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venerdì 31 ottobre 2014

Festa di tutti i santi



L’immagine che emerge dalla Parola di Dio oggi è l’immagine della comunione, di una grande famiglia.
E’ la moltitudine immensa descritta nella prima lettura, una moltitudine chiamata a essere famiglia di Dio, figli suoi, come ci ricorda la seconda lettura; una moltitudine composta da tutti coloro che poveri, miti, pacifici, afflitti, perseguitati, misericordiosi hanno percorso le strade della storia lasciando tracce di verità e di bene.
La festa di oggi celebra dunque tutti i santi, o meglio la comunione dei santi (così come professiamo nel credo): cioè l’essere noi qui sulla terra e tutti coloro che ci hanno preceduti, una sola famiglia, in una comunione che ci unisce tutti in quell’unica fonte di vita e di amore che è Dio.
Festa dunque della comunione: dei santi e dei peccatori che si tengono per mano nell’immenso pellegrinaggio della vita.
Tutti peccatori, ma tutti chiamati ad essere santi, perché tutti portiamo in noi l’immagine e la somiglianza con il solo Santo, il Dio rivelato in Gesù e siamo tutti abitati dal suo Spirito che è vita senza fine.
Da queste considerazione allora emergono alcuni ‘pensieri forti’ che dobbiamo radicare nel cuore e che devono guidare il nostro cammino.
Non siamo soli. E’ festa oggi contro la solitudine, contro ogni isolamento. Non siamo soli, siamo comunione, siamo parte di una comunione che ci avvolge e ci spinge perché abbiamo a portare a compimento al meglio la nostra vita.
I santi ci spingono con il loro esempio e la loro amicizia. Ci sostengono. Ci dicono: anche tu puoi.
Se non ci fossero i santi, se non credessimo a questa comunione tra loro e noi, saremmo chiusi in una solitudine disperata.
La comunione con loro invece ci dice che in me, in ciascuno di noi, c’è qualcosa che è stato anche in loro: in me e in ciascuno c’è un po’ di Paolo e di Pietro, di san Francesco, di Madre Teresa, di quel santo di cui porto il nome…
Non è presunzione questa, ma effetto di questa comunione di vita che ci avvolge, dalla quale ricaviamo forza e capacità per saper dare anche noi il meglio con la nostra vita.
Tutto ciò allora ci porta a un secondo ‘pensiero forte’.
Ci dice che c’è un destino di speranza che ci attende, verso il quale ci muoviamo, un destino di vita. Il nostro vivere è pellegrinaggio verso un oltre; è dunque un camminare senza paura e sconforto, dentro una storia non facile, ma verso una meta che non è il nulla, ma la beatitudine, la felicità piena e definitiva.
La realizzazione totale del nostro essere e dell’umanità tutta in una comunione che finalmente si compirà pienamente, così che tutti saremo una cosa sola in Dio, simili a Lui e viventi nella pienezza del suo Amore.
L’ultimo pensiero: questa meta finale è per tutti, aperta a tutti, senza distinzioni e al di là dei meriti conseguiti!
E’ dono che Dio stesso, nel suo amore, e per sua grazia ci offre, dono che ci raggiunge fin d’ora e ci fa nuovi interiormente.
Dono da accogliere: siamo chiamati ad accogliere “l’iniziativa mirabile del suo amore”. Un Dio che si fa vicino, ci riempie di sé e ci eleva alla dignità di figli suoi.
Dio non cerca eroi (i santi non sono tali), ma figli che si lasciano amare, uomini e donne veri che camminano con le loro debolezze e fatiche con il desiderio della santità, accompagnati e sostenuti dal Suo amore accolto e coltivato nella nostra vita. Questo dentro la quotidiana e normalissima vita di tutti i giorni.
Il Vangelo di oggi sembra evocare cose di tutti i giorni, una trama di situazioni comuni, fatiche, speranza, lacrime: sono il nostro pane quotidiano.
A significare che fra tutte le beatitudini c’è la tua, quella scritta e pensata per te, quella che è la tua missione, che tu devi identificare vivere.
In quell’elenco ci siamo tutti: i poveri, i miti, i misericordiosi, gli incompresi, quelli dagli occhi puri, i semplici. C’è la santità delle lacrime, di coloro che molto hanno pianto, che sono il tesoro di Dio.
Non è dunque la santità degli eroi che ci è chiesta, non è la santità degli uomini duri e puri. Gesù non convoca eroi nel suo regno; non si rivolge ai forti e ai migliori tra noi, ma  a peccatori e pubblicani. A un Pietro roccia che si sbriciola e rinnega, a una Maddalena che aveva sette demoni, a pescatori che non sanno leggere: si rivolge a gente come me, come tutti noi. Il paradiso – potremmo dire - non è pieno di santi, ma è pieno di peccatori perdonati, di gente comune, come noi.
Dunque viviamo il nostro quotidiano come strada verso la santità, con semplicità e gioia, facendo spazio ogni giorno, a quell’amore di Dio che ci accompagna e che vuole fare anche di noi, peccatori, i suoi figli amati, santi e beati.

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