Nella seconda lettura Paolo rivolge, con una certa urgenza, “vi dico e vi scongiuro…” un appello: “abbandonare l’uomo vecchio…rinnovarvi nello spirito della vostra mente…rivestire l’uomo nuovo”. “Uomo vecchio, uomo nuovo”:
La Parola ascoltata ci aiuta a delineare meglio cosa intenda Paolo per uomo vecchio e uomo nuovo.
Nella prima lettura possiamo identificare l’uomo vecchio con un verbo: mormorare. “Nel deserto - nel cammino dell’Esodo - tutta la comunità degli Israeliti mormorò…”. L’uomo vecchio è innanzitutto il mormoratore, colui che si lamenta con Dio e con tutti, non si fida; arriva persino a preferire la schiavitù cui era sottoposto alla fatica di tendere alla libertà.
Nel vangelo l’uomo vecchio emerge nell’atteggiamento della folla che si accontenta dei desideri più elementari: pane da mangiare e pancia piena. Non che si tratti di desideri sbagliati. Ma se il vivere si riduce a questo ci si ritrova vecchi, senza sogni e progetti, e soprattutto chiusi su se stessi e a caccia di chi può darci ciò che desideriamo, di chi può soddisfare i nostri bisogni più bassi.
Ecco perché Gesù stimola la folla, che lo cerca certo ma sembra solo perché ha mangiato gratis i pani. Gesù li spinge a una ricerca di novità, di altro: “Voi mi cercate perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati… Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”.
Vale anche per noi questo richiamo, questa provocazione.
A volte cadiamo in una vita che ha più del pagano che del cristiano, dove la tensione è rivolta a cose buone, ma esclusivamente terrene. Rischiamo di cadere anche in una idea errata di Dio: un mago che deve risolverci i problemi, che deve portarci fortuna, proteggere i nostri beni, la nostra salute e non farci mancare nulla di quello che vogliamo… E’ il dio dei pagani questo! Il Dio rivelato da Gesù invece è Padre che si prende cura di noi, così come ha fatto anche con il popolo nel deserto, che nutre la nostra vita. Questo Dio Gesù ci rivela. Un Dio che dà, che offre. Non esige nulla, dona tutto. Ma non dà cose ma come diceva Caterina da Siena «Egli non può dare nulla di meno di se stesso. Ma dandoci se stesso ci dà tutto» Nasce stupita una domanda sulla bocca di quella gente e nostra. “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. La potremmo esprimere con queste altre parole: “Che cosa dobbiamo fare per fare esperienza di questo amore di Dio per noi e vivere così da uomini nuovi?”
Gesù ci apre la via: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Questo occorre ed è urgente.
Questo solo può saziare la nostra fame, dare giusto ordine e orientamento ai nostri desideri. Credere in colui che egli ha mandato, in Gesù. Che vuol dire: lasciarsi amare da Dio che oggi continua a nutrire anche noi con quel “pane vivo” che è il suo stesso Figlio dato a noi per amore. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”
Credere è l’opera che ci è chiesta. Questo credere non è altro che accogliere Gesù, pane vivo che sazia la nostra fame. Occorre fare spazio alla sua presenza, alla sua Parola.
Ecco allora delinearsi l’uomo nuovo che siamo chiamati ad essere, secondo Paolo. E’ l’uomo che sa vivere nella fede, nella totale fiducia, lasciandosi fare da Gesù, rivestendosi di Lui per divenire creato a sua immagine.
Rivestiamoci dunque della novità di Cristo, vivendo da figli che si lasciano nutrire, fare, amare da un Dio che è Padre.
Vera fede è nutrirci di Gesù, della sua Parola, della Sua presenza nel segno del pane, per essere e agire ogni giorno quali uomini e donne nuovi a sua immagine: perché Lui è l’uomo nuovo al quale ogni essere umano è chiamato a volgere il suo sguardo e a trovare in lui pienezza di vita.