“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita
eterna. Dio, infatti, non ha mandato il
Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui.”
Sono
parole tra le più belle del vangelo.
Sono il
vangelo stesso: l’annuncio gioioso di un amore che ci salva. Quanta insistenza
in quel: “dare”, “non vada perduto”, “abbia
la vita”, “sia salvato”.
Parole che
oggi ci aiutano a cogliere in profondità il senso della Croce.
La festa
dell’esaltazione della croce infatti non è la sadica esaltazione di un oggetto
di tortura e di morte. E’ piuttosto il riconoscere che attraverso quell’oggetto
di morte è passata tutta la forza e la grandezza dell’amore di Dio per il
mondo.
Dio ha
tanto amato il mondo da scendere dentro nella nostra vita e in ciò che vi è di
più ignobile e oscuro, il male e il peccato.
E questa
“immersione” diventa il principio della “esaltazione” dell’innalzamento: lo
ricorda bene Paolo nella seconda lettura…
Dio prende
per mano ciascuno di noi lì dove siamo con le nostre croci, fatiche e peccati
per innalzarci alla vita piena.
Perché
abbiamo la vita, Dio ci ha amato e ci ama.
La croce
diventa il punto di incontro tra Lui e noi. Dio dentro la nostra oscurità e
malvagità per illuminarli, amarci, elevarci e salvarci. Nella croce c’è tutta
la serietà e la dismisura, tutta la gratuità e l’eccesso del dono d’amore di
Dio per tutti noi.
L’esaltazione
della croce è l’esaltazione dell’amore di Dio che in Gesù offre e dona la vita
per noi.
Esaltazione
di una vita donata dunque e non tanto di un oggetto. L’oggetto in sé, la croce,
è il richiamo visivo, concreto di un abbraccio d’amore che ci ha strappati dal
peccato e dalla morte e ci ha fatti rinascere. Infatti ciò che dà alla croce
tutto il suo valore è la risurrezione; è la meta finale. Quello strumento che
doveva dare morte, diventa strumento di vita, prescelto da Dio per spandere
dentro la storia la sua stessa vita. L’albero antico che nel primo giardino ha
prodotto la lontananza e la perdita della pienezza di vita viene ora
soppiantato dall’albero nuovo che nel giardino della Pasqua offre a tutti la
possibilità di una rinascita, di una vittoria, di un’esperienza d’amore più
forte del male e della morte.
Il palo
nel deserto con il serpente annuncia il palo della croce con l’agnello che
offre se stesso: immagini pasquali, di un passaggio d’amore che libera e salva.
Con la
croce Dio ci ha guariti dal morso del male e ci ha rimessi in cammino per
crescere nella misura di Cristo.
Ecco un
secondo aspetto importante: non solo memoria, richiamo permanente di un amore
smisurato e gratuito, ma anche invito, strada, indicazione perché la nostra
vita venga esaltata, glorificata.
Invito perché
anche noi abbiamo ad essere in cammino sulle orme di Gesù. Abbiamo ad imparare
anche noi a fare della vita un dono d’amore che passa attraverso la croce,
ovvero l’offerta gratuita di se stessi.
E’ l’unica
strada che porta alla vita, alla pienezza, alla realizzazione. Gesù proprio
attraverso la croce lo dimostra. Non c’è risurrezione senza croce, non c’è vita
senza un amore che si offre, non c’è amore autentico senza dono di sé.
Su questa
strada deve muoversi il nostro cammino di cristiani: come Gesù, fare della vita
un’offerta, un dono, un servizio.
Questo ci
chiede il coraggio di scelte nuove, aperte alla dimensione del dono; ci chiede il
coraggio di portare la croce che sta a dire: fare come Gesù, fare della vita un
dono.
L’esempio
oggi è davanti ai nostri occhi: le tre suore uccise in Burundi… i cristiani
perseguitati e ancora oggi crocefissi… i tanti volontari che spendono la loro
vita e le loro capacità per il bene degli altri…
La croce dunque
sia sempre non solo davanti agli occhi, ma soprattutto nel nostro cuore,
ricordo di un abbraccio d’amore che ci avvolge e indicazione di una strada da
seguire ogni giorno attraverso i gesti più piccoli e semplici, nel nostro diventare
dono gli uni per gli altri.. Sia insomma più che un oggetto da esibire, uno
stile di vita da assumere e da testimoniare ogni giorno.