Inizia in modo
solenne, grandioso, questo brano di Vangelo. Un elenco di date e di nomi. Una
scena grandiosa che si restringe pian piano… Quasi come se una cinepresa
riprendesse questo scenario da lontano per poi avvicinarsi sempre più: dal
tutto al particolare.
In questo
avvicinarsi e scendere protagonista è la Parola di Dio “la Parola di Dio venne”. E’ l’Avvento. L’attesa della venuta di
Dio.
Una Parola che
scende dentro la nostra storia. Ma per farsi presente non dove ci sono i
potenti, le autorità politiche o religiose, bensì nel deserto, nella vita di un
personaggio ai più sconosciuto: “venne su
Giovanni nel deserto”.
In un contesto
storico problematico, sia dal punto di vista politico che religioso, la
speranza viene dal deserto dove la Parola può trovare un uomo non distratto che
si lascia riempire dalla Sua potenza. Quasi a ricordarci che anche oggi ogni possibile speranza di rinnovamento, della società e della chiesa
stessa, inizia non da strategie, documenti, proclami, ma da un uomo, da una
donna che, ‘nel deserto’, nel silenzio interiore e nella povertà-semplicità di
vita, si lasciano rinnovare dentro, plasmare e dare forma nuova dalla Parola di
Dio.
Dio fa la storia
non con i potenti, ma con i piccoli, i semplici, come Giovanni, come Maria di Nazaret.
Ci chiediamo: può
Dio oggi costruire la nostra storia, questa nostra chiesa di cui siamo membra,
anche attraverso di noi?
Questo è il
messaggio che ci viene proposto.
Dio è colui che
può rinnovare la storia degli uomini e lo vuole. Lo ricorda il profeta: “Dio ha deciso di spianare ogni alta
montagna…di colmare le valli livellando il terreno”. Sono immagini che
parlano di liberazione, novità, rinnovamento: un nuovo esodo, una nuova vita si
fa possibile con Lui.
Ma questo chiede
che ci siano uomini e donne capaci di accogliere con disponibilità la Sua
Parola. Una Parola che scende mentre i potenti salgono… Una Parola che si fa
vicina a chi ha il cuore libero e accogliente.
“La Parola venne su Giovanni”. Potremmo rileggere mettendo il nostro nome… La Parola viene oggi su di
me, su ciascuno di noi, in questa nostra comunità radunata insieme. Viene per
smuovere, cambiare, rinnovare, spingere alla testimonianza.
“Venne su Giovanni… egli percorse tutta la regione…
predicando”. Diventa ‘voce
che grida’, vita che testimonia, per portare ogni uomo alla salvezza: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.
Questo è lo scopo
finale per cui la Parola scende, viene tra noi e in noi, e ci rinnova e spinge affinché
tutti possano toccare con mano il Dio che salva.
Oggi la nostra
Diocesi celebra la giornata del Seminario: insieme preghiamo per i giovani che
si sentono chiamati a diventare preti, ‘voce
che grida nel deserto’, perché non manchino risposte generose; tuttavia non
dimentichiamo che siamo invitati a riscoprire come questa chiamata è per tutti
noi.
Ogni cristiano è
uno sul quale “la Parola venne”.
E allora se uno
ha il vangelo fra le mani e nel cuore e non diventa ‘voce’, tradisce la Parola, non ha capito nulla. La Parola viene in
noi non per farci più belli, più bravi degli altri, ma per spingerci a viverla
e annunciarla senza sosta, fino al traguardo: quando la Parola di Dio sarà
tutto in tutti. Tu o sei voce o non sei cristiano.
La nostra
missione è diventare voce, che annuncia alla città distratta e scettica, che
Dio ci visita, è presente in Gesù nel mondo. Un Cristo che nasce per farci
rinascere, per farci diventare uomini e donne nuovi.
A questo siamo
chiamati. Lo ricorda anche Paolo nella seconda lettura: “prego con gioia per voi a motivo della vostra cooperazione alla
diffusione del vangelo”. Ma come si coopera a diffondere il vangelo? Paolo
prosegue: “che la vostra carità cresca
sempre più… perché possiate distinguere ciò che è meglio”. Vivendo tra noi l’amore del Cristo e in lui
discernendo ciò che è il meglio.
Questo chiede ovviamente che prima ci
lasciamo raggiungere, afferrare, conquistare dalla Sua Parola. Dobbiamo dare
ogni giorno un po’ di tempo e un po’ di cuore alla semplice lettura del Vangelo
e la Parola pian piano verrà ad abitare in noi e a inizierà a plasmare le
nostre scelte, i nostri atteggiamenti, fino a renderci ‘voce che grida’, vita che annuncia la Sua Presenza con i gesti e le
scelte dell’amore.
Dobbiamo per questo “preparare la via” perché la Parola possa trovare spazio in noi;
questo avviene con l’abbassare e il riempire “ogni burrone sarà riempito, ogni monte e colle abbassato”. Sono i
nostri vuoti interiori da riempire, è il nostro orgoglio e presunzione di poter
fare a meno di Dio che va abbassato.
Così si “raddrizzano
i suoi sentieri”, così potremo diventare grembo che accoglie la Parola di
verità e di vita che è Gesù, fino a diventare di questa Parola ‘voce’, fino a dare a questa Parola carne
con la nostra vita. Come Giovanni, Come Maria. Allora sarà ancora Natale.
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