Il vangelo evidenzia una fatica da parte
dei discepoli di Gesù che è anche la nostra. “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” “I suoi discepoli mormoravano… e molti tornarono indietro e non
andavano più con Gesù”. E’ la fatica ad accogliere quella Parola annunciata
e vissuta da parte di Gesù. Proviamo
a comprendere il motivo, il perché questa Parola è ritenuta “dura”. Forse non avevano capito? No, avevano
compreso quello che Gesù con chiarezza aveva esposto. Forse erano rimasti perplessi per le
espressioni usate? “Io sono il pane
della vita… se non mangiate la mia carne non avrete in voi la vita” aveva detto Gesù; probabilmente ma avevano colto il
linguaggio simbolico usato, avevano compreso che con quelle espressioni Lui
intendeva dire che la sua vita era dono per tutti, come il pane. E allora? Dove
il problema?
Il
problema per cui questa Parola suona come dura, difficile da ascoltare è perché
essa è carica di novità. Una novità così grande che viene a capovolgere tutte
le loro convinzioni, certezze, abitudini, modi di vivere. Qui sta la fatica, la
durezza che porta, loro e noi oggi, a non accettare di lasciarsi mettersi in discussione
dalla Parola.
La
Parola di Gesù capovolge tutto.
Capovolge
innanzitutto l’idea di Dio a cui loro si erano abituati: un Dio che protegge i
suoi e distrugge i nemici, un Dio da servire obbedendo ai suoi comandi, un Dio
a cui prestare servizi, offerte, da tener buono per avere in cambio il premio.
Gesù presenta invece il volto nuovo di Dio: un Padre, che ama, che si fa pane,
servo, dono di amore per tutti, che va incontro ai peccatori, che non fa
distinzione tra vicini e lontani, che tutti ama e accoglie con misericordia.
Che non chiede nulla, ma dona tutto, fino a donare se stesso nel suo Figlio.
Questo,
di conseguenza, capovolge anche il modo di intendere e vivere le relazioni:
l’altro non è più un diverso da me, ma un fratello, una sorella perché anche
lui figlio di questo Dio.
Diverse
le applicazioni che possiamo fare. Nella stessa vita di coppia, ricorda Paolo
nella seconda lettura, cambia il modo di vivere la relazione coniugale: non più
dominio di uno sull’altro, dell’uomo sulla donna, ma capacità di
donazione-sottomissione reciproca, appunto come Cristo verso l’umanità, verso
la sua chiesa, per farsi dono l’uno per l’altra. Cade così ogni logica di
dominio, di superiorità, per lasciare spazio a relazioni di reciproco rispetto,
di fraternità. Cadono tutti i nostri schemi: non più ‘prima i miei poi gli
altri’, ma l’attenzione si fa uguale verso tutti senza distinzioni, o se
distinzioni devono esserci stanno nel dare il primo posto agli ultimi, ai
bisognosi, ai poveri. Come Gesù. Questo è il criterio.
Cadono
tutte le nostre categorie: vicini, lontani, stranieri, regolari, irregolari…
Davanti al Dio di Gesù queste parole non hanno senso perché tutti sono figli
suoi e dunque chiamati a scoprirsi e a vivere come fratelli.
Ecco
perché “questa
parola è dura!”.
Perché capovolge tutto il nostro modo di vedere, di pensare e di agire.
E’
il Dio che Maria canta nel Magnificat: “ha
rovesciato i potenti dai troni”: un Dio che rovescia gli schemi umani e
apre a visuali nuove, a disegni più grandi, apre al suo disegno di salvezza che
è il Regno di Dio dove ogni uomo e donna è chiamato a partecipare, ognuno con
la sua dignità, grandezza e valore.
Sta
qui la fatica che facciamo anche noi. “Questa
parola è dura! Chi può ascoltarla?” Preferiremmo un’altra Parola, una
religione che ci dia più sicurezza, che ci garantisca ciò che più ci serve, che
risponda ai nostri immediati bisogni…
Come
fare a vivere questa Parola che capovolge ogni cosa?
Gesù
con pazienza non ci lascia soli, ci indica la via: “E’ lo Spirito che dà la vita, “le parole che vi ho detto sono spirito
e vita”. Solo fidandoci e lasciandoci guidare dal suo Spirito e non dalle
nostre sicurezze umane, dai nostri calcoli, questa parola di novità potrà
essere accolta, vissuta, donare vita.
Viene
invece la tentazione di andarsene, di allontanarsi da Lui. “Non andavano più con Lui”. Oppure si continua sì a venire da Lui,
ma più per abitudine e tradizione che non per convinzione e scelta.
Il
Signore tuttavia ci lascia liberi. A noi come ai suoi ripete:“Volete andarvene anche voi?”. Come se
ci dicesse: siete liberi, andate o restate; io non costringo nessuno; ora però
è il momento di decidersi. “Scegliete
oggi chi servire”: così Giosuè – nella prima lettura - esortava il popolo a decidersi.
E’
tempo di deciderci, come cristiani. Ne va di mezzo l’annuncio stesso del
Vangelo. Oggi abbiamo bisogno di scegliere con chiarezza, e di conseguenza
vivere con coerenza, quella Parola che ha la forza di fare nuove tutte le cose.
“Signore da chi
andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. “Tu solo”, nessun altro, solo
tu puoi darci vita. Che possa essere la risposta di Pietro anche la nostra
consapevole risposta.
Certo
la tua Parola Signore è dura, non facile, chiede coraggio, capovolge schemi e
sicurezze, ma è solo questa tua Parola che può donare vita piena.
Dove
andare allora? Tornare a Lui e alla Sua Parola alla fine è l’unica scelta che
può aprirci a una vita piena, autentica, diversa e bella.