Il
pane, elemento base della nostra nutrizione, nella Bibbia, diviene il segno
della cura che Dio ha per l’uomo e del suo amore sovrabbondante.
Già
nell’Antico Testamento il pane ha indicato più volte questa attenzione di Dio
verso di noi: nella prima lettura i venti pani d’orzo, “secondo la parola del profeta” sfamano cento persone, avanzandone.
Ma come non ricordare la manna, il pane del deserto, che accompagna il cammino
del popolo verso la terra promessa?
Gesù,
colui che è venuto a rivelarci il vero volto di Dio, fa del pane il segno
principale per trasmetterci la concretezza dell’amore del Padre che si prende
cura di noi. Non a caso tutti e quattro gli evangelisti ricordano l’episodio
che oggi abbiamo letto e che sbrigativamente definiamo: la moltiplicazione dei
pani; di fatto qui, come vedremo, non si moltiplica nulla, semmai si divide, si
distribuisce il pane che diventa così nutrimento per tutti e non più privilegio
di pochi.
Il
pane poi sarà scelto da Gesù per diventare il segno della sua Presenza: pane
spezzato, corpo donato nell’Eucaristia. Proprio dallo “spezzare il pane” i suoi discepoli imparano a riconoscerlo lungo la
via.
Giovanni
ci accompagnerà da oggi per cinque domeniche proponendoci il capitolo sesto del
suo vangelo, che abbiamo appunto iniziato a leggere, tutto dedicato al discorso
di Gesù sul “pane della vita”. Giovanni,
lo sappiamo, non racconta l’istituzione dell’eucaristia, ma fa di questi
episodi e discorsi l’equivalente.
Nell’episodio
di oggi, ambientato “mentre era vicina la
Pasqua”, vediamo infatti un Gesù che prende l’iniziativa, è lui che agisce
e lo fa liberamente, senza costrizione alcuna. Lui interpella i suoi discepoli
e poi, in quanto “sapeva quello che stava
per compiere”, “prese i pani e dopo aver reso grazie li diede..”: lui
stesso li distribuisce, facendosi così servo e dando l’esempio ai suoi. Sono
gli atteggiamenti che ritroviamo in Gesù nell’ultima cena e che fanno
dell’eucaristia un gesto di servizio, di donazione gratuita e totale, di amore
per tutti.
Avremo
modo continuando nella lettura del brano, nelle prossime domeniche, di fermarci
a riflettere sulla ricchezza e sull’importanza di questo pane che è
l’eucaristia.
Oggi
l’attenzione viene invece catturata da altri particolari del racconto.
Innanzitutto
l’esitazione e l’incapacità dei discepoli nel sapersi prendere cura della
folla. Provocati da Gesù (“diceva così
per metterlo alla prova”) non sanno trovare altra possibilità che affidarsi
al denaro (“Dove potremo comprare il
pane…?”); e pur davanti a una piccola possibilità (i cinque pani d’orzo e i
due pesci del ragazzo) non sanno far altro che manifestare sconforto e
pessimismo: “che cos’è questo per tanta
gente?”. Non sanno individuare altre soluzioni al disagio della folla e un
poco, diciamolo, ci assomigliano…
Qui
entra in gioco Gesù facendo capire loro che altra è la soluzione, altro è il
modo di prendersi cura delle persone e delle loro fatiche. Non il denaro, non la
sfiducia anche in quel poco di bene e di possibilità presenti, ma piuttosto la
capacità vivere un amore generoso che sa, proprio partendo dal poco, dalla
debolezza e pochezza umana (i cinque pani e i due pesci), aprirsi alla
condivisione. E’ nell’offerta di chi sa donare anche il poco, di chi sa fare il
primo passo, perché altri passi si aprano e si arrivi così al cuore, ai bisogni
di tutti: questa è la strada che Gesù vuole indicarci.
Non
moltiplicazione (che ha sempre un richiamo legato al profitto, al denaro…)
bensì distribuzione, condivisione quale via per rendere tutti partecipi di
quanto già abbiamo.
Non
moltiplicare, ma distribuire è il vero miracolo!
Quante
situazioni problematiche anche oggi potrebbero essere diversamente affrontate,
e forse anche risolte, se imparassimo la strada della distribuzione, della
condivisione delle risorse, dei beni, delle capacità, del tempo, delle doti che
ognuno, pur nel suo piccolo, possiede; e invece… si cerca solo di moltiplicare
per sé, di accumulare per difendere le proprie sicurezze: questo nel macro come
nel micro cosmo.
D'altronde
per diventare capaci di una logica diversa non è facile; occorre tornare
bambini! Pensate che tra quelle cinquemila e più persone di allora nessuno
avesse anche solo un panino o altro? Sicuramente chissà quanti avevano
qualcosa; ma erano tutti ‘adulti’, cioè preoccupati solo per sé e quindi
incapaci di condividere.
Chi
invece condivide il poco? Un ragazzo, l’unico che pur avendo con sé la sua
razione giornaliera di cibo, non esita a metterla nelle mani di Gesù e degli
altri. Solo chi sa farsi “piccolo”,
cioè libero da interessi e calcoli, diventa capace di uscire dalle strettezze
dell’egoismo e aprirsi alla generosa condivisione che porta beneficio alla
folla. E’ una strada di conversione che si apre davanti a noi, soprattutto in
questi tempi non facili: troppo abituati a moltiplicare tutto, ad avere e
volere tutto per sentirci grandi, abbiamo disimparato a donare, a condividere,
a saper assumere uno stile di libertà dalle cose e di fiducia.
E
abbiamo anche disimparato a non sciupare i doni, quello che abbiamo. Curioso
come Gesù invita a “raccogliere i pezzi
avanzati perché nulla vada perduto”. E’ invito a non sciupare i doni di
Dio, a riconoscerne la grandezza e il valore.
L’eucaristia
che celebriamo, attorno a Gesù che “spezza
il pane” e ci dice “fate questo in
mia memoria”, è momento che, se vissuto consapevolmente, rivoluziona il
nostro modo di vivere per aprirci a una capacità di dono e di generosità
concreta che diventi, oggi, segno efficace del saperci anche noi, insieme con
Gesù, prenderci cura gli uni degli altri.
Certo
non è facile comprendere tutto ciò e fidarsi.
Nemmeno
la grande folla sfamata in abbondanza capisce. E infatti lo cercano per farlo
re; lo vogliono perché risolve i problemi contingenti della vita. Non capiscono
invece che il Dio di Gesù è altro: un Dio che ci propone di essere sempre dono
totale e gratuito per gli altri. Questo non lo capiscono.
Questo
ancora oggi scandalizza. Un Dio così ci va meno bene, è meno comodo, è diverso
dai nostri calcoli.
Gesù
fugge, si allontana da loro: fugge chi lo applaude e lo acclama, ma non lo
capisce. Fugge, ma non per isolarsi, bensì per trovarsi insieme con il Padre e
saper così continuare ad essere limpida e autentica immagine di Colui che è
amore gratuito e abbondante.
Incontrandoci con Lui, ogni domenica, anche noi
possiamo imparare, nonostante tutte le fatiche e fragilità, che vale molto di
più saper distribuire e condividere che non moltiplicare e possedere.
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