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sabato 27 gennaio 2024

"Una Parola per vincere il male" - Quarta domenica del tempo ordinario

L’evangelista Marco dice che “entrato di sabato nella sinagoga, a Cafarnao, insegnava”. Questo è il fatto centrale che viene presentato: un insegnare che suscita stupore. Motivo: le parole ascoltate risuonano non a vuoto, ma sono cariche di autorevolezza, di significato, di forza. Ben due volte nel brano Marco lo sottolinea: “insegnava loro come uno che ha autorità”; e ancora, al termine: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità”.

Queste due constatazioni fanno da apertura e chiusura a un episodio che avviene proprio lì nella sinagoga davanti a tutti: la guarigione dell’uomo posseduto dal male. Un fatto che pare proprio voler dare la prova concreta di come la parola di Gesù sia forte, capace di liberare e guarire quell’uomo. Si sottolinea così la potenza della Parola di Gesù.

Gesù appare veramente quale profeta preannunciato da Mosè: “Il Signore tuo Dio susciterà in mezzo a te un profeta”. Lui è venuto a dirci le parole di Dio. Più ancora lui stesso è la Parola di Dio che si compie, si attua e offre a tutti salvezza.

In Gesù ci è data una Parola che ha la forza di liberare, di guarire l’uomo, di far tacere la voce del male, di far uscire dai nostri pensieri e dalla nostra vita la forza delle tenebre e riportare luce, verità, pace. “Taci! Esci da lui”. Tutto qui. Basta questo perché il male abbia a contorcersi su sé stesso e, in una lotta mai conclusa, lasciare spazio alla Sua Presenza.

Come non vedere in quest’uomo posseduto dal male, ogni uomo? Siamo rappresentati anche noi ogniqualvolta ci si lascia dominare dal male, quando si lascia che in noi si affermino pensieri e atteggiamenti contrari a Dio, che ci ingannano fino a ritrovarci incatenati dal male stesso. Tutti noi, in un modo e in un altro, siamo ‘posseduti’ dal male; esso è radicato dentro nel nostro cuore. Più stiamo lontani da Dio e più questo male trova terreno libero, si afferma e ci fa suoi schiavi.

In questa giornata si sovrappongono alcuni motivi di riflessione che allargano l’orizzonte dal personale al collettivo: la giornata della memoria della Shoah, la preghiera e l’azione per arrivare alla pace. Oggi inoltre ricorre l’annuale giornata a sostegno dei malati di lebbra. Tutti richiami di un male che non cessa mai di ‘rovinare’ l’umanità intera.

Abbiamo bisogno di lasciar entrare nel nostro cuore, nelle nostre relazioni, l’unico rimedio possibile: quell’ “insegnamento nuovo”, quella Parola che sola ha la forza di sbaragliare il male, di metterlo a tacere, di farlo uscire dalla nostra vita.

Ecco perché ascoltare la Parola di Gesù non è un passatempo per chi non ha altro da fare, ma dovere preciso di ogni cristiano. Non è affatto facoltativo: senza questa Parola vera, non si dà vita cristiana. Senza questa Parola viva, si cade lentamente sotto la schiavitù del male, si muore.

Noi siamo chiamati non tanto a parlare a Dio, ma ad ascoltarlo. “Fa che ascoltiamo Signore la tua voce”: così abbiamo più volte pregato. E’ ascoltare non una voce qualunque, ma quella voce, quella Parola autorevole che ciò che dice fa, perché in essa è presente e agisce Cristo stesso, Parola del Padre, con la forza del Suo Spirito.

Senza l’ascolto, quotidiano, attento e profondo, della Parola di Dio, in noi trova spazio e forza il male, senza che ce ne rendiamo nemmeno conto. Solo la sua Parola può tenere il cuore libero, nutrirlo di bellezza e di verità, e rendere tutta la nostra vita capace di manifestare la presenza di Dio in noi, diventando testimoni del vangelo, artigiani di pace, costruttori di riconciliazione, operatori di solidarietà.

A noi la scelta: ascoltare la Parola di Dio ogni giorno per vivere una vita di figli, nella capacità di amare e operare il bene, oppure lasciare spazio alle forze occulte e nascoste del male.

Qualcuno potrebbe obiettare: “ma io non ascolto la voce del male”; il male non ha bisogno di essere ascoltato. Non ascoltare la Parola di Dio è già ascoltare il male. Dove non trova la Parola di Dio di casa, prende lui casa senza che ce ne accorgiamo e detta legge, mandando a rovina la nostra vita.

“Fa che ascoltiamo Signore la tua voce”: non sia solo una preghiera ma l’impegno concreto di ogni nostra giornata.

 

 


 

sabato 20 gennaio 2024

"Credete nella bella notizia!" - Terza domenica del tempo ordinario


C’è come un’urgenza che attraversa le letture di oggi. “Ancora quaranta giorni” avverte Giona nella 1 lettura. “Il tempo si è fatto breve” ammonisce Paolo nella 2 lettura. “Il tempo è compiuto” dice Gesù nel brano di Vangelo che presenta l’inizio della sua missione. Un’urgenza che oggi – forse – sentiamo nostra davanti a quanto sta avvenendo attorno a noi. Non c’è più tempo da perdere. La situazione mondiale chiede con urgenza scelte decisive per un futuro di vita e di pace. Aspettare oltre, rimandare, è sempre più rischioso.

Tuttavia questa urgenza non è motivata solo da scenari negativi, come al tempo di Ninive o dalla pericolosa situazione odierna. L’annuncio urgente di Gesù si accompagna a un invito “il regno di Dio è vicino”. C’è una motivazione positiva, bella che chiama a non perdere tempo, che invita a un cambio di vita: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”.

C’è una bella notizia -finalmente!- da accogliere e proclamare. Il cuore della bella notizia è questa novità: “il regno di Dio è vicino”. Vicino non significa ‘sta per arrivare’, ma è qui, accanto, in mezzo a noi, ora. E’ in Gesù stesso che Dio agisce (questo indica la parola regno) e si fa vicino, accanto e presente qui tra noi.

E l’evangelista Marco  evidenzia le modalità di questa straordinaria presenza, che si attua nel modo più ordinario:

- vicino proprio quando “Giovani fu arrestato”: quando cioè le cose sembrano andar male, i potenti sembrano prevalere, la speranza venir meno;

- vicino “nella Galilea”, cioè nella zona più dimenticata e nello stesso tempo più pagana (terra delle genti), giudicata regione meno importante, secondaria;

- vicino “mentre gettavano le reti”, non mentre celebravano il culto o facevano qualche digiuno: presente nel quotidiano, sul posto di lavoro, di fatica di ogni giorno.

Una notizia così non può certo lasciar indifferenti, non la si può lasciar passare come niente fosse: essa rivoluziona la vita. Per quei primi pescatori quelle parole hanno acceso nel sangue e nel cuore un’urgenza: non c’è tempo da perdere, “subito” si lasciano affascinare. Capiscono che “il tempo è compiuto”: il tempo, i loro giorni fatti di lavoro, fatiche, gioie e dolori della vita, possono trovare il loro compimento, la loro pienezza e significato.  Dunque non c’è tempo da perdere, non vale la pena di stare a mugugnare per il passato o a stare in ansia per il futuro. Occorre vivere adesso. Vivere il presente. Questo tempo, questo oggi, che ci viene detto essere abitato da Dio.

Occorre lasciare entrare questa Parola, questo ‘vangelo=bella notizia’, nella nostra vita. Ecco cosa significa allora l’imperativo: l’invito: “Convertitevi e credete nel vangelo”. Convertirsi è ‘girarsi verso’ per fare spazio; un cambiare orientamento e non per paura di castighi (come avvenne per gli abitanti di Ninive al tempo di Giona), ma perché si arriva a “credere nella bella notizia”, perché se Dio è qui nella mia vita, in tutto ciò che faccio ogni giorno (anche nei giorni più oscuri e difficili), allora la mia vita non può più essere portata avanti come prima, come se nulla fosse; la mia vita trova un senso, una pienezza in Lui.

Credendo alla bella notizia della presenza di Dio nella nostra vita, orientiamo tutto a Lui, vivendo ogni giorno alla sua Presenza, nella luce della Sua Parola. Ed è proprio la sua Parola che ci illumina e ci orienta. E’ nella sua Parola che abita la bella notizia del Suo amore fedele. E’ la sua Parola che ci può aiutare a costruire unità, comunione tra noi credenti. E’ questa Parola che apre a scelte coraggiose di pace, di giustizia, di fraternità. La Parola di Dio ci libera dalla nostra cattiveria, ci libera dalla sfiducia e dalla disperazione, ci libera dal senso di colpa e dalla paura di non farcela. La Parola di Dio ci unisce in dialogo con Lui nella preghiera, ci guida nelle nostre scelte, ci apre a una sempre più profonda comunione d’amore con Dio stesso e tra noi. Come possiamo vivere senza di essa? Impossibile. La giornata di oggi ci aiuti a rimetterla al centro delle nostre giornate, della nostra vita, così che da essa sia sempre illuminata e guidata pur in mezzo alle tenebre e alle paure che cercano di avvolgerci. Questa è l’urgenza, la vera conversione: accogliere, ascoltare, vivere la Parola di Dio.

 

domenica 14 gennaio 2024

"Che cosa cercate?" - Seconda domenica del tempo ordinario.

 

‘Segnali indicatori’ per un cammino di ricerca e di realizzazione: così potremmo sintetizzare oggi il messaggio della Parola di Dio.

Si fa un gran parlare in questi giorni di “influencer”. Sembra ormai diventato un nuovo ‘lavoro’, sicuramente un modo nuovo di fare soldi. L’influencer è in ogni caso qualcuno che cerca in tutti i modi di attirare l’attenzione su sé stesso e di conseguenza ai prodotti, alla merce che intende pubblicizzare.

Oggi la Parola di Dio ci dice che anche nel campo dell’annuncio della fede sono necessari influencer che però sappiano orientare non a se stessi, bensì a Colui che solo ci può offrire una buona notizia (Vangelo) e permettere un’esperienza relazione profonda e unica, capace di cambiare letteralmente la nostra vita.

Chi sono questi influencer? Eli per Samuele, il Battista per i suoi discepoli, Andrea per Simon Pietro. ‘Segnali indicatori’ che orientano a un altro, a Gesù stesso.

La fede passa per ‘testimonianza’: qualcuno indica a un altro, con la propria vita, l’esperienza che lo ha coinvolto e trasmette all’altro il desiderio di fare altrettanto. Eli orienta il giovane Samuele a riconoscere la voce di quel Dio che anche a lui aveva parlato. Il Battista indica ai suoi discepoli Colui che aveva atteso e preannunciato, pronto a mettere sé stesso in secondo piano. Gli stessi primi discepoli si chiamano l’un l’altro per condividere un incontro, per far un cammino di ricerca, per arrivare a stare con Colui che scoprono essere il Dio con noi.

Non sono mai mancati e non mancano nemmeno oggi questi “segnali indicatori” che portano a Dio.

Ogni cristiano è chiamato ad essere segnale indicatore che orienta a Gesù. Penso in particolare ai genitori, agli educatori, ai catechisti. Tutti noi che abbiamo incontrato Gesù e lo seguiamo, siamo chiamati a risvegliare attorno a noi il desiderio di incontrarlo, la gioia di conoscerlo, la bellezza di vivere con Lui in una relazione di amore. E Gesù lo si indica più che con parole, proprio con la nostra vita: più essa è intrisa di vangelo e più diventa segnale per chi ci incontra.

Lecita allora la domanda: la mia vita di battezzato in Cristo, a chi orienta, sono influencer di Gesù? oppure rimando solo a me stesso o ad altro?

Più ascoltiamo e seguiamo Gesù e più di conseguenza diventiamo indicatori della sua presenza oggi.

“Chi cercate?” è la domanda sempre attuale. Cerco lui? Cerco la bellezza del vangelo? Cerco i segni del regno di Dio nella storia?

Se cerchiamo Lui, se ci mettiamo in cammino seguendo la sua voce che ci dice “Venite e vedrete”, arriveremo a sperimentare dove abita, a vivere quella comunione d’amore che ci unisce a Lui e al Padre. Ci riscopriremo essere, come ci ricorda Paolo, “tempio dello Spirito”, “membra di quell’unico corpo che è Gesù”, perché uniti a Lui al punto da essere resi nuovi.

Un nome nuovo riceve Simone (“sarai chiamato Cefa”); indica l’inizio di una vita nuova che fiorisce proprio dall’esperienza dello stare con Gesù, del vivere in comunione con Lui. E sarà proprio questa novità di vita a renderci, per altri, ‘segnali indicatori’ che orientano verso Colui che sazia ogni nostro desiderio di ricerca.

Questa è la missione grande che ci è affidata; questa la responsabilità che abbiamo come cristiani in questa nostra storia. In una umanità che stenta a trovare strade di pace e di armonia spetta a noi essere sempre più e meglio quei segnali indicatori che conducono verso colui che è la bella notizia, la novità offerta a tutti per rendere nuova questa nostra vita e per rinnovare il mondo stesso, rilanciando il suo cammino su strade di accoglienza, di giustizia, di comunione fraterna, di pace.