogni logica umana. Pietro lo sapeva bene da pescatore esporto qual’era: di notte si deve pescare non di giorno; cosa vuoi che ne sappia un falegname di pesca! Eppure “sulla tua Parola getterò le reti” anche se mi sembra di fare cosa assurda, inutile. “Presero una quantità enorme”. L’obbedire a una Parola che va contro le logiche umane del successo, del profitto, per seguire una logica differente che è quella del Vangelo, alla fine porta a trovare la pienezza e la vera riuscita.
Ecco la strada che ci viene indicata da questa pagina del vangelo di oggi. Non vivere senza Gesù. Accoglilo nella tua barca, dentro la tua vita di ogni giorno e lasciati guidare dalla sua Parola anche quando questa ti sembra chiedere cose così lontane dal buon senso umano: ‘perdona, accogli, servi, ama, donati, prega, non giudicare, condividi’… Così risuona questa Parola sempre. Ascoltala, getta le reti, cioè lavora e impegnati facendo ciò che ti dice e vedrei la tua vita traboccare di ogni bene.
Il luogo dell’insuccesso e della nostra sconfitta, se abitato dalla Parola di Dio, diviene luogo di vita e di abbondanza. Davanti a Lui la nostra vita non viene annullata; non ci chiede di smettere ciò che facciamo, ma di farlo in modo nuovo. “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Quello che hai sempre fatto d’ora in poi sia fatto in modo nuovo, che giovi al bene di tutti, che porti anche gli altri a vita nuova; in questo sta il ‘pescare uomini’: lavorare per il bene di tutti, agire e operare non solo per se stessi, ma per portare anche gli altri alla luce, alla vita, al vero bene. 
Questo può sembrare impossibile. Chi sono io per riuscire a fare questo? Tutti noi scopriamo la nostra inadeguatezza, il nostro limite, il nostro peccato. Come Isaia “uomo dalle labbra impure io sono”; come Paolo “non sono degno di essere chiamato apostolo”; come Pietro “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. E’ così: è la nostra realtà umana e fragile. Tuttavia il Signore dice anche a noi: “Non temere, tu sarai…”. Tocca le nostre labbra, sale sulla nostra barca, entra nella nostra vita e, accogliendoci così come siamo, ci dona la sua grazia, il suo amore, la sua forza. “D’ora in poi tu sarai”. Bello questo: “tu sarai”. Con me – ci dice Gesù – tu sarai capace di cose nuove, belle, grandi. “Sulla mia Parola” la tua vita porterà nuovi frutti. Il nostro Dio è un Dio tre volte santo ma che non sta lontano e distante, bensì si intreccia con la nostra fatica di esseri umani, con i nostri fallimenti, con la nostra vita di ogni giorno. Un Dio che sale in barca… vive con noi e in noi, solo che noi lo vogliamo accogliere e ascoltare. Allora “Tu sarai..”. Noi tutti saremo uomini e donne nuovi capaci di costruire una storia non di affanno, stress, agitazione, confusione che alla fine ci lascia a mani vuote, ma una storia aperta al nuovo, al bene e alla giustizia, alle cose veramente essenziali e che contano. E tutto questo attraverso noi, il nostro impegno, il nostro lavoro assiduo e serio, ma abitati dalla sua Presenza che va oltre il nostro limite e le nostre fragilità cosi che anche noi possiamo affermare “per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana”. Pronti alla fine ad aver compreso che val la pena mettere tutto in secondo ordine per seguire solo Lui: “e tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”

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