ASCOLTO – PREGHIERA – CARITA’.
I
valori fondamentali che si desiderano vivere in questa esperienza sono
essenzialmente tre: l’ascolto della Parola di Dio e l'ascolto di ogni
persona, fatto, situazione; la preghiera, personale e comune, vissuta in
un clima di silenzio che caratterizzi la vita di tutta la giornata; la
carità, espressa in una vita sobria, essenziale e condivisa
fraternamente.
La
scelta di questi tre valori portanti è maturata, oltre che da quanto
sento nel cuore e dal riferimento alla vita monastica, anche dalla
lettura del libro di Benoit Standaert:“Le tre colonne del mondo. Vademecum
per il pellegrino del XXI secolo” (ed. Qiqajon). In questo agile
libretto si parte da un detto di Simeone il Giusto che fu sommo
sacerdote a Gerusalemme, nel terzo (o, secondo certuni, nel secondo)
secolo prima della nostra era. Il detto suona così:
Il mondo poggia su tre colonne:
lo studio della Torà
,
la ‘avodà [cioè il culto, la preghiera]
e le opere di misericordia
(Pirqè Avot 1,2).
È
un detto che orienterà e ispirerà la tradizione ebraica attraverso i
secoli. Da queste tre colonne prende forma l’uomo biblico che è ora
sacerdote, ora profeta, ora sapiente. Quell'uomo-unificato (monos) che
l'ideale monastico propone e che è meta per ogni uomo e donna.
1. Il sacerdote è votato alla santità (=alterità), alla trascendenza, al Nome santissimo di Dio, alla sua dimora, al suo culto.
2.
Il profeta fa udire la voce di Dio nella storia, nei rapporti tra uomo e
uomo, smascherando l’oppressione e denunciando la violenza. E l’araldo
della solidarietà con il povero e l’emarginato. “Egli [il Signore] sta
alla destra del povero” (Sal 109,31).
3. Il sapiente è attento a sé e all’universo, all’immanenza segreta di Dio in ogni cosa, all’universale nel particolare.
Certo, come dice l’autore, ci si può domandare quanto questo
è cristiano? E come?. Ora, poiché questa suddivisione tripartita si
radica nella Bibbia e riproduce una delle sue strutture basilari,
possiamo affermare senza incertezze: “Nulla di più cristiano di un
pensiero così profondamente biblico!”.
Per
ciò che riguarda le nostre “tre colonne”, questo trova ampia conferma
nel Nuovo Testamento. Eccone tre esempi nei seguenti testi che qui cito
appena lasciando l’approfondimento alla lettura del libro o alla sintesi
sotto riportata; si tratta di Atti 2,42; di Mt. 22,34-40; di Colossesi
3.12-17.
Questi
pochi esempi tratti dal Nuovo Testamento attestano per lo meno che in
ambiente cristiano, nel primo secolo, si continuava ad articolare la
vita e le sue forme concrete secondo lo schema delle tre coordinate: lo
studio/ascolto, la preghiera e il servizio fraterno nella carità.
Passando
all’oggi poi l’autore dimostra come, a partire dal Concilio Vaticano
II° ci sia stata una impostazione della vita cristiana sempre più
secondo questa particolare impostazione.
Riprendiamo dal libro:
“Quando
nell’ottobre del 1985 l’episcopato mondiale si riunì a Roma in sinodo
straordinario per tentare di dare una valutazione del Concilio Vaticano
II e di precisare la direzione di marcia verso l’anno 2000, è emersa la
seguente formula conclusiva: 1. Nella parola di Dio
2. la chiesa celebra i misteri di Cristo
3. per la salvezza del mondo.
Questa
formula integra i quattro documenti fondamentali del Concilio Vaticano
II, le cosiddette “costituzioni”, che trattano i seguenti temi: 1. la
parola di Dio (Dei Verbum); 2. la chiesa (Lumen Gentium); 3. la liturgia (Sacrosanctum Concilium); 4. la chiesa nel mondo (Gaudium et Spes).
È solamente alla fine del sinodo che la formula ha assunto la struttura
appena citata. Fino a quel momento si era sempre parlato della chiesa
(al primo posto) che, “mettendosi all’ascolto della Parola, celebra i
misteri di Cristo per la salvezza del mondo”. intuitivamente o
coscientemente, i padri hanno finito per invertire l’ordine e lasciare
che la Parola precedesse la chiesa, e questo nonostante il carattere
eminentemente ecclesiologico dell’ultimo concilio. Questo fatto è già di
per se stesso “un segno dei tempi”, un messaggio e un punto di
riferimento per ogni credente oggi. Possa ciascuno, sia come individuo
sia come comunità, comprendere, accogliere ed esprimere la propria
identità a partire dall’ascolto della parola di Dio!
A
seguito della visita del papa Giovanni Paolo II in Belgio (nel maggio
del 1985) e poi del sinodo dello stesso anno, i vescovi belgi - come
numerosi altri episcopati, soprattutto europei hanno lanciato il
programma pastorale di una seconda o “nuova evangelizzazione”. La
formula di cui si sono serviti è tripartita: conoscere la fede,
celebrare la fede, e vivere la fede. È facile riconoscervi le tre
coordinate: lo studio/ascolto, implicato nel verbo “conoscere”; la
preghiera, evocata nel verbo “celebrare”, e le opere di carità, viste
nella fede vissuta.”
L’autore dunque conclude: “Si
tratta di salvare questo mondo, sempre minacciato di andare alla deriva
verso l’abisso del disumano e del caos. Se vigiliamo a che ciascuna di
queste tre colonne trovi il suo spazio nel nostro ambiente specifico,
secondo l’ordine trasmesso - vale a dire: prima lo studio/ascolto, la
luce dell’intelligenza e del discernimento; poi la preghiera, la giusta
priorità data alla trascendenza; e infine l’impegno etico attraverso
gesti di amore -, allora noi anziché distruggere costruiamo, allora la
nostra storia resta permeata di fermento messianico, allora noi diamo
sapore al mondo con il sale indispensabile dello Spirito. Allora il
“mondo” potrà stare saldo. Allora vedremo la “pace” biblica farsi
prossima, vicinissima.”
Ecco
allora che, a partire da queste riflessioni, la scelta è appunto quella
di costruire questa nuova esperienza su queste “tre colonne” per
aiutare noi stessi, gli altri e il mondo intero a dare stabilità e
serenità alla propria vita.
Nessun commento:
Posta un commento