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sabato 11 luglio 2015

XV domenica del tempo ordinario.



Quando si parte per un viaggio le indicazioni su come muoversi, dove andare, cosa portare non sono mai abbastanza dettagliate.
Ecco che anche Gesù vuole non privarci di indicazioni fondamentali per quel viaggio così importante che è la nostra vita.
Un viaggio di cui Lui stesso è venuto a rivelarci la meta.
Paolo, nella seconda lettura, con uno splendido inno traccia il cammino. “Il Padre ci ha benedetti in  Cristo, ci ha scelti a essere per Lui figli adottivi… in lui abbiamo ricevuto il perdono.. la sua grazia… facendoci conoscere la sua volontà…: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose… In Lui siamo stati fatti anche eredi, abbiamo ricevuto il sigillo dello Spirito…in attesa della completa redenzione”.
Niente male come prospettiva! La vita appare come chiamata gratuita per entrare in una relazione d’amore con Dio stesso; un viaggio verso di Lui, da parte di tutta l’umanità e la creazione, che in Lui troverà la sua pienezza e realizzazione.
A questo tutti siamo chiamati. “In Lui ci ha scelti” dice Paolo.
“Gesù chiamò a sé i dodici” e in loro ci siamo tutti noi, nessuno escluso.
Come Amos il profeta di cui parla la prima lettura: “Il Signore mi prese, mi chiamò”. Lui che era semplice mandriano e ortolano; il Signore lo chiama a uscire dal suo orticello e a diventare profeta, annunciatore del Suo amore per il popolo.
Tutti noi in Gesù siamo dei chiamati per stare con Lui e da lui essere mandati a dire a tutti verso quale meta siamo in cammino. Chiamati a uscire dunque dal nostro orticello, da una vita chiusa su noi stessi, e preoccupata solo di far fronte ai nostri interessi privati.
Chiamati e mandati per un viaggio che dura la vita intera.
Viaggio che dobbiamo fare insieme, coinvolgendo anche gli altri, portando a tutti l’annuncio che “siamo stati fatti eredi della vita di Dio”, che siamo suoi “figli adottivi” grazie a Gesù.
Questo il compito che ci è affidato; per questo Lui ci manda “a due a due”, cioè testimoni di quella fraternità che nasce proprio dal nostro essere figli amati. Mandati alla gente, a toccare il cuore della gente per aprirlo a quella pace interiore che nasce dalla scoperta dell’essere amati e dalla consapevolezza della nostra grande dignità e del destino di felicità che ci attende.
Questo è l’annuncio che può veramente liberare da quel male che ci tormenta, ci impedisce di vivere con serenità, ci tenta ad assumere atteggiamenti di invidia, di lotta, di competizione, di violenza: ecco i demoni sempre all’opera anche oggi in mezzo a noi. Possono essere scacciati solo lasciandoci avvolgere da quella Parola di speranza che è il Vangelo di Gesù; Parola che può guarire il nostro cuore e ridare serenità alla nostra vita, alle relazioni e agli impegni che ogni giorno affrontiamo.
Nel viaggio della vita il cristiano si scopre chiamato e mandato per diffondere quella Parola che illumina il cammino e apre i passi alla speranza e alla consolazione, quella Parola che ha la capacità di aiutarci a vivere con dignità e dare colore di bellezza ai nostri giorni.
Ma… Questo compito chiede di essere svolto nel modo adeguato. Nel vangelo Gesù è chiaro. Così chiaro che  le indicazioni che dà per questo viaggio-compito diventano (ed è uno dei pochi casi dei vangeli) un ordine: “E ordinò loro”.  Che cosa ordina Gesù?
Le cose che dobbiamo dire? I contenuti del messaggio che dobbiamo portare? No. Non si tratta di cosa dire, di quali contenuti annunciare, bensì dello stile con cui comunicare il Vangelo.
Le indicazioni dunque sono tutte orientate a ordinarci uno stile adeguato.
E’ lo stile della semplicità, della libertà interiore, dell’essenzialità: “non prendete… non portate…”. D'altronde come annunciare che siamo figli amati nelle mani di un Padre che ci ha fatti eredi della sua vita, se viviamo poi aggrappati a sicurezze umane?
Lo stile di vita di noi cristiani deve ritrovare il coraggio dell’essenzialità, della libertà dalla schiavitù delle cose, della gratuità e della capacità di mettere al primo posto le relazioni fraterne, l’attenzione alle persone, la condivisione della “strada”, cioè del cammino, della vita di chi è al nostro fianco.
E’ questo che Gesù ci ordina. Non ci dà un elenco di comandi e di regole da diffondere; non ci indica strategie pastorali o trovate geniali per fare colpo sulla gente. Ci ordina invece di vivere da figli amati, di fare della bella notizia del vangelo la concretezza del quotidiano, nelle nostre scelte, nel nostro modo di vivere.
Gesù dona queste indicazioni perché sa benissimo che non c’è un altro modo di proporsi alla storia e all’uomo per entrargli nel cuore veramente e con rispetto e grazia, senza obbligo e violenza.
Solo una chiesa che fa i passi che ha fatto Gesù e come Gesù potrà fare tanta strada. Lontano da Lui e dalle sue indicazioni se ne può fare certo di strada, anche molta, ma chissà dove porta, non di certo al cuore e all’anima della gente…
Và, profetizza al mio popolo”: questo il compito che ci è affidato.
Da Gesù le indicazioni di viaggio da tener presenti: solo così arriveremo insieme a quella meta che splende davanti a noi come punto di arrivo e di convergenza per tutta intera la creazione, arriveremo alla pienezza della vita.

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