C’è un contrasto forte tra le
letture di oggi; la prima e la seconda presentano una grandiosa visione e una
solenne proclamazione dottrinale. Il vangelo invece presenta uno spaccato di
vita quotidiana in tutta la sua semplicità e umanità.
In questa apparente contrapposizione
possiamo tuttavia cogliere un messaggio importante che caratterizza la festa odierna
e la rende una festa concreta, che ci tocca da vicino…
Quanto descritto nella grandiosa
visione dell’Apocalisse e quanto solennemente proclamato da Paolo si attua dentro
la storia, nel quotidiano, dentro la nostra corporeità e umanità. Ecco il
messaggio. Tutto si compie già in queste donne, dentro i loro corpi, nella loro
esistenza semplice e nascosta agli occhi del mondo.
Cosa si compie e si attua?
Il rovesciamento. Tutto è
rovesciato.
Non più la morte, il drago antico,
ma la vita è vincente e danza fin dal grembo. Non più il male, ma il bene
trionfa. Non più la donna, l’umanità, vestita di foglie di fico (nel primo
libro della Bibbia), ma la donna, l’umanità vestita di sole (così la descrive l’Apocalisse
ultimo libro della Bibbia).
Maria lo percepisce e lo canta: “Ha disperso i superbi, ha rovesciato i
potenti…” Elisabetta intuisce la novità che si sta attuando ed esclama: “Beata colei che ha creduto all’adempimento
di ciò che il Signore le ha detto”.
Non si tratta di illusione, di sogni, di false aspettative.
Il rovesciamento c’è, avviene, ma si
compie per ‘aver creduto’.
Per chi crede alla Parola del
Signore – come Maria – si apre una storia nuova, ora, subito; storia in cammino
verso un compimento, un’assunzione nella pienezza e nella vita senza fine.
Questo si compie in Maria. Si compie
come segno per dire anche a tutti noi il senso dell’oggi e il futuro che ci
attende.
In Maria vediamo la prima dei
credenti che diventa la prima dei redenti, dei risorti. La Pasqua del Figlio,
proclamata da Paolo, diventa ora Pasqua di Maria e sarà la nostra definitiva
Pasqua, perché Gesù risorto è la primizia e in lui “tutti riceveranno la vita”.
In Maria vediamo il nostro destino:
la sua assunzione ci parla di pienezza, compimento, realizzazione di tutta la
sua persona – corporeità e spirito -
nella piena comunione con Dio. Un destino tuttavia non solo da sperare e
attendere, ma che già è scritto nella nostra vita e che va costruito dentro la
storia, nella nostra quotidianità, così come ha fatto Maria. La sua assunzione
altro non è che il compimento del suo vivere di ogni giorno secondo Dio.
Qui, oggi, nel nostro quotidiano siamo
chiamati anche noi a fare spazio alla presenza di Dio perché possa operare quel
rovesciamento atteso e sperato, dove la vita, il bene, l’amore abbiano a
prevalere sulla morte, sul male e sull’odio e la violenza.
Questo rovesciamento, che già dentro
questa nostra storia dobbiamo attuare, passa attraverso la fede e l’ascolto: “Beata colei che ha creduto all’adempimento
delle parole del Signore”.
Credere è ascoltare la Parola del
Signore, accoglierla e lasciare che rovesci innanzitutto noi stessi: i nostri
criteri di valutazione e di giudizio, i nostri pensieri, le nostre scelte. E’
il cammino di conversione cui siamo tutti chiamati. E così, solo così, può
iniziare per ciascuno di noi quella trasformazione che ci porta fino all’assunzione,
al compimento della vita nuova in Dio.
Non solo. Se questo ha inizio in
noi, ha inizio anche dentro questa nostra storia; ciò che noi siamo, pensiamo e
facciamo trasforma, rovescia, cambia, la storia di ogni giorno. Così può già
oggi nascere una storia diversa, pacifica, fraterna, rispettosa delle
diversità, accogliente, se ciascuno di noi si fa tale, si lascia rovesciare
interiormente da Dio. A chi chiedeva a madre Teresa di Calcutta “Cosa posso
fare per costruire la pace nel mondo?”, lei rispondeva: “Inizia nella tua
famiglia”. Inizia a fare pace in te e attorno a te…
Così facendo ci scopriamo tutti
chiamati a costruire una storia al rovescio, dove abbiano a prevalere la vita,
il bene e l’amore.
Lo sappiamo che questo comporta una
lotta, una fatica, un impegno che deve iniziare da noi stessi.
Sappiamo tuttavia che la meta verso
la quale siamo in cammino – lo vediamo appunto in Maria – è quella di una
pienezza di vita, di una realizzazione finale.
Questa speranza deve sostenerci
nella fatica e nella lotta. E’ la speranza che ha da sempre dato e dà forza oggi
a chi è perseguitato di arrivare anche fino al martirio.
Ricordando oggi, con tutta la chiesa
ogni uomo e donna - cristiano o non cristiano – che soffrono a causa di persecuzioni,
guerre, violenze assurde, privazione di libertà e dei diritti fondamentali, preghiamo
per loro e invochiamo la fine di tutto questo male.
Ma rinnoviamo anche il nostro impegno a
lavorare insieme per il rovesciamento di questa storia sbagliata. Per far
fiorire tra noi e ovunque una storia secondo Dio, quella storia che Dio ha già
scritto e pensato per tutti noi, che Maria canta nel suo Magnificat, che Gesù
annuncia nella Beatitudini, e che attende di essere portata a compimento anche
attraverso il nostro contributo e impegno.
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