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mercoledì 30 luglio 2014

Le tre colonne.

 ASCOLTO – PREGHIERA – CARITA’.
I valori fondamentali che si desiderano vivere in questa esperienza sono essenzialmente tre: l’ascolto della Parola di Dio e l'ascolto di ogni persona, fatto, situazione; la preghiera, personale e comune, vissuta in un clima di silenzio che caratterizzi la vita di tutta la giornata; la carità, espressa in una vita sobria, essenziale e condivisa fraternamente.
  La scelta di questi tre valori portanti è maturata, oltre che da quanto sento nel cuore e dal riferimento alla vita monastica, anche dalla lettura del libro di Benoit Standaert:“Le tre colonne del mondo. Vademecum per il pellegrino del XXI secolo” (ed. Qiqajon). In questo agile libretto si parte da un detto di Simeone il Giusto che fu sommo sacerdote a Gerusalemme, nel terzo (o, secondo certuni, nel secondo) secolo prima della nostra era. Il detto suona così:      
       Il mondo poggia su tre colonne: 
lo studio della Torà,
la ‘avodà [cioè il culto, la preghiera] 
e le opere di misericordia  (Pirqè Avot 1,2).

 È un detto che orienterà e ispirerà la tradizione ebraica attraverso i secoli. Da queste tre colonne prende forma l’uomo biblico che è ora sacerdote, ora profeta, ora sapiente. Quell'uomo-unificato (monos) che l'ideale monastico propone e che è meta per ogni uomo e donna.
1. Il sacerdote è votato alla santità (=alterità), alla trascendenza, al Nome santissimo di Dio, alla sua dimora, al suo culto.
2. Il profeta fa udire la voce di Dio nella storia, nei rapporti tra uomo e uomo, smascherando l’oppressione e denunciando la violenza. E l’araldo della solidarietà con il povero e l’emarginato. “Egli [il Signore] sta alla destra del povero” (Sal 109,31).
3. Il sapiente è attento a sé e all’universo, all’immanenza segreta di Dio in ogni cosa, all’universale nel particolare.
  
 Certo, come dice l’autore, ci si può domandare quanto questo è cristiano? E come?. Ora, poiché questa suddivisione tripartita si radica nella Bibbia e riproduce una delle sue strutture basilari, possiamo affermare senza incertezze: “Nulla di più cristiano di un pensiero così profondamente biblico!”.
 Per ciò che riguarda le nostre “tre colonne”, questo trova ampia conferma nel Nuovo Testamento. Eccone tre esempi nei seguenti testi che qui cito appena lasciando l’approfondimento alla lettura del libro o alla sintesi sotto riportata; si tratta di Atti 2,42; di Mt. 22,34-40; di Colossesi 3.12-17.
 Questi pochi esempi tratti dal Nuovo Testamento attestano per lo meno che in ambiente cristiano, nel primo secolo, si continuava ad articolare la vita e le sue forme concrete secondo lo schema delle tre coordinate: lo studio/ascolto, la preghiera e il servizio fraterno nella carità.
  Passando all’oggi poi l’autore dimostra come, a partire dal Concilio Vaticano II° ci sia stata una impostazione della vita cristiana sempre più secondo questa particolare impostazione.
 Riprendiamo dal libro:
“Quando nell’ottobre del 1985 l’episcopato mondiale si riunì a Roma in sinodo straordinario per tentare di dare una valutazione del Concilio Vaticano II e di precisare la direzione di marcia verso l’anno 2000, è emersa la seguente formula conclusiva: 1. Nella parola di Dio 2. la chiesa celebra i misteri di Cristo 3. per la salvezza del mondo.
Questa formula integra i quattro documenti fondamentali del Concilio Vaticano II, le cosiddette “costituzioni”, che trattano i seguenti temi: 1. la parola di Dio (Dei Verbum); 2. la chiesa (Lumen Gentium); 3. la liturgia (Sacrosanctum Concilium); 4. la chiesa nel mondo (Gaudium et Spes). È solamente alla fine del sinodo che la formula ha assunto la struttura appena citata. Fino a quel momento si era sempre parlato della chiesa (al primo posto) che, “mettendosi all’ascolto della Parola, celebra i misteri di Cristo per la salvezza del mondo”. intuitivamente o coscientemente, i padri hanno finito per invertire l’ordine e lasciare che la Parola precedesse la chiesa, e questo nonostante il carattere eminentemente ecclesiologico dell’ultimo concilio. Questo fatto è già di per se stesso “un segno dei tempi”, un messaggio e un punto di riferimento per ogni credente oggi. Possa ciascuno, sia come individuo sia come comunità, comprendere, accogliere ed esprimere la propria identità a partire dall’ascolto della parola di Dio!
A seguito della visita del papa Giovanni Paolo II in Belgio (nel maggio del 1985) e poi del sinodo dello stesso anno, i vescovi belgi - come numerosi altri episcopati, soprattutto europei hanno lanciato il programma pastorale di una seconda o “nuova evangelizzazione”. La formula di cui si sono serviti è tripartita: conoscere la fede, celebrare la fede, e vivere la fede. È facile riconoscervi le tre coordinate: lo studio/ascolto, implicato nel verbo “conoscere”; la preghiera, evocata nel verbo “celebrare”, e le opere di carità, viste nella fede vissuta.”
  
 L’autore dunque conclude: “Si tratta di salvare questo mondo, sempre minacciato di andare alla deriva verso l’abisso del disumano e del caos. Se vigiliamo a che ciascuna di queste tre colonne trovi il suo spazio nel nostro ambiente specifico, secondo l’ordine trasmesso - vale a dire: prima lo studio/ascolto, la luce dell’intelligenza e del discernimento; poi la preghiera, la giusta priorità data alla trascendenza; e infine l’impegno etico attraverso gesti di amore -, allora noi anziché distruggere costruiamo, allora la nostra storia resta permeata di fermento messianico, allora noi diamo sapore al mondo con il sale indispensabile dello Spirito. Allora il “mondo” potrà stare saldo. Allora vedremo la “pace” biblica farsi prossima, vicinissima.”

 Ecco allora che, a partire da queste riflessioni, la scelta è appunto quella di costruire questa nuova esperienza su queste “tre colonne” per aiutare noi stessi, gli altri e il mondo intero a dare stabilità e serenità alla propria vita.

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